Una storia avvincente e al tempo stesso lieve, percorsa dall’inizio alla fine dal brio e dalla leggerezza di Carmela, Agnese e Anna che ne sono le protagoniste insieme alle loro nonne, Carmen ed Elda. Il ritrovamento misterioso di una valigia porterà le tre ragazze ad accostarsi, in modo del tutto imprevisto e singolare, alle vicende della Resistenza italiana. Sono gli ingredienti fondamentali del libro dal titolo Tre amiche svitate e la valigia del partigiano, scritto da Maria Pia Saladino ed edito La Medusa Editrice.
Tre ragazzine “attive”, come si definiscono loro nel rapporto di amicizia che le lega, e che da adulti preferiamo definire, in modo più formale e distaccato, intraprendenti e sensibili; due nonne, arzille e coraggiose quanto le nipoti, loro “complici”, ma anche loro argine regolatore dell’imprudenza propria dell’età adolescenziale; sullo sfondo un paese pedemontano, un ambiente semplice ma non retrivo, che ha contribuito alla grande storia della liberazione dell’Italia dal nazifascismo con un apporto significativo e con scelte che hanno avuto un riflesso non indifferente nella vita di alcuni personaggi.
Le tre ragazze protagoniste sono sentite da alcuni come le “svitate” del paese per la loro spensieratezza, originalità e libertà; senonché queste caratteristiche, nel corso della storia, si riveleranno non tanto dei limiti quanto delle doti positive per l’avventura che si troveranno a vivere.
Quello della Saladino, docente di Lettere in pensione di Marsala e Salesiana Cooperatrice, è un racconto lieve che tuttavia, fino alla fine, coinvolge tenendo desto in loro l’interesse per la soluzione della storia, che ad un certo punto diventa un’indagine appassionata, ma anche umanamente toccante, portata avanti dalle tre protagoniste con l’aiuto delle loro nonne e il coinvolgimento di altri membri della piccola comunità.
In un tempo complesso come il nostro, il racconto implicitamente propone alcuni temi rilevanti: l’alleanza possibile tra le generazioni, l’intreccio non semplice e a volte conflittuale dei diversi rapporti familiari; la custodia della memoria da parte di chi ha vissuto eventi e passaggi storici significativi; il dovere dei più giovani di interrogare i “vecchi”, per accoglierne la testimonianza e a loro volta custodire l’esperienza personale e sociale che questa testimonianza tramanda.