Ei fu…

Davvero questo Italiano è stato effettivamente il fautore di un cambio nella cultura e nella società che ci ha avvicinati al vangelo?
16 Giugno 2023

“Ei fu. Siccome immobile, dato il mortal sospiro”. Manzoni non aveva nemmeno avuto bisogno di nominare Napoleone, tanto era stato famoso e potente. Lo stesso, credo, valga oggi di fronte alla sua morte.

Sono due giorni che giornali, tv e rete si riempiono solo di lui. Onestamente, sono un po’ disgustato, come già mi era capitato altre volte. Non tanto perché lui sia peggio o meglio di tanti altri, ma perché questa è la testimonianza di come il sistema massmediale attuale finisca per distorcere in modo molto evidente i dati di realtà. Come sempre accade quando una notizia diventa figura primaria, tutte le altre sono di fatto finite sullo sfondo, lasciando pensare che davvero questo Italiano sia stato effettivamente il fautore di un cambio nella cultura e nella società italiana.

Io sono più propenso a pensare che lui sia stato l’effetto e il personaggio in cui il cambiamento culturale e sociale, già in atto prima di lui, si è concretizzato. L’uomo adatto, nel posto giusto, al momento giusto. A guardare oggi la sua vita si possono scorgere almeno due caratteri che testimoniano questa idea.

Il post-ideologico. Quando lui scende in politica si posiziona a destra non tanto per le idee, ma perché percepisce che la post modernità, che proprio in quel periodo fa capolino in Italia, si manifesta sul piano politico come inconsistenza ideologica e luogo di potere per gestire i propri interessi personali. In quegli anni, Mani pulite sta mostrando la catastrofe della prima repubblica, Craxi (suo noto riferimento politico) fugge ad Hammamet. Lui vince le lezioni e vuole nel suo primo governo Di Pietro e Davigo come ministri. Entrambi rifiutano, ma resta chiaro come questa scelta non ha basi ideali, ma sia solo un tentativo di farsi amico il nemico, per tutelare i propri interessi. Nella sinistra di allora questo esercizio della politica come interesse personale sarebbe stato impensabile.

Non a caso due grandi figure della destra italiana lo ricusano chiaramente. Fin dall’inizio Indro Montanelli prende chiaramente le distanze da lui, per il suo populismo incipiente e il personalismo estremo nella gestione della politica. Dopo qualche tempo, Giancarlo Fini, che allora era il riferimento politico più evidente della destra, entrerà con lui in rotta di collisione per gli stessi motivi e finirà per essere spazzato via. A dire quanto il suo posizionamento a destra non nasca da consonanze ideali.

Probabilmente, per lui, è molto difficile parlare di ideali politici e di fatto, da allora ad oggi, la politica post moderna (non solo italiana) ha mostrato molto bene questo carattere, in cui la proclamazione dei valori, sia a destra che a sinistra, è spesso solo formale, nella permanente campagna elettorale. La politica come servizio non ha più spazi possibili, rendendo questo stile difficilmente compatibile con una sua lettura cristiana. Cosa che sembra non si stata compresa da molta Chiesa italiana, soprattutto in buona parte della sua gerarchia di allora.

Ma a non aver capito questo è stata anche la sinistra di allora che ha davvero pensato di poter vincere su di lui sul piano degli ideali politici, uscendo da questa sfida con le ossa rotte. Così, quando la politica italiana ha assorbito pienamente il post moderno, altri due personaggi hanno copiato il suo stile politico, ma senza i suoi risultati: Salvini e Renzi. Probabilmente, a fare la differenza sono stati i suoi soldi e la sua capacità di comunicazione, che rimanda alle sue caratteristiche personali.

E qui si apre la considerazione del secondo carattere: l’”io voglio” come fondamento ultimo dei valori. In sintonia perfetta con la post modernità, lui concretizza nella sua persona uno dei suoi dogmi fondanti: l’io è una entità che vive di vita propria, che utilizza pensieri, emozioni e istinti come strumenti operativi, ma che non si fonda più nell’armonica sintesi queste tre dimensioni umane, espressa nella corporeità, bensì sulla propria volontà. Lui ha vissuto la sua volontà come l’unico valore non negoziabile, a cui tutto si doveva inchinare. Come ha scritto Vito Mancuso in questi giorni: “L’ateo devoto che credeva solo nel proprio io”

Di conseguenza, il potere, l’avere e il piacere sono stati vissuti da lui come i luoghi personali assoluti, per ottenere la propria realizzazione. Difficile anche in questo vedere una connessione positiva con il vangelo, dove potere, piacere e avere sono luoghi ove il male può facilmente trovare nutrimento. E dove la realizzazione dell’uomo è fare la volontà di Dio, non quella dell’io.

Leggi, istituzioni, regole costituzionali, principi politici, tutto è stato vissuto come intralcio alla sua volontà. E di fatto, questo è la traduzione, a livello politico, della perdita di valore e credibilità delle istituzioni tipica della postmodernità, che ha poi mostrato altri illustri seguaci politici, soprattutto fuori dall’Italia. Non è fascismo, è la dittatura della democrazia formale, svuotata di valori di riferimento, perché non nasce da una ideologia, ma dalla necessità del politico di potenziare e proteggere i propri interessi privati. Il conflitto di interessi, perciò, e il conseguente conflitto con la magistratura, nel suo stile politico non è casuale, ma strutturale.

Quando diceva: “Tutti gli italiani vorrebbero essere come me”, diceva qualcosa che era già nei fatti, senza che lui ne avesse consapevolezza. Lui intendeva che lo invidiavano per il potere, i soldi e le donne, ma non si rendeva conto che lui era lì al potere, perché già moltissimi italiani erano convinti che la volontà individuale non potesse avere freni per essere persone realizzate e che non ci fossero più valori che vanno oltre essa. Lui non aveva fatto altro che essere il loro simbolo reale. Forse, allora, lui non è stato tanto la causa della decadenza valoriale, quanto un effetto moltiplicatore.

Forse, però, un aspetto che lo avvicina al vangelo c’è, che ovviamente pochi commenttori in questi giorni hnno messo in evidenza. Lui è stato animato costantemente da un insazaibile e insaziato bisogno di essere amato. Con alle spalle una madre che lo ha adorato fino a santificarlo, quando, al culmine del suo potere guardava i report dei sondaggi e trovava che il 75% degli italiani lo avrebbero votato, chiedeva ai suoi collaboratori: “Come mai gli altri 25% non mi amano?” Credo che Dio saprà dare pace a questa sua inquetudine che non lo ha mollato un attimo nella vita.

 

 

4 risposte a “Ei fu…”

  1. Vezio Zaffaroni ha detto:

    Concordo pienamente con la lucidissima analisi del “fenomeno” Berlusconi fatta da Borghi.
    Non c’è altro da aggiungere!

  2. Dario Busolini ha detto:

    Che sia stato davvero un “fautore di un cambio nella cultura e nella società italiana” non c’è dubbio, se poi si sia trattato di un cambio in positivo o in negativo i pareri sono e resteranno discordi, dato che il diffondersi di quel bipolarismo mentale, ancor prima che politico, da lui tanto favorito ha reso l’esercizio di una minima analisi critica del suo operato, cercando di discernere i fatti di bene dai fatti male, un relitto del passato: o si tifa per lui approvandolo in tutto o si deve tifare per un altro condannando tutto. Personalmente, credo che abbia avuto il talento e le qualità di un grande e che li abbia impiegati per realizzare grandi imprese e grandi errori, che spesso hanno gravemente penalizzato le prime, aiutato da pochi validi collaboratori e danneggiato da tanti cortigiani adulatori, anche ecclesiali. Alla fine aveva ragione Giorgio Gaber quando diceva: “non temo il Berlusconi in sé ma il Berlusconi in me”.

  3. Pietro Buttiglione ha detto:

    Per onestá io pure come quel popolo lo seguii prendendo una della prime tessere di FI.
    Ma dopo qualche mese, quando vidi che non veniva richiesto assolutamente NULLA, non un incontro, non un parere. NULLA salvo una telefonata ricevuta in cui mi si chiedeva di andare il giorno dopo a protestare davanti al Palazzo di Giustizia di MI CONTRO i giudici.
    Uso personale del Partito.
    Un secondo dopo la tessera finí nel cestino.

  4. Pietro Buttiglione ha detto:

    non posso criticarlo per essere lui, anzi “IO”. NARCISO fino a VOLER essere amato ( e messo sugli altari, cfr Baget Bozzo)..
    Magnanimo?? Ma cosa volete che fossero per uno venuto, nn si sa bene ancora COME, dal niente..
    qualche sportula o favore dispensato?? Quisquilie.. Per uno che entró in politica con la sua Ditta indebitatissima e la lascia multi€$$£?? Ricordo gli industriali del dopoguerra, uno x tutti il mio padrino.. Piacezzi.. ex operaio alle feste era munifico con tutti, a partire dalle Suore, sicuramente con soldi puliti.. ( quando favorí i socialisti, x la sua origine.. lo fecero fallire..
    Io punto il dito NON contro di lui, che fece sempre e cmq solo i SUOI interessi, in TUTTI i modi a lui possibili.. io punto il dito contro il popolo che lo seguiva, a occhi bendati e cervello staccato.

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