La Via Crucis delle vite consegnate alla Vita

Sei vicende, sei storie, sei esistenze. Raccolte nella memoria di chi affronta il dolore della morte di una persona cara. Consegnate al mistero della passione e morte di Gesù. Affidate alla speranza della Vita autentica.
18 Marzo 2022

Signore Gesù, fa’ che i nostri cuori di pietra – vedendo le tue sofferenze – si spezzino e divengano cuori di carne. La croce possa dissipare i nostri pregiudizi. La visione del tuo lacerante scontro con la morte superi la nostra indifferenza. Tua Madre ci introduca nel mistero dell’amore di Dio, perché con te è il Padre quando soffri e ti accompagna lo Spirito quando muori. Tu che sei il Dio fattosi infinitamente vicino, guarisci la nostra angoscia con la gratitudine. Ogni passione e fatica dell’uomo in te diventi risurrezione. Amen.

Gesù prende la croce (Mt 16,28.30-31)

Ti adoriamo o Cristo e ti benediciamo. Il tuo corpo offerto sulla Croce è redenzione per il mondo!

Luciana, vedova di Italo, a settembre avrebbe compiuto 82 anni. Una persona buona, giusta. Una persona generosa. Una fede incrollabile che le ha fatto affrontare la malattia con coraggio e dignità: non ha accusato Dio del male che l’aveva raggiunta, ha sempre detto grazie per la vita, i figli, il tempo vissuto, i giorni che scorrevano. È stata sposa e madre, seminatrice di gesti di bene. È stata donna lieta, capace di confortare e voler bene: con una parola, uno sguardo, un cenno delle mani. Ci consola saperla in Paradiso, insieme a quelli che amava, e ci consola sapere che non smette di amare nemmeno noi, suoi figli. Ci consola nel dolore il legame che Dio ha tessuto in questi anni e che ci tiene uniti: è vera la separazione, ma è vero anche il fatto che siamo tutti custoditi in Lui. Grazie mamma per la tua capacità di perdonare, per la tua perseveranza, per la tua fortezza. Sii come una stella che brilla e ci rende meno soli nel cammino.

Signore Gesù, poni la tua innocenza dentro le nostre lotte perché siano senza violenza e senza odio, metti la tua innocenza nel nostro amore e nei nostri sguardi perché possiamo contemplare in te il volto del Padre!

Gesù incontra sua Madre (Lc 2,34-35)

Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo. Il tuo corpo offerto sulla Croce è redenzione per il mondo!

Carla, mia mamma, ha sollevato la mano, e mi ha salutato con un piccolissimo prezioso sorriso. E ci ha lasciati così. Carla, mia mamma, era dolce, tenera, vicina. Ma non solo: era anche forte e tenace. Ha lavorato. Sempre. Da piccola, poco più che bambina, in una fabbrica di scarpe: correva l’anno 1940, erano commesse militari. E poi apprendista sarta, mettendo da parte la voglia di studiare per dare una mano alla mamma e alle sorelle. E la tua passione per il ballo, nonostante gli sberloni della nonna Teresa quando tornavi tardi… E ballando ballando l’incontro con papà. Nacqui io, e poi vi sposaste e nacque anche Andrea mio fratello. E tu lavoravi da un lattaio, e abitavamo in una casa piccola e fredda, e anche abbastanza brutta. Poi tu e papà apriste una pescheria, e tu eri orgogliosa, e passarono settimane e mesi e anni tra grossisti, conti, fornitori, il freddo della ghiacciaia per il pesce, il banco per la vendita. E tu che sorridevi ai clienti, senza finzione. Non imbrogliavi, era un punto d’onore. Poi le vacanze, e il freddo e la fatica si scioglievano al mare, insieme, a Salerno. Una vecchia questione rovinò tutto; tu andasti a fare le pulizie, papà morì qualche anno dopo. Ma tu non fosti mai una donna triste. La tua forza erano le persone a cui volevi bene: due figli, due nuore, quattro nipoti, tua sorella con cui facevi coppia fissa, la tua Panda di un colore improbabile. E le domeniche insieme, intorno al tavolo ovale, col pesce al forno e il dolce in attesa. Il tempo scivola tra le dita come sabbia, non lo trattieni: le sorelle hanno preso il volo verso il Cielo, e anche tu mamma. E io sono grato a Dio, che non so bene chi sia ma so che ti ha pensato e regalato alla terra, e ha fatto una cosa splendida. E prego che non ci dimentichiamo mai di volerci bene.

Signore Gesù, re senza Regno, apri la porta del nostro cuore perché la tua luce così dolce e forte, come una vita che non conosce la morte, si irradi nell’esistenza di ciascuno di noi.

Gesù è inchiodato sulla croce (Lc 23,33-34.38)

Ti adoriamo o Cristo e ti benediciamo. Il tuo corpo offerto sulla Croce è redenzione per il mondo!

Il nonno Piero era da tempo immobile in un letto, lui che negli anni aveva percorso in lungo e in largo l’Italia con il suo camion. Ed era anche diventato cieco, perché la malattia non dava tregua. Ma era sconvolgente con quale positività accoglieva chi andava a trovarlo: c’era sempre una parola gentile, un sorriso rivolto al visitatore, una battuta per me, nipote adolescente ‘casinaro’… Ricordo un giorno in cui non stava particolarmente bene e il tempo era plumbeo. Sono arrivato un po’ all’improvviso, tornando da scuola: mentre entravo salutandolo mi ha chiesto: “Come stai? Hai la voce differente dagli altri giorni”. Io gli ho risposto che ero scocciato perché stava per piovere e non potevo fare un giro con gli amici. E lui: “Eppure anche la pioggia è bella, è un dono, solo che non è quello che noi ci immaginiamo… Mica possiamo abbrustolire sempre al sole!”. Sono rimasto senza parole, perché mio nonno Piero, cieco e immobile, mi stava insegnando a ringraziare per una giornata di pioggia! Oggi mi manca, perché non ho nessun amico capace di essere grato così. E gli chiedo ovunque sia di insegnarmi ancora ad esserlo, tutti i giorni.

Croce di Gesù, donaci nei momenti di fatica e di oscurità di non cadere nella disperazione, ma ai tuoi piedi, perché colui che è elevato su di te ci attiri tutti nella sua gloria.

Gesù muore in croce (Lc 23,44-46)

Ti adoriamo o Cristo e ti benediciamo. Il tuo corpo offerto sulla Croce è redenzione per il mondo!

Matteo, sei uscito di casa per accompagnare in motorino Dario, tuo amico, e non pensavamo che non saresti più tornato. Quindici anni sono molto pochi per non far ritorno a casa. La tua morte ci lascia senza parole, senza pensieri, senza più nulla. Nessun progetto di vita per te, nessuno sguardo al futuro per tua mamma e per me. La tua vita che si è spenta così presto, troppo presto, troppo e basta… toglie una parte di vita a tutti noi. Ci sembra tutto capovolto. Ti abbiamo accompagnato in questi anni, ti abbiamo voluto un bene infinito, abbiamo condiviso il tuo inizio e il tuo diventare grande; abbiamo accettato di coltivare la tua esistenza, immaginando che Dio ci chiedesse qualcosa che ora ci sembra negato. E per lunghi istanti – in queste ore – ci siamo sentiti abbandonati, traditi, derubati. L’unica cosa che ora siamo in grado di fare, con infinita fatica, è stare sotto lo sguardo di quel Cristo che – qui in chiesa – ti abbiamo insegnato a pregare e a considerare amico. Ma è un’impresa difficilissima. Ti affidiamo a Lui, senza comprendere. E ci affidiamo anche noi, per non restare soli. E speriamo che l’abbraccio che Dio ti riserva sia così grande da accogliere anche quello che non siamo capaci di comprendere.

Gesù, io non so niente, io non comprendo niente in questo mondo di fatica. Ma tu vienimi incontro con le braccia spalancate e con il cuore aperto, perché la tua sola presenza è la mia certa speranza. Tu solo hai parole di Vita vera e senza misura!

Gesù è deposto dalla croce (Mc 15,42-46a)

Ti adoriamo o Cristo e ti benediciamo. Il tuo corpo offerto sulla Croce è redenzione per il mondo!

Oggi possiamo finalmente salutarti, Giuseppe, dopo troppo tempo e senza la tua presenza fisica. Te ne sei andato in solitudine, in pochissimo tempo, senza che potessimo darti la mano e dirti parole affettuose. In questi lunghi giorni ci siamo ritrovati per casa a guardare le tue cose, i segni della tua presenza, anzi ormai della tua assenza. Abbiamo avuto il desiderio di non toccare niente, non dar via niente, nell’illusione di soffrire di meno, di prolungare la presenza, di proteggersi dall’abbandono e dalla solitudine. Come se la casa e le cose avessero un’anima, e quest’anima continuasse a far vivere lui. E poi invece quasi la foga di togliere di mezzo, di costringerci a separarci dalle tue cose, nell’illusione, pure in tal caso, di attenuare i ricordi, di cercare di ricominciare, di non restare imprigionati nella melanconia. Come bastasse vuotare un armadio per fare tutto questo e soffrire di meno! È stato il tuo orto – là fuori, in giardino – che ha acceso una piccola luce nel deserto e nel silenzio: uscendo ci siamo resi conto che l’avevamo dimenticato, e ci è sembrato che tu ci stessi consegnando il compito di non trascurarlo. Come tu non hai trascurato niente e nessuno nella tua vita: i colleghi al lavoro, gli amici, i parenti, ciascuno di noi che siamo la tua famiglia. Dio ti ha dato il dono di non avere uno sguardo superficiale, di essere capace di coltivare parole, sguardi, affetti. Ci consola pensare che lo possiamo fare anche noi, perché un po’ ce lo hai insegnato; e ci consola pensare che l’abbraccio del Signore non ti allontana da noi, ma ti rende ancora presente. Ti vogliamo bene.

Gesù, che ti sei ‘svuotato’ prendendo la forma del servo sino alla morte, e alla morte di croce: insegnaci a dire, nel giorno dello sconforto e dello smarrimento “Padre, nelle tue mani affido tutta la mia vita”.

Gesù è posto nel sepolcro (Gv 19,41-42)

Ti adoriamo o Cristo e ti benediciamo. Il tuo corpo offerto sulla Croce è redenzione per il mondo!

È stato un giorno imprevedibile, con la macchina e le valigie pronte, che siamo dovuti correre al Pronto Soccorso, dove il giorno dopo è nata nostra figlia Aurora, prematura al sesto mese. Abbiamo trascorso ventotto giorni in terapia intensiva con lei. Ventotto giorni intensi e disperati, ma anche pieni di speranza e amore. Ventotto giorni di vita di Aurora: un tempo prezioso per noi, un tempo che non dimenticheremo mai. Ci siamo sentiti al centro di un travolgente vortice di attenzioni e cura. Anzi, a dire la verità il centro di tutto era Aurora, con la sua piccola e fragile vita ha chiesto un impegno sovrumano al reparto, oltreché a noi e alle nostre famiglie. Non sapevamo niente, cercavamo di prepararci a tutto. Ricevevamo ogni giorno parole, immagini, canzoni… una fittissima rete di affetto (e di competenza medica) che in qualche modo non ci ha fatto affondare. Quando non c’è stato più niente da fare, queste stesse persone meravigliose ci hanno raccolto e accompagnato nel nostro difficile rientro. Ci hanno ospitato, nutrito, ci hanno abbracciato e consolato e si sono caricati un pochino del peso infinito che avevamo sulle spalle. Siamo loro grati, per sempre. Abbiamo sofferto, sì, e ancora soffriamo. Abbiamo conosciuto parti di noi distrutte e disperate, ma anche incredibilmente forti e resilienti. Abbiamo conosciuto Aurora, e con il cuore spezzato abbiamo dovuto lasciarla andare. Ora è nel nostro cuore, nei vostri, e nei luoghi che noi amiamo.

Ormai i cielo e la terra, l’altezza e la profondità, sono pieni di luce: niente ci può separare da te. La vita che ci è data come una promessa trova il suo compimento, non per opera nostra ma per dono e gratuità. Solo l’amore che si consegna non perde nulla, ma tutto raccoglie.

Conclusione

Tu ci sei necessario, o Vincitore della morte, per liberarci dalla disperazione e dalla negazione e per avere certezza che non tradisce in eterno. Tu ci sei necessario, o Cristo, o Signore, o Dio con noi, per imparare l’amore vero e per camminare nella gioia e nella forza della tua carità la nostra via faticosa, fino all’incontro finale con te amato, con te atteso, con te benedetto nei secoli. (S. Paolo VI)

 

2 risposte a “La Via Crucis delle vite consegnate alla Vita”

  1. Francesca Vittoria vintini ha detto:

    Il quotidiano ci informa di fatti analoghi, ma il prodotto di una guerra revocata da pretesa di possesso, questo motivo indica il perché uomini ono in armi a difesa di ciò che è loro più caro la libertà. Ma si muore non solo in difesa ma cittadini inermi, colti nel sonno, alle spalle,da fame e paura nascosti per giorni. E’ una agonia anche per chi è fuori dalla mischia, inutili sembrano li approcci diplomatici quasi formalità per cont. Portare a compimento la conquista agognata. Un giornalista di lungo corso , autorevole voce di esperienze in campo, arriva oggi a chiedere a Sua Santità, umilmente di farsi presente in Persona Sua là dove è il teatro di guerra. Forse L’autorevole giornalista da cristiano confida che dopo tanti inutili tentativi dipl. on resti che l’Autorevolezza di Papà Francsco a rendere possibile un ragionare più da fratelli, almeno di lingua e storia.Un estremo tentativo di interrompere l’operazione speciale, la speranza di tanti?

  2. Francesca Vittoria vintini ha detto:

    Il quotidiano ci informa di fatti analoghi, ma il prodotto di una guerra revocata da pretesa di possesso, questo motivo indica il perché uomini ono in armi a difesa di ciò che è loro più caro la libertà. Ma si muore non solo in difesa ma cittadini inermi, colti nel sonno, alle spalle,da fame e paura nascosti per giorni. E’ una agonia anche per chi è fuori dalla mischia, inutili sembrano li approcci diplomatici quasi formalità per cont. Portare a compimento la conquista agognata. Un giornalista di lungo corso , autorevole voce di esperienze in campo, arriva oggi a chiedere a Sua Santità, umilmente di farsi presente in Persona Sua là dove è il teatro di guerra. Confida che soltanto Papa Francesco possa urtare la coscienza di questo Governante, che appare convinto anche come credente di essere sulla strada giusta, confortato da motivazioni e sostenitori . Forse Domenico Quirico pensa che come Difensore dei Deboli, per il Potere che gli viene dall’alto accada il miracolo

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