Il posto migliore

Il posto migliore
27 Novembre 2018

L’emozionalismo televisivo lo conosciamo già. A volte capita che dentro ai meccanismi dello share e degli spot riesca, però, ad intrufolarsi ancora anche un sentimento, merce rara da questa stagione. E’ una quarta quasi totalmente femminile, un po’ anomala, almeno così la definiscono i miei colleghi che la conoscono da più di me. Alcune belle teste, ma un po’ impaurite dall’aspettative, non si capisce se loro, dei prof, o dei genitori. Ma tanto basta per renderle molto sveglie e attente a ciò che a scuola sembra intercettare i loro vissuti adolescenziali e un po’ svogliate e distratte quando si alza un poco il livello della riflessione razionale.

Stiamo decidendo quale film vedere nelle prossime due lezioni, dedicato ai temi dell’unità didattica in corso: la coscienza, la legge, le scelte libere e il loro senso. Ma proprio sul finire dell’ultimo trailer dei film proposti, Fabiola arriva alla cattedra quasi di soppiatto e mi dice: “prof., posso far vedere ai miei compagni un video che abbiamo visto agli scout sulle scelte, la libertà e il senso della vita?” “Ah, ok Fabiola, ma cosa è? Quanto dura?” “E’ un pezzo di Tu si que vales, dura una decina di minuti, è su you tube”.

Siamo ormai a quasi a un quarto dalla campana. Di solito prima di passare materiale che loro stessi mi suggeriscono, ovviamente, lo vedo prima a casa. Perciò cerco di prendere tempo sulla richiesta di Fabiola,

Ma la votazione sui film è velocissima e senza discussioni. Perciò, mentre la classe è un po’ distratta Fabiola ci riprova: “Prof., allora, posso far vedere il video?” La sua compagna di banco arriva a sostegno: “Sì, prof. È bello, merita davvero, ed è proprio su quello che stiamo facendo”. Capisco che l’alternativa per quei dieci minuti sarebbe il caos di un fine lezione anticipato, o una riflessione mia, sopportata da loro che arriverebbe poco in là. E allora rischio.

“Va bene Fabiola, vieni qua al banco del pc e trovalo”. Non faccio nemmeno in tempo a finire la frase che lei è sul pc, ha aperto you tube e la sua compagna ha acceso il proiettore. Mi sposto di lato alla cattedra per sistemare il mio giaccone scivolato a terra da un sedia e Fabiola è in piedi, dietro la cattedra, al mio posto. “Allora – dice forte alla classe – a proposito di libertà e del senso delle scelte, vi vorrei far vedere un video davvero carino che abbiamo visto agli scout la settimana scorsa. Giova, tira giù la veneziana che si vede meglio”. Il piglio è davvero serio, deciso, sicuro e la classe se ne è accorta subito, tanto che Giovanni esegue prontamente e il resto della classe si zittisce subito. Fabiola clicca, è il video (https://www.youtube.com/watch?v=x4ZYNFv4gKA) parte.

Christopher Castellini, 25 anni da Brescia, su una sedia a rotelle, propone un gioco di semi prestigio ai quattro giurati del programma. La scelta libera di una busta tra quattro e di una sedia ricoperta di un telo grigio tra quattro. Mi sposto di lato alla classe e li guardo: ipnotizzati da un format che riconoscono immediatamente, non un fiato, non un movimento, occhi fissi sul gioco. Non sono più in classe, ma a casa loro nel relax serale, in cui possono finalmente dare corpo ai loro desideri.

“Forse vi state chiedendo perché avete scelto proprio questa busta – dice Christopher ai quattro giurati – il senso di tutto questo, perché ora vi trovate seduti proprio su quella sedia. Anche io, vi confesso, mi sono chiesto tantissime volte, come mai sono seduto proprio su questa sedia. Ma se c’è qualcosa che ho capito, è che davvero niente accade per caso”. E poi la sorpresa. Ognuno dei quattro toglie il velo alla sedia e scopre che… c’è un senso più ampio e misterioso che regge il filo delle nostre scelte libere, che non riesce a mostrare un perché sufficiente della situazione finale che la vita ci consegna, ma che ci fa dire con Christopher che… “siamo esattamente nel posto migliore in cui potremmo essere”.

Suona la campana, ma nessuno si muove. Gli applausi chiudono il video. Riaccendo la luce e molti occhi sono lucidi. “Bello davvero, ragazzi, vi devo ringraziare. E vorrei solamente ricordarvi che sono davvero convinto che siamo sul serio nel posto migliore in cui potremmo essere”. Sorridono, mi guardano, annuiscono e mettono via le loro cose. E io penso: è un mese che ci lavoro cercando di fargli capire che sono davvero liberi, ma in dieci minuti l’emozione di un video produce in loro un sentimento verso la vita che vale più di tutte le mie parole. E che gli fa sentire che alla fine della fiera, per quanto ci diamo da fare per realizzare ciò che vogliamo, saremo felici se riuseremo ad accettare che il Mistero si rilevi tra le nostre righe storte e ci mostri invece un filo di senso molto dritto.

Mentre Fabiola ritorna al banco le sorrido, lei mi guarda con due occhi intensi e umidi e mi sorride imbarazzata. Le dico: “Grazie, davvero, ci hai fatto proprio un bel regalo”.

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