«Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente» (Mt 8,11): da molto tempo ho avvertito il fascino caldo e luminoso di questo versetto del Vangelo, che apre alla dimensione universale (cattolica) del Regno di Dio. «Molti verranno dall’oriente e dall’occidente» dice il Maestro ai discepoli, di fronte alla fede grande di un centurione che domanda una guarigione per un suo servo. Gesù di Nazareth allarga i confini della Parola, sposta il perimetro della buona notizia al massimo grado, in una direzione che simbolicamente racchiude oriente e occidente, nelle diversità di storie, culture, geografie, tradizioni, lingue, persone. Oriente e occidente si annodano, si fanno compagni reciproci nella scoperta di una Parola per ogni volto.
Un luogo mi è caro più di altri, che segna fisicamente quell’incontro tra oriente e occidente, ed è il punto in cui simbolicamente il Mar Ionio e il Mar Adriatico si incontrano, di fronte a santa Maria di Leuca. Ho avuto la fortuna di sostare sull’estremo promontorio pugliese in una mattina di luce, quando il fenomeno delle correnti marine tratteggiava una sottile linea di demarcazione, segnando per gli occhi, idealmente, l’oriente e l’occidente che lì trovano una loro cucitura, nella differenza e nella vicinanza. Nei pressi di un antico faro, segnale ai naviganti, e di una basilica mariana, può accadere talvolta di notare il farsi vicino dei colori dell’acqua, che diventano anche un accostarsi di storie, di mondi, di profumi: così si intrecciano patrimoni di vite, di civiltà, di fedi, nell’eterno oscillare tra il singolo e i molti.
«Verranno dall’oriente e dall’occidente»: senza fatica quel versetto mi saliva dal cuore nel raro silenzio di uno spettacolo della natura, che si trasformava in spettacolo di tempo, di spazio, di ricerca, di mistero, di costruzioni. Due mari, parte di uno più grande, carico di molti secoli di umanità: il mar Mediterraneo — dal nome comune divenuto appellativo proprio grazie all’autorità di Isidoro di Siviglia – si estende in una cartografia della storia, conoscendo incontri e scontri, bene e male, che anche oggi non risparmia il suo carico di dolore e di morte sulle rotte dei popoli.
«Verranno dall’oriente e dall’occidente»: è la Parola a tracciare direzioni ulteriori, facendosi essa stessa garante del dilatarsi del Vangelo, pur nelle pieghe — talvolta luminose, talvolta buie — dei tempi, ma sigillando il necessario incontro tra esistenze come propria meta di speranza (ma perché tendiamo a dimenticarlo, dal quotidiano al grande evento?).
Annota la vocazione di un mare e delle sue terre Predrag Matvejević, saldo per lunga indagine: «Quanto più possiamo sapere di questo mare, tanto meno lo guardiamo da soli. Il Mediterraneo non è mare di solitudine» (Breviario mediterraneo).
(ph di Lorenzo Pisani)