Dare un volto al male è un problema non solo per l’arte

«Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!»
28 Gennaio 2018

IV domenica del tempo ordinario: Mc 1,21-28

LA LIBERAZIONE DELL’INDEMONIATO (1089, Lambach, Austria, chiesa dell’Abbazia benedettina)

 

La scelta di quest’opera, benché in precario stato di conservazione, è per far vedere come fosse ritenuto degno d’immagine anche un esorcismo. Noi, oggi, non sapremmo nemmeno dargli forma… o non vorremmo, perché crediamo di tener lontana la negatività non dandole cittadinanza nelle parole e nelle figure.

Questo scacciare i demoni, questo liberare dal male, non è un’attività minore di Gesù. Eppure, già nelle prime opere cristiane, resta ai margini della selezione degli eventi più eclatanti della storia della salvezza. Sui sarcofagi del III e IV secolo, ad esempio, la guarigione più eseguita è quella del paralitico di Cafarnao… anche perché, col lettuccio in spalla, comunica meglio l’idea del malato tornato in forze (di un lebbroso, invece, si tende a mostrare il “prima della cura”; di un cieco, il momento in cui Gesù ne tocca gli occhi). Sono pure frequenti l’emorroissa (risanata nel momento in cui tocca la frangia del mantello di Gesù) e la risurrezione di Lazzaro, oltre ai due miracoli legati ai simboli eucaristici del pane e del vino (l’uno di moltiplicazione della quantità, l’altro di trasformazione della qualità).

La presenza o meno di un segno nelle figure è dunque legata alla facilità di renderlo riconoscibile. Nel caso degli indemoniati, è evidente come esista anche un problema di rappresentazione dello spirito impuro. Sovente risolto – come in questo caso – con un demonietto nero e alato che esce dalla bocca del posseduto. Un’immagine che forse, oggi come allora, fa un po’ sorridere e si tende a evitare. E, quando non se ne può fare a meno, si fa prevalere – tra gli indemoniati con cui Gesù ha avuto a che fare – il più spettacolare: quello di Gerasa, i cui demoni entrano in una mandria di maiali che precipita in mare.

L’affresco austriaco è però interessante a prescindere dall’esorcismo, per il fatto di dare rilievo alla statura morale del Signore. Posto al centro e in posizione elevata, oltre a essere l’unico con un’aura di luce attorno al capo, Gesù ha autorità non perché sta in alto, ma perché sa portare in alto, come una guida alpina. Il suo essere maestro dipende dalla sua capacità di dire la priorità di Dio a un mondo che non la conosce o non la capisce. Di indicare il bene più grande senza dimenticare di lottare contro il male (che resta potente e insidioso, se è in grado di possedere una persona e di riconoscere chi lo combatte).

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