La liturgia in questo periodo sviluppa una riflessione sulle caratteristiche della sequela Christi. La prima lettura di oggi, tratta dal libro di Giobbe, racconta lo sconforto dell’uomo che lavora con fatica ma con poca soddisfazione, mentre vede i giorni della sua esistenza scorrere via rapidamente come un soffio. Una visione dolorosa che ci tocca perché rappresenta l’esperienza di tutti noi!
Nel vangelo di Marco vediamo Gesù che “lavora” guarendo la suocera di Simone e poi molti altri, sia malati che posseduti dal demonio. Il mattino del giorno dopo, si sveglia prima dell’alba per pregare e poi si affretta verso altri villaggi poiché ha il compito di predicare anche presso di loro.
C’è dunque un intreccio tra il tema del lavoro per il sostentamento quotidiano (come in Giobbe) e quello dell’annuncio del Regno di Dio, che è comunque un “lavoro”. Lo dice chiaramente san Paolo nella seconda lettura: predicare il vangelo è “un incarico che mi è stato affidato” a cui non è lecito sottrarsi.
L’intreccio tra preghiera, annuncio del vangelo e lavoro lo troviamo alla base dell’esperienza del monachesimo occidentale, sintetizzato nella formula Ora et labora, con cui la tradizione benedettina afferma l’importanza religiosa, formativa e sociale del lavoro manuale accanto alla contemplazione e allo studio.
In questa visione, il lavoro viene valorizzato diventando uno strumento per avvicinarsi a Dio, a differenza della visione della classicità greco-romana, in cui il lavoro manuale era un’attività schiavile vista con disprezzo dalle classi sociali superiori (e sfuggita in ogni modo da servi e schiavi, come ci raccontano le divertenti commedie di Plauto).
Nella visione biblica, invece, la creazione è il lavoro di Dio (Gen 2,2): Dio, nel settimo giorno portò a termine il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro.
Non solo, Dio istituisce anche il giorno di riposo (e di preghiera): Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli creando aveva fatto (Gen 2,3).
E poi dà il compito di lavorare anche agli esseri umani (Gen 2,15): Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse.
Il tema del lavoro come custodia del creato è al centro della accorata enciclica di papa Francesco Laudato sii, la quale si conclude con una bellissima preghiera Per la nostra terra:
Dio Onnipotente, che sei presente in tutto l’universo e nella più piccola delle tue creature, Tu che circondi con la tua tenerezza tutto quanto esiste, riversa in noi la forza del tuo amore affinché ci prendiamo cura della vita e della bellezza. Inondaci di pace, perché viviamo come fratelli e sorelle senza nuocere a nessuno. O Dio dei poveri, aiutaci a riscattare gli abbandonati e i dimenticati di questa terra che tanto valgono ai tuoi occhi. Risana la nostra vita, affinché proteggiamo il mondo e non lo deprediamo, affinché seminiamo bellezza e non inquinamento e distruzione. Tocca i cuori di quanti cercano solo vantaggi a spese dei poveri e della terra. Insegnaci a scoprire il valore di ogni cosa, a contemplare con stupore, a riconoscere che siamo profondamente uniti con tutte le creature nel nostro cammino verso la tua luce infinita. Grazie perché sei con noi tutti i giorni. Sostienici, per favore, nella nostra lotta per la giustizia, l’amore e la pace.
Se costruire la giustizia, l’amore e la pace con il nostro lavoro quotidiano sarà il nostro impegno, sentiremo di svolgere la nostra parte in un progetto più grande (che possiamo appena intravedere) e potremo cantare anche noi con il salmista: Il Signore risana i cuori affranti e fascia le loro ferite, egli conta il numero delle stelle e chiama ciascuna per nome.
Da inguaribile pigro io pensavo invece al tema della guarigione dalla malattia e al peccato che sono almeno, pur sempre, un segno di vita. Sia la vita che il peccato, entrambi legati al fare, non eguagliano la pacificazione che dà a chi segue Cristo la rivelazione di essere figli. Dopo la risposta alla domanda -chi sono? segue la domanda – cosa posso fare?
Cosa posso fare ? E IL tema che ho posto al mio gruppo di pastorale . Uno dei frutti delle preghiere comunitarie e la evangelizzazione della nostra vita quotidiana : lavoro casa e parrocchia. Tutti siamo nseriti nel grande ciclo lavorativo della vigna del Signore, ognuno con i propri doni battesimali, con le proprie risposte a quella domanda, cosa posso fare ? Ecco il lavoro e già iniziato