Di Sparta non è rimasto nulla

L'insistenza mediatica sul legame presentato come necessario: zika=microcefalia=aborto. E i bambini che, sempre più come prodotti, devono passare al controllo qualità
8 Febbraio 2016

“L’unica misura del valore e della grandezza di una civiltà è rappresentata dai prodotti artistici che ci ha lasciato, dalla bellezza. Anche la scienza, anche la filosofia, anche le forme di governo, tutte le manifestazioni della cultura, dell’ingegno, della moralità, alla fine si oggettivano nella bellezza. (…) Per capire se è stata Atene o Sparta il centro culturale della Grecia, basta guardare cos’è rimasto di loro. Di Sparta non è rimasto nulla” (Francesco Alberoni, «Corriere della Sera», 20/06/1994)

L’ho ritrovato, il vetusto articolo di cui una frase è diventata il refrain di questa mia domenica: “Di Sparta non è rimasto nulla”.

Di Sparta che eliminava i suoi figli più deboli non è rimasto nulla.

Lo so che gli scavi archeologici non confermano il racconto di Plutarco, secondo il quale gli spartani abbandonavano sul monte Taigeto i bambini nati con qualche difetto fisico, ma non è la stretta attinenza storica che mi sta a cuore.

Ad inquietarmi è il pensiero della fine, inevitabile e totale, di una civiltà che privilegia e difende sempre e solo i più forti.

Oggi, in particolare, in cui celebriamo la giornata per vita.

Il fatto è che, tra le emergenze con cui i media sono soliti bombardarci a cicli regolari, ora c’è l’allarmismo per il virus Zika. Di ieri la notizia dei ‘primi tre casi in Veneto’.
“Proprio qui da noi?” ho pensato subito: una persona a me cara aspetta un bambino, un po’ di preoccupazione è giustificata.

Però non trovo giustificabile quello che ho scoperto con la mia pur brevissima ricerca di informazioni.

“Consentire, nei paesi colpiti da Zika, l’aborto e la contraccezione. È l’appello dell’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Zeid Ràad Al Hussein, che sta rimbalzando sui media internazionali”. L’appello di un singolo, quindi. Che però nelle notizie che ho sentito è diventato più o meno ‘Appello ONU: dovete autorizzare aborto e contraccezione nei paesi colpiti”. Con un’operazione di dubbia correttezza, che attribuisce rilievo istituzionale alle affermazioni di un singolo.

In realtà l’OMS chiede qualcosa di leggermente diverso, come risulta dalle informazioni offerte dal Ministero della salute:

“Le autorità sanitarie stanno attualmente indagando sul potenziale legame tra virus Zika nelle donne in gravidanza e microcefalia nei loro bambini. Fino a quando non si saprà di più, le donne in gravidanza o che stanno pianificando una gravidanza dovrebbero fare molta attenzione e proteggersi dalle punture di zanzara. Le donne incinte che sospettano di avere la malattia da virus Zika, devono consultare il medico per un attento monitoraggio durante la gravidanza”.

Molto equilibrato, no? E allora perché quest’insistenza mediatica su un legame che viene presentato come necessario: zika=microcefalia=aborto?

I bambini come prodotti, che si fabbricano come e quando vogliamo per appagare le nostre ‘legittime’ voglie, e che poi devono passare al controllo qualità. Se sono difettosi, si buttano.

Così, abbiamo futuro?

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