Crema viso, mani, corpo

Sui bisogni moltiplicati e indotti che non solo impoveriscono il portafoglio, ma confondono, distolgono e annebbiano la creatività che mette al centro l'altro, la sua identità...
19 Dicembre 2017

Le parole di Papa Francesco, nell’Angelus di domenica scorsa, 17 dicembre, rappresentano per me il suo accorato invito al mondo, non solo ai cristiani, per vivere quest’anno un Natale diverso: “Questo è il vero Natale. Se togliamo Gesù, che cosa rimane del Natale? Una festa vuota. Non togliere Gesù dal Natale! Gesù è il centro del Natale, Gesù è il vero Natale!”. Nella sua estrema semplicità, nel suo calore estremo, come quello di un padre che esorta davvero i figli a prendere in considerazione le cose che contano, quando magari li vedono troppo sviati e confusi, questo invito ha fatto molto pensare anche me.

Mi sono detta che se “non togliere Gesù dal Natale ” significa certo mantenere tutta la sua potenza di festa dell’Incarnazione del Figlio di Dio, significa anche amare, considerare e accogliere tutti quei poveri che ne sono ancora volto oggi nel nostro mondo distratto e allarmato per mille motivi. Dato che è Gesù stesso nel vangelo che ci richiama al fatto che “i poveri li avremo sempre con noi”, bisogna sempre esortarci a riparlarne di questa povertà, che soprattutto a Natale sembra bussare alle nostre porte per farci sentire più buoni e a posto con la coscienza. E se, come tutti gli anni, sarebbe facile, e senza dubbio cristiano, ancora richiamarci al valore doveroso di gesti solidali verso le tante persone che vivono forme di indigenza reale (povertà materiale, mancanza di mezzi culturali e professionali, esclusione da tanti circuiti di successo del nostro mondo…), ora mi piacerebbe ribaltare la prospettiva e cercare altri “poveri” che non è difficile scovare, se guardiamo bene. Chiediamoci, quindi, se anche in questo Natale esistono forme di “nuovi poveri”?

Un caro amico, molto attento alle nuove forme di un’economia più giusta e davvero solidale, mi ha inviato un’estratto dalla rivista online www.ilcambiamento.it, rivista decisamente “laica” che si occupa di ecologia, saper fare, nuovi stili di vita,  decrescita, permacultura, efficienza energetica, bioedilizia e molto altro ancora… (cito esattamente dal loro “Chi siamo”). Beh, qui, pare che i nuovi poveri siamo proprio noi, imbrigliati in logiche molto occulte, le quali vanno ben oltre alla riflessione preconfezionata che, come cristiani, possiamo fare sul non vivere un Natale troppo consumistico e lasciare qualche piccola risorsa per realizzare un regalo di varia natura anche al povero bisognoso, sgravandoci così  la coscienza del troppo che abbiamo.

Qui l’ottica, e l’invito, che a tratti forse a qualcuno potrebbe sembrare anche troppo estremi, hanno però il valore di rifondare un’etica del consumo, ma soprattutto del concetto di “dono”, dato che Natale è tempo di acquisto e scambio di regali.  Copio, dunque, parte di questo post (datato 24-11-17) di Paolo Ermani:

“Quest’anno fate una sana follia e un vero regalo al vostro buon senso. Prendete a pretesto proprio il Black Friday per non comprare nulla e iniziate a pensare di regalare per Natale ai vostri figli e ai vostri cari cose molto più preziose degli oggetti acquistati che ormai non si sanno più dove mettere.  Pensate a fare qualcosa con le vostre mani e la vostra fantasia, non importa cosa ma che sia fatto da voi, ed esclusivo per davvero. Un bel libro di fiabe per i vostri figli, inventate e scritte da voi in uno dei quaderni non usati che avete di sicuro buttati da qualche parte. Inventatevi giocattoli costruiti dalle vostre mani anche con pezzi di qualsiasi oggetto inutilizzato che avete già in casa, in cantina, o con del legno che vi procurate in una falegnameria chiedendo degli scarti.  Regalate libri di vostre poesie o racconti ai vostri parenti, regalate vostre opere d’arte, disegni fatti da voi, non al computer. Tirate fuori i colori che avete sicuramente in fondo a qualche cassetto e date spazio alla fantasia reale e non virtuale. Non importa se non siete Raffaello, l’importante che almeno per una volta regaliate qualcosa di voi. Se avete uno strumento musicale impolverato e usato in passato quando avevate tempo, riprendetelo in mano e organizzate per i vostri cari un concertino natalizio di musica composta da voi. Regalate canzoni scritte da voi e cantatele a tutta la famiglia riunita, non siamo un popolo di cantanti? Dimostriamolo. Dimostrate a voi stessi e agli altri che ancora c’è del reale in voi, che c’è della fantasia, della creatività e che per regalare qualcosa a qualcuno non bisogna per forza comprare. L’albero di Natale inventatevelo voi, di qualsiasi tipo, non lo comprate o non tagliate alberi. Fatevi venire idee e condividetele. Una idea è la miccia che messa assieme ad altre idee fa i fuochi di artificio. Tirate fuori libri di ricette mai aperti o chiedete alla nonna e i dolci fateli voi, altro che pandori e panettoni di gomma. Che bel Natale sarebbe, come stupireste tutti, tanto con le “cianfrusaglie” che comprate non si stupisce più nessuno. Avete un mese di tempo, ce la potete fare. Non fatevi fregare ancora una volta; non comprate niente, farete un grande servizio alla vera economia che non è buttare i soldi ma è la saggia gestione della vostra casa e di quella comune. Farete un regalo anche all’ambiente evitando montagne di rifiuti. I vostri figli e nipoti vi ringrazieranno per avergli prestato reale attenzione e tempo, il regalo più prezioso, quello che manca sempre di più, troppo indaffarati nella corsa al consumo che fa perdere ogni senso di ciò che è veramente vivo, sano e importante. Dimostriamo di essere ancora persone e non delle carte di credito viventi.”

Sono parole, a mio avviso, di forte impatto e non necessariamente polemiche, come forse piacerebbe vederle a qualcuno. Sono parole accorate, che ci vogliono togliere dalla prigionia di fare un regalo posticcio, indotto dalla macchina occulta dei bisogni costruiti ad hoc e che non sarebbe effettivi, parole che riportano al centro la cura delle relazioni ( e non solo per la tradizione più o meno mal sopportata di ritrovarsi tutti a tavola dopo un anno per il pranzo natalizio con parenti vari…). Qui le relazioni vengono “riesumate” dalla fretta delle nostre giornate e, anche se ormai non ci rimangono che pochi giorni, (questo post inaugurava invece il tempo dell’Avvento come quello del costruire un regalo “fai da te” pieno di cura) abbiamo ancora tempo, forse, per capire cosa significhi il valore di un regalo più sobrio, forse meravigliosamente riciclato da qualcosa che già abbiamo in casa e può rivivere grazie alla nostra creatività e al nostro amore, per riportare al centro cose scritte da noi, canzoni da cantare insieme, ricordi, poesie, vecchie foto…. Insomma tutto quello che non ci vede come “poveri” uomini assoggettati da chi ci vuol far spendere soldi, come pedine di una macchina cieca che esclude chi non può e premia, solo in apparenza, chi si invischia sempre di più in questa macchina di un’economia che stritola e ingabbia. E se non possiamo o riusciamo a ricreare un regalo basato sul principio della creatività e del “riuso”, almeno abbiamo occhi nuovi per l’acquisto di qualcosa che davvero apprezziamo e troviamo abbia un valore concreto e non fittizio.

Voglio infatti chiudere con un particolare apparentemente banale, ma che mi è saltato agli occhi come richiamo in questi giorni: sullo scaffale del mio bagno affiora una piccola confezione circolare di crema, che avevo dimenticato, che porta scritto “Crema viso mani piedi”. Ricordo come l’avevo acquistata… su suggerimento di una mia amica (separata con due figli, lavoro risicato ed ex marito che le passa alimenti da fame…), che mi aveva detto: “comprala, è buona, io la uso per tutto, come vedi è tutta insieme una crema per il viso, per il corpo, per i piedi…”.  Rivedendola, sullo scaffale, ho avvertito una trafittura: ma possibile che debba nascere solo dalla mancanza di mezzi (di questa mia amica nello specifico) il buon senso di acquistare una sola crema “estetica”,  piuttosto che mille prodotti indotti quali crema viso notte o giorno, contorno occhi, crema piedi di svariate tipologie (talloni o “antifatica”…) e creme corpo per tutte le pelli possibili e immaginabili? E l’elenco potrebbe continuare! Cosa ha tolto a me, e forse ad altri, il senso critico di capire che i bisogni moltiplicati e indotti impoveriscono non solo il portafoglio, ma confondono, distolgono e annebbiano la creatività che mette al centro l’altro, la sua identità, che vogliamo onorare e servire, certo al pari della nostra… Riflessioni amare queste? Non so, ma senza dubbio profondamente cristiane,  per cominciare a uscire da quella logica dello scarto, come tanto ci richiama Papa Francesco.

“Crema viso, mani, corpo”: possa ognuno, serenamente, trovare cosa significhi per sè lo strano “tormentone” natalizio che mi risuona dentro in questi giorni.

Questo il mio augurio per le prossime feste, questo il mio augurio nel soccorrere il povero, “nuovo” e sempre benedetto, che penso riposi in ognuno di noi.

Buon Natale!

 

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