Quelle donne italiane venute da lontano

Imprenditrici, mediche, artiste, religiose... Nel libro di Roberta Gisotti le storie di donne che da lontano hanno portato talenti e generatività
19 Luglio 2023

Chi conosce il Canto Beneventano? Ben pochi, in Italia, forse anche nella terra dove è nato. Si tratta di un canto liturgico monodico in lingua latina, nato nell’VIII secolo nel Monastero Santa Sofia dell’allora ducato Longobardo di Benevento, ed è riconosciuto come patrimonio dell’umanità. Lo ama Tetyana, una donna di origine ucraina, che lo coltiva con l’aiuto di un appassionato professore dell’Università di Harvard e lo studia con un musicologo dell’università di Cincinnati. Una tradizione italiana, valorizzata e fatta da vivere da persone che italiane non sono… Fatto che ci pone una domanda: dove i sono i confini di un Paese? Dove finisce la terra e inizia il mare, o dove il canto beneventano arriva a portare le sue note, anche di là dal mare?

In realtà ho detto una cosa sbagliata. Tetyana Shyshnyak – cantante lirica e attivista per la pace – italiana lo è, perché vive a Benevento da vent’anni, perché qui sono nati i suoi figli, perché per il nostro Paese ha fatto tante cose, compreso fondare l’Associazione Orbisophia del Canto beneventano. Anche se non ha mai potuto chiedere la cittadinanza, perché il suo lavoro è sempre stato precario (ah, l’arte!).

Noi che siamo italianeTetyana Shyshnyak è una delle dieci donne intervistate da Roberta Gisotti nel suo libro Noi che siamo Italiane. Donne venute da lontano (Edizioni Radici Future, 2023). Sono infatti arrivate da Paesi diversi e per motivi diversi, ma hanno scelto di restare, di amare il nostro Paese, di mettersi in gioco con i propri talenti. Sono diventate imprenditrici, scienziate, sportive, dottoresse, attiviste. Si sono scontrate con le mille difficoltà quotidiane con cui si scontrano tutte le donne italiane e con qualcuna in più, legata ai pregiudizi che rispuntano nelle situazioni più normali e dalle persone più normali, si tratti di un tassista invadente o di una mamma in un parco giochi… Ma loro si scuotano la polvere dai calzari…

Le loro sono storie di integrazione e di successo, che le hanno fatte diventare una parte importante del capitale umano del nostro Paese, anche grazie al fatto di avere potuto fare sintesi dei valori della loro cultura di origine e dei valori della nostra. Non c’è niente da fare: la diversità è ricchezza, se si riesce ad accoglierla e a valorizzarla.

Per quanto diverse, le storie di queste donne hanno alcuni elementi comuni: tutte hanno studiato, spesso sia nel loro Paese che da noi; tutte sono determinate a perseguire i propri obiettivi; tutte sono impegnate nell’aiutare gli altri, in diversi modi; tutte sono generative (fondano associazioni, cooperative, movimenti, cori…).

E noi, per ringraziarle, rendiamo difficile l’accesso alla cittadinanza, facendoglielo aspettare per decenni o negandoglielo proprio.

Comunque loro ce l’hanno fatta: hanno raggiunto i propri obiettivi, si sentono realizzate. Ma in Italia ci sono 2milioni e 600mila donne che provengono da 198 aree geografiche (e culturali) diverse. Ovviamente, non tutte diventeranno imprenditrici o mediche o artiste. Ma quello che queste dieci storie ci dicono è che accogliere le differenze fa bene a noi, perché chi viene da lontano porta sempre qualche cosa di valore con sé. E in fondo, come scrive Padre Federico Lombardi nella prefazione, «veniamo tutti da lontano. Lontano nello spazio e lontano nel tempo». E molti di noi ci andranno, lontano. Come il Canto Beneventano, che è arrivato in America.

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