IRC: concorso, rincorsa o percorso?

Il concorso per gli Idr, da un lato, la rincorsa agli avvalentesi dell'IRC, dall'altro lato, deve interrogarci sulla possibilità di una riforma dell'"ora di religione"
16 Gennaio 2024

Concorso, rincorsa e percorso. Tre semplici parole, tra loro diverse eppure tra loro familiari, ciascuna capace a proprio modo di indicare un movimento, una dinamica. È questa, mi sembra, una prima novità entusiasmante, considerando che questi termini con la loro “dinamicità” li stiamo mettendo in relazione all’Insegnamento della Religione Cattolica (= IRC), una macchina che, fino all’altro giorno, si poteva considerare praticamente “ferma”, forse addirittura dal 1984, se non prima…

Ecco che invece, con la stessa sorpresa di Galilei, possiamo dire: “Eppur si muove!”. Finalmente si parla di un concorso per insegnanti di religione (= IdR) e incontriamo così il primo dei termini con cui abbiamo iniziato: il concorso, letteralmente un agire insieme (concorrenziale o meno) verso un comune obiettivo. Sono tanti gli insegnanti che correranno insieme per questa strada e speriamo che tutto proceda per il meglio, in maniera spedita, e che tanti possano finalmente arrivare a realizzare quello che ieri sembrava solo un bel sogno.

In effetti, come è stato ricordato da più parti, sono passati vent’anni dal primo (e unico!) concorso per insegnanti di IRC. In questo senso, mi unisco anch’io a coloro che esclamano “finalmente!”, ma non mi sbraccerei esattamente in lodi sperticate. Piuttosto, questo lungo lasso di tempo mi conferma nella mia convinzione e mi offre (insieme a tanti altri) l’ennesima occasione per riflettere sull’incongruenza di fondo tra il puntuale elogio degli insegnanti di IRC (che il Presidente della CEI non ha fatto mancare, ovviamente, nell’incontro con il ministro Valditara) e l’effettiva attenzione che poi si presta nei loro confronti.

Un simile ritardo, passato nel silenzio più assordante a fronte dei molti che pure avrebbero voluto avere notizie, penso sia la prova provata di una radicale mancanza di rispetto, la vera cartina tornasole che rivela le effettive energie che all’interno della compagine ecclesiale si intendono spendere per questa categoria, fino a prova contraria, di professionisti. E non sarà certo l’aver fatto il proprio dovere, in estremo ritardo, a cancellare l’evidenza dei fatti.

Non è mia intenzione, però, soffermarmi solo sul primo termine, che ci porterebbe ad analizzare fenomeni e assurdità che abbiamo già avuto modo di richiamare in un altro articolo. Vorrei piuttosto guardare avanti e mettere in luce come proprio il ritardo di questo concorso – e in generale la negligenza e l’incuria con cui viene considerata la realtà dell’IRC – rischi di trasformare l’intero sistema in una rincorsa. Sto pensando, in particolare, ai dati analizzati e condivisi da parte dell’U.A.A.R. (Unione Atei Agnostici Razionalisti) circa l’aumento degli studenti e delle studentesse che, soprattutto nella scuola secondaria di secondo grado, hanno deciso nello scorso anno (2022-2023) di non avvalersi più dell’IRC. A prescindere dalle considerazioni ideologiche con cui l’U.A.A.R. guarda a questi numeri e al problema in genere, rimane il dato di fatto che il numero sta aumentando. Se a questo associamo il fatto (per altro spesso trascurato) che la natalità sta calando, tra un po’, come dicevo, saranno gli insegnanti di religione a dover rincorrere gli studenti (o i loro genitori, nonni, zii…) per convincerli a rimanere in classe. Insomma, un concorso per ritrovarsi a rincorrere.

Il dato numerico penso non sia affatto sorprendente. Sarebbe interessante, naturalmente, indagare a fondo le cause sociali, anagrafiche, culturali ecc. del fenomeno, ma dubito sia semplicemente legato a un aumento degli studenti provenienti da famiglie di “altre religioni” o indifferenti all’argomento religioso. Penso, invece, che un insegnamento come l’attuale IRC, con i suoi prerequisiti, le condizioni effettive di svolgimento, la generale considerazione a livello pubblico e scolastico, unitamente ad alcuni profili che si riscontrano guardando agli IdR, sia un fattore più che ragionevole a giustificare un simile aumento dei non-avvalentesi. Quello che non mi sembra ragionevole, piuttosto, è che questi prerequisiti, queste condizioni di svolgimento ecc. siano predisposte e avvalorate proprio da coloro che, almeno a parole, dicono di promuovere l’IRC, di considerarlo qualcosa di importante e di valore, ma che concretamente sembrano sostenere tutt’altra posizione.

Ed è qui allora che arriviamo al terzo termine. Perché se il concorso ci apre così facilmente la strada verso una possibile rincorsa, penso sia davvero il momento di iniziare un nuovo percorso, di sfruttare questo piccolo, impercettibile movimento della macchina-IRC, per iniziare tutti insieme a spingere, a schiacciare il pedale dell’acceleratore, per vedere se non sia possibile per lo meno mantenere in moto la macchina e, magari, farla avanzare lentamente.

Fuor di metafora, il concorso può voler dire molto di più che “sistemare” migliaia di insegnanti. Questo è decisivo, certo. Ma lo sarà molto di più se diverrà l’occasione per iniziare a pensare a come “sistemare” tutta quella realtà molto più grande di cui fanno parte gli IdR e che si chiama IRC. Questa, a dire il vero, è una realtà complessa (fatta anche di concorsi) che sta ancora aspettando che qualcosa cambi. Oggi si accende una piccola scintilla, un tenue bagliore, che potrebbe spegnersi subito o che potrebbe essere il preludio per uscire dal tunnel.

È questo, lo dico espressamente, un chiaro appello al card. Zuppi e a tutti i vescovi italiani: non lasciate passare questo tempo propizio, questo kairos per la chiesa italiana. Adesso che avete vòlto lo sguardo al mondo IRC, non distoglietelo troppo presto: il concorso diventi un percorso, un movimento dinamico (come si diceva all’inizio) verso una vera trasformazione radicale, capace di offrire davvero un nuovo “posto di lavoro” agli insegnanti, ma insieme anche un nuovo “posto di apprendimento” per gli studenti.

Nell’attesa speranzosa di vedere questa macchina in pista, pronta per recuperare il troppo terreno perso nei confronti del mondo, non mi resta che sostenere i tanti che sicuramente stanno aspettando ma che soprattutto dovranno “correre” insieme l’inizio di questo possibile cambiamento. A tutti buon lavoro!

 

Una risposta a “IRC: concorso, rincorsa o percorso?”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Da comune cittadino italiano mi ha impressionato il dato confermato di indifferenza alla frequenza e rifiuto all’ora di religione da parte di studenti, e domandarmi come possono leggere Dante e la sua Divina Commedia, e A. Manzoni!? Sono lingua italiana, cuore della ns. storia, radice di Fede che ha influito positivamente nella cultura della popolazione così distinta in tante regioni con caratteri e tradizioni saldi anche dovute a questa fede che è filo di un legame culturale- artistico di cui oggi un fiorente mercato è fonte di salda economia. Ma ciò che conta è rivedere come mai non sia più interesse tale conoscenza e come la sua mancanza diventi debolezza alla persona studente che non sa più scegliere ideali cui ispirarsi contenuti utili a dare saldezza alla formazione di se

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