Della Morte e dell’Amore tra niente e il per sempre

Nel giro di pochi giorni ho partecipato ad un matrimonio e ad un funerale: amore e morte. Due eventi normalmente opposti con aspetti in comune.
2 Novembre 2023

La morte non è niente. Sono soltanto nascosto nella stanza accanto. Io sono sempre io e tu sei sempre tu. Ciò che eravamo prima l’uno per l’altro, lo siamo ancora. Chiamami col mio vecchio nome, che ti è familiare; parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato. Non cambiare il tono di voce, non assumere un’aria di tristezza. Ridi come sempre facevi ai piccoli scherzi che tanto ci piacevano quando eravamo insieme. Prega, sorridi, pensami!…Il mio nome sia sempre la stessa parola familiare di prima: pronuncialo senza traccia di tristezza. La vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto. È la stessa di prima, c’è una continuità che non si spezza. Perché dovrei essere fuori dalla tua mente, solo perché sono fuori dalla tua vista? Ti sto aspettando, solo per un attimo, in un posto qui vicino, proprio dietro l’angolo. Il tuo sorriso è la mia pace. (H.S. Holland)

Ci sono argomenti delicati che tuttavia vanno affrontati con adolescenti e giovani nei vari ambienti educativi, come quello della morte. Gli spunti sono tanti, i libri e il web ne sono pieni, ma il passaggio dalle pagine cartacee o digitali a quelle della vita accorcia le distanze, riporta all’esperienza personale e rompe ogni barriera. Mentre in classe o nei gruppi formativi parliamo della festa dei Santi e del ricordo dei defunti in relazione ad Halloween, vengono fuori domande come queste: «Come si fa a parlare di vita e di speranza, quando una persona a cui vuoi bene muore?». Che può dire un adulto? Davvero poco, ma di certo all’inizio può ascoltare in silenzio, finché un altro ragazzo dice: «So che vuol dire soffrire per questo e la morte va chiamata con il suo nome, però anche la vita ha un bel nome che va gridato con coraggio». Mentre si cercano le parole giuste, parole che non si troveranno facilmente, ecco che un’altra afferma: «Non dobbiamo avere paura di piangere né di chiedere a Dio il perché della morte di una persona cara, anche questo è pregare, anzi è credere con più forza».

La narrazione sincera di sé aiuta a gettare un ponte tra le generazioni, anche a rischio di mostrare la propria fragilità, così racconto che nel giro di pochi giorni ho partecipato ad un matrimonio e ad un funerale: amore e morte! Due eventi normalmente opposti con aspetti in comune: ci sono gli amici, i parenti, i conoscenti, i curiosi; ci sono i fiori e la musica; si piange in entrambi, c’è chi ama e chi è amato. Cosa li differisce: la progettualità, la festa, la gioia, il “per sempre”. In entrambe le celebrazioni è stato letto “l’Inno all’Amore” di San Paolo: «L’amore è paziente, è benigno l’amore;  non è invidioso l’amore, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. L’amore non avrà mai fine».

Impossibile, un’utopia dinanzi alla morte di una persona cara? Ho incontrato persone in cui l’insinuarsi del dolore e poi della morte non hanno fatto altro che rafforzare l’amore. Ho visto in loro dedizione completa e totale dell’uno verso l’altra senza far vincere la disperazione e la rabbia pur nella malattia. Ho conosciuto chi ha trasformato “il lamento in danza”, cedendo sì alla morte, ma abbracciata dall’amore e dall’amicizia. Si piange e si soffre, è inevitabile; si chiede il perché, si grida a Dio, è giusto! Questo è anche pregare! Ci manca un pezzo di vita, di quotidianità, di futuro, una parte di noi va con chi non c’è più. Ma provare questo, non è forse amare, non è anche “per sempre”?

3 risposte a “Della Morte e dell’Amore tra niente e il per sempre”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Ma è la Fede in Cristo che ha raggiunto l’uomo in questa certezza di vita oltre la morte, del nato che non morirà se vive di questa Fede e ne consegue che anche un modello di vita fatto proprio crei una società che fa della vita una cosa sempre nuova. Perché dunque avendo questa conoscenza siamo circondati da guerre cruente, quasi un ritorno Caino Abele? Far naufragare decenni di cultura tendente a bellezza, , ridurre il costruito in macerie da guerre di conquiste finite come le rovine sono voce narrante ai posteri, il fallimento di ogni raggiunto livello di civiltà quando l’uomo idolatra se stesso, e si condanna a una autodistruzione. Dio salva, questa è l’unica Verità cui oggi dobbiamo credere e dare prova operando nella sua Parola, la guerra è mezzo distruttivo, all’uomo richiede uno sforzo uccidere un suo simile quando per legittima difesa, o odio disumano.Per questo osiamo sperare

  2. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Si fa visita al cimitero oggi tutti con tanti fiori perché la dormono persone care, e preferisco pensarle vive, c’è tutto un muro dove figurano soldati della prima guerra, delle nazioni dai nelle quali erano nativi, erano tutti giovani solo un ciuffo di fiori e così ho pensato di acquistarne tre altri: uno l’ho messo lì perché un famigliare figura tra i caduti in quello di Trieste al milite ignoto, Antonio, trascinato via 18ne da casa piangente perché non voleva andare, dato per disperso non molti mesi dopo a una madre inconsolabile. Nel settore ebraico una tomba dove nel marmo scolpito era il candelabro è una scritta, quella signora era ricordata per aver fatto molte opere di bene e i cittadini di Saluzzo per questo il ricordo di gratitudine e li ho posato una rosa, il terzo fiore nelle file locali dove non c’era neppure il nome. E’ consolante saperli vivi, grazie a quel Cristo che co amore ha offerto se stesso per assicurare la vita ad ogni uomo

  3. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Cristo ha vinto la morte, così è stato per la conferma che Egli è risuscitato, quindi verità a cui come cristiani crediamo. Ma come qui si scrive, e si conferma, che anche se temporaneamente la persona non la vediamo, l’amore non muore, tutto l’affetto, tutto il vissuto rimane perfettamente vivo tanto che è grazie a questa realtà che possiamo credere anche al Cristo Risorto, il quale è stato artefice di questo dono di se, Amore che non muore. Certo che per arrivare a questo convincimento occorre credere all’amore, averlo esperimentato, attraverso quel Vangelo di vita che ci ha lasciato il Risorto. Sarebbe importante allora partire da questo insegnamento di vita quotidiana nella quale si coltivano affetti, senza questo credo sia difficile confidare nella sola intelligenza perché per natura siamo portati a usare i cinque sensi per credere. Tutto ciò che suscita amore, quello vero, rimane, tutto altro muore e così anche la speranza di vita eterna

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