In parrocchia, oggi, si incontra (veramente) Dio?

Un Triduo pasquale vissuto in modalità molto diverse e una domanda che martella: quante delle normali attività di una parrocchia portano a Dio e alimentano la sequela?
18 Aprile 2023

La parrocchia vive un momento di particolare fatica, sia per il cambiamento del vissuto di fede che ormai è palese, sia per il mutamento stesso della società (mobilità, demografia, mancate appartenenze, formazione).
Ma oggi, per chi volesse incontrare Dio, per chi volesse avere un’esperienza autentica dell’incontro con Cristo e la sua Parola, la parrocchia è il luogo ‘giusto’? O ancora: per chi già vive un cammino cristiano, la parrocchia è in grado di offrire, nelle sue attività, impegni, luoghi, tempi, persone, la possibilità che cresca la sequela del mistero del Dio incarnato? Insomma, in parrocchia, oggi, per come è mediamente strutturata, per quello che si fa, si incontra Dio con sguardo aperto e libero?
È una domanda che mi sono fatto più volte durante lo scorso Triduo pasquale. Perché ho vissuto esperienze molto differenti, avendo però, purtroppo, conferme del dubbio che da tempo mi assale.

Il giovedì santo mi sono regalato un giorno di ritiro, con mia moglie, in una casa di spiritualità che frequentiamo da tempo, in montagna. Qui, nulla di speciale, in apparenza, ma nei fatti un clima, una proposta, volti che aiutano e alimentano il cammino: un gruppo di persone di varia età (tra cui alcune giovani coppie), molti lì per la prima volta per «trascorrere questi giorni in pace, in profondità, in ascolto e in preghiera». Un vecchio sacerdote che tiene un’intensa e breve meditazione al mattino, incentrata sulla Parola di Dio, a cui segue un lungo momento di silenzio. Un pranzo condiviso e fraterno; un altro sacerdote di mezza età (entrambi i sacerdoti sono molto poco clericali) disponibile per confessioni e colloqui. Un pomeriggio di preghiera silenziosa e di conversazione. Una Messa in coena domini ben preparata, ben cantata, ma sobria, essenziale. La cena ugualmente fraterna.
Sono sceso dalla montagna arricchito, dentro il mistero che si andava celebrando in quei giorni.

Il venerdì, il sabato e la domenica, invece, li ho vissuti in diverse parrocchie. Il venerdì la liturgia del pomeriggio mi ha affaticato: lunga, cantata non bene, un po’ caotica per le persone che andavano e venivano. Per fortuna il bravo prete ha tenuto un’omelia breve ma ricca di spunti.
Alla sera ho preferito seguire la via crucis dal Colosseo: avevo bisogno di un momento personale un po’ solitario e sapendo quali via crucis si stavano organizzando, tra sacre rappresentazioni di gusto kitsch e serate di lunghissime meditazioni, sapevo già che avrei sofferto. È stata una buona idea per la mia preghiera seguire quanto avveniva al Colosseo.

Il sabato mattina sono andato in chiesa vicino a casa, al mattino, per un momento di preghiera silenziosa, cosa praticamente impossibile: tra fedeli che conversano e sagrestani e cerimonieri che fanno prove e allestiscono gli altari vociando scompostamente, il silenzio è sostanzialmente assente. Sembrava tutto molto rituale, ma poco vissuto e poco disponibile a una sosta di meditazione.
Alla sera poi partecipo alla veglia in una parrocchia del Nord-Est: un prete giovanissimo guida la veglia che, nonostante sia in forma abbreviata, dura più di due ore; lunghe orazioni cantate in latino; omelia retorica, astratta e priva di ogni minimo aggancio alla Parola di Dio o alla vita reale del fedele medio; canti mal condotti in stile concerto classico e non a servizio della preghiera dell’assemblea. Sguardi — quasi tutti anziani — tra l’assonnato e il distratto confermano la sensazione che molti ‘subiscano’ ma non stiano vivendo un vero momento di fede. Insomma, Cristo è risorto, ma di gioia e di profondità nemmeno l’ombra.

Sarò stato poco fortunato, allora il mattino di Pasqua andiamo in un’altra parrocchia: altro prete giovanissimo, identico copione tra omelia bolsa e vetusta e anche teologicamente assai discutibile, canti e annessi.
Mi chiamano due amici sacerdoti del Centro e del Nord Italia per gli auguri di Pasqua: ammettono di essere sfiniti non solo dalle confessioni e dalle liturgie (che, dicono, stancano parecchio se fatte così intensamente e ‘a batteria’), ma pure dalle tensioni tra gruppi liturgici, cantori, giovani, vecchi, famiglie, bambini, animatori della via Crucis, etc.

Mi pare che il Triduo possa essere un buon termometro, non fosse altro che per il suo ruolo essenziale nella fede cristiana: se viviamo male quello, come si vivrà il resto?
So che ciò che racconto e interpreto è un’esperienza soggettiva, e come tale ha numerosi limiti. Tuttavia, cerco di non farmi guidare solo dalla mia esperienza e, come al solito, ho cercato confronto e dialogo. Ma mi sembra di aver avuto riscontri simili: laddove ci sono oasi di spiritualità, tempi, cura, ascolto, libertà, apertura, formazione non autoreferenziale, Parola di Dio, si aprono gli spazi per vivere la fede e nutrirla, sia per i laici che per i sacerdoti, valorizzando il bene che c’è e la generosità di molti. Dove, invece, l’ordinario comunitario è diventato prassi un po’ stantia, ‘sacramentificio’, somma delle liturgie, paura del mondo, retorica senza vita, devozionismo, anche a causa del clero, che a volte tollera certe modalità anacronistiche, a volte le incentiva, allora la fede diventa una religione-cartellino da timbrare.

È una conferma, l’ennesima, questa volta dal basso: o si recupera una dimensione umana del vivere la fede, della frequentazione assidua della Parola, del silenzio, rivisitando con coraggio la parrocchia, oppure ciò che è già essenzialmente quasi tramontato semplicemente non sarà in grado di generare un’altra modalità viva di sequela viva del Cristo vivo. Certo, mi rendo conto che il rischio elitario è molto forte; ma mi chiedo se non sia possibile trovare una via di mezzo tra il superficiale (apparentemente) per molti e il profondo per alcuni, nella speranza (e nella convinzione) che una formazione e una sequela ben condotte, con il tempo, possano veramente alimentare la fede e la vita di tanti. L’alternativa, mi pare, è una sostanziale sparizione, preceduta però da piccole diaspore e tante diserzioni per sopravvivenza. Ma, forse, questa è già la realtà.

20 risposte a “In parrocchia, oggi, si incontra (veramente) Dio?”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Questa apertura a un Sinodo, è una risposta a un problema avvertito: Cristo non è più tanto vicino o presente nella vita della famiglia, comunità: se c’è in fam.ma non nella scuola, ma non come Vangelo conosciuto e apprezzato nella società, si nota come neppure le funzioni pasquali sono sufficienti a far scoprire che è Lui il dispensatore di doni di cui la nostra vita ha bisogno. E che la comunicazione digitale non arriva a creare fratellanza, se Lui non è nei luoghi di istruzione, dove si decidono le sorti dei popoli, Fratello in mezzo a noi, attraverso solidarietà vicendevole a sostegno gli uni degli altri chiave del vivere da Cristiano. Lui si è fatto vivo 2000 e più anni fa, con parole, opere, ma come è da allora, non sono molti che desiderano cibarsi del Suo pane. Eppure è proprio questo ciò che manca a essere Suo pane spezzato tra noi.

  2. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Se si guarda alla presenza di famiglie che hanno fede nel Vangelo Cristiano, sembrano essersi ridotte di numero e prevalga una più diffusa comunità di diverso credo o libero pensiero. Per cui anche le parrocchie risentono di meno presenza non solo alle funzioni. Ci si chiede se non sia il caso di un attivare legame le une con le altre affinché le comunità stesse ne traggano vantaggio proponendo iniziative che offrano stimoli a scambi di evangeliche iniziative a una più larga corsia di giovani, così necessaire oggi ad arginare la dispersione scolastica di cui si fa lamento, andando incontro offrendo quell’aiuto gratuito che che la situazione della famiglia non può garantire. Se una parrocchia ha uno spazio, idea, possibilità perché non offrirla, condividerla con quella che ne è carente o ha cittadini in diversa necessità? Non è anche questo l’obiettivo sinodale, dividere il mantello? Basta voler vedere e Cristo dove passava era questo che sapeva fare.

  3. Alberto Farina ha detto:

    Ma, egregio Di Benedetto, non crede che, forse, questo suo girovagare durante il Triduo fra parrocchie e oasi di spiritualità alla ricerca della liturgia giusta e soddisfacente sia anch’esso un comportamento discutibile?

  4. Katia Cestaro ha detto:

    Domande che forse trovano un po’ di luce cercando il fulcro di tutto, cioè Gesù stesso e la sua Chiesa. Lui, il sommo Sacerdote, è sempre presente dagli inizi nelle vicissitudini di ognuno di noi, membri peccatori e redenti di questa Chiesa non perfetta, piena di luci ma anche ombre che fanno parte della nostra vita e che cerchiamo di seguire, a volte più consapevoli nella fede, altre meno. In questo “meno” c’è la vita quotidiana della società del giorno d’oggi, con tempi e modi forse caotici e non centrati sul messaggio evangelico, che andrebbe vissuto più praticamente, ognuno nel suo piccolo. Io personalmente cerco di star centrata non su tempi e modi, che fanno solo da cornice, ma di vivere sobriamente il tutto.

  5. Pietro Paolo Speranza ha detto:

    Ritengo che sia necessario da parte del Parroco conoscere il proprio “Gregge” con visite periodiche presso le rispettive famiglie cristiane (denominate anche piccole Chiese domestiche), laddove la vicinanza, l’ascolto, la condivisione e la buona Parola si mescolano per rincuorare la Fede delle persone. La Chiesa deve avere il coraggio di uscire da se stessa per andare incontro all’altro: è questa la direzione sinodale che occorre seguire per ristabilire quell’equilibrio che porta reciprocamente entrambi, Parroco e laici, a far scorrere la Parola del Vangelo adeguata alle proprie miserie umane, dando alle persone visitate incoraggiamento, speranza e fiducia in Cristo Gesú, che è Via, Veritá e Vita per tutti…

    • Gino Dal Santo ha detto:

      Sono pienamente d’accordo. Oggi il sacerdote sembra interessarsi a mantenere il piccolo e vecchio gregge ereditato non riuscendovi. Credo necessario che la Chiesa sia quelle fuori che aspetta di sentirsi amata e aiutata ad accogliere la buona novella attraverso l’amicizia e l’esempio

  6. Pietro Buttiglione ha detto:

    @Grazia e altri..
    Partecipazione é …forse Gaber??
    Sentirsi PARTE.
    Davvero le varie funzioni ti partecipano o ti riducono a spettatore, tappezzeria, senza alcun potere/ contributo PERSONALE,/ PERCORSO iterativo, nullitā? Vogliamo parlare delle omelie?
    Quelle ‘versione in prosa’ oppure di quelle ‘tutte dotte citazioni’ ma anche di quelle ‘ispirate e vibranti’?? Wonderful.. ma DOVE sta il credente??
    Donarsi nella liturgia. Ricordo una conferenza, gente ben preparata, sulla Eucarestia. Memoria, sacrificio, .. 5 cose. 5 parole. Ma stiamo scherzando? Il tutto si riduce a 5 parole??

  7. Grazia Parisi ha detto:

    Ho letto ma la sensazione è che chi scrive veda la partecipazione come ‘assistere’ a qualcosa.. invece partecipare significa portare la propria fede, com’è, e non semplicemente farsi guidare da canti belli, o a gusto. La fatica enorme è questa, sentirsi comunità nella Chiesa (anche fatta di sconosciuti) e quindi porsi a donarsi nella liturgia, per accogliere il mistero ed essere comprensivi con i limiti altrui

  8. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Importante e che la Parrocchia, come la famiglia non muoiano, il seme non inaridisca per la terra arida. Il nuovo Parroco sta facendo passi nuovi, ispirandosi al Fondatore della Confraternita, nel triduo pasquale ha fatto percepire alla comunità segni nuovi in tempi di bora fitta per povertà nuove, la Fede, credere nello Spirito del Risorto. Bene ha intuito il Santo Padre con l’avvio di un Sinodo a voler contare su, una chiesa il cui linguaggio parli “al cuore dell’uomo” Antonino Zichichi scopritore dell’”Antimateria nucleare, ha detto che la Scienza non può “inventare” la Logica del Creato. La può solo “scoprire” in quanto quella Logica e già scritta s non siamo stati noi a scriverla ma Colui che ha fatto il mondo. “”Come al tempo delle lance e delle spade, così anche oggi, nell’era dei missili, a uccidere, prima delle armi, e il cuore dell’uomo”.(Giov.PaoloII).Un parlare che fa attento l’orecchio all’ascolto.

  9. Marco Pirritano ha detto:

    “SIGNORE GUIDACI A TUTTA LA VERITÀ”
    Buongiorno,
    vorrei soltanto dire che essendo stati tutti noi scelti da Gesù e dopo aver sentito la parola, dovremmo farci testimoni verso gli altri come disse in Marco (3,14) “…Quindi ne stabilì dodici, che chiamò apostoli, perché stessero con lui e potesse inviarli a predicare…”. Se riusciamo a portare l’amore di Gesù e rilasciamo il “famoso ” piccolo seme di senape ovunque lo piantiamo sboccia e sé è terra buona sicuramente porterà altro frutto. Si ricominci con la tradizione dell’evangelizzazione nelle case con la lettura del Vangelo e qualche preghiera. Ripartiamo da qui e sicuramente il percorso sarà molto fruttuoso. NEL NOME DI GESÙ. GESÙ E’ IL NOSTRO SIGNORE AMEN

  10. Elena Bori ha detto:

    Triduo pasquale vissuto nella mia parrocchia, senza ricerche diverse.
    Messa in Coena Domini molto partecipata, ben cantata dal coro parrocchiale, omelia significativa, clima gioioso di comunità.
    Liturgia della Passione ugualmente partecipata, clima più mesto ovviamente, con canti adatti alla celebrazione.
    Alla sera, Via Crucis lungo la strada, con meditazioni su testi di don Tonino Bello.
    Veglia Pasquale “completa”, compreso il battesimo di una coppia adulta di origine africana, omelia in cui il parroco ha sottolineato il dono dei tre sacramenti da loro ricevuti in quella sera… con in più l’implicita benedizione cristiana del loro matrimonio. Liturgia durata due ore e mezza, ma che sono volate!! Clima ovviamente di gioia pasquale.
    Ed era soltanto una parrocchia, una semplice parrocchia delle tante.
    A volte, ciò che più conta sono gli occhi con cui si guarda e il cuore con cui si partecipa, senza voler per forza esaminare e giudicare…

  11. Maria Grazia Campagnani ha detto:

    Non credo che potrei vivere il triduo pasquale lontano dalla mia parrocchia,dalla mia comunità, per quante belle esperienze ci potrebbero sicuramente essere altrove,è proprio viverlo così,con chi normalmente condivide con me la vita della parrocchia che gli da un senso intenso e profondo e non certo perché siamo una parrocchia modello, anzi, ne abbiamo sicuramente da migliorare. Si possono vivere momenti belli ed intensi durante l’anno in monasteri o comunità particolari (è capitato anche a me ed è stato bello) ma poi la nostra vita prosegue nella quotidianità delle nostre comunità parrocchiali che non mi piace pensare come “finite”, forse necessitano dei cambiamenti, che possono partire solo da noi che le viviamo ogni giorno e non tanto dai preti che comunque vanno e vengono (negli ultimi 17 anni noi abbiamo cambiato parroco ogni 5 anni), la parrocchia siamo noi tutti (laici, preti, consacrati ecc.) e a tutti noi spetta l’impegno di renderla posto dove “incontrare Dio”

  12. Diego Destefanis ha detto:

    Grazie per l’analisi profonda e purtroppo reale, il detto “mal comune mezzo gaudio” non è di consolazione. Purtroppo penso sia tardi per chiudere le porte della stalla, tranne poche eccezioni questa è la conseguenza di 50 anni di errori, soprattutto da parte di chi pur potendo intervenire ha preferito tenere gli occhi bendati
    Vi invito a guardare la liturgia della veglia delle veglie di cui lascio il link
    https://t.co/S51VmAWwew

  13. Gian Piero Del Bono ha detto:

    Esperienza completamente diversa: a Milano Venerdì Santo celebrazione della Passione di Gesu’ alle 15 ( ora simbolica della morte in Croce) ,in un santuario mariano nel centro della citta’. Alcuni canti in latino ( Vexilla regis prodeunt) quasi tutti gli altri canti in italiano , ben cantati. Letture ben fatte ,omelia brevissima, bacio della Croce e meditazione silenziosa personale dopo .
    Tantissime persone giovani e anziani .
    A Pasqua Messa Bassa ( letta) secondo il vecchio rito Ambrosiano ,cioe’ in latino.
    Chiesetta raccolta, molto silenzio, molta commozione. Persone giovani ed anziane e bambini.Non apparivano così “rigide e indietriste” , ma gioiose e commosse.
    Per fortuna il Rito Ambrosiano Antico ( che risale a Sant’ Ambrogio) e’ stato preservato dal furore iconoclasta attuale contro l’ antica liturgia .

  14. Dario Busolini ha detto:

    A Roma, già da qualche anno, è ufficialmente proibito celebrare il triduo pasquale fuori dalle parrocchie, proprio perché questo dovrebbe essere il momento più importante della vita di una comunità parrocchiale nel corso dell’anno e ognuno dovrebbe viverlo, appunto, nella propria parrocchia di appartenenza senza fare giri delle sette chiese alla ricerca di un posto che piaccia di più ma con il quale non si ha un rapporto continuato. I risultati, però, non si discostano da quelli qui descritti. Non me la prendo con i preti, che hanno già un bel da fare a celebrare le messe ordinarie di quà e di là figurati quelle straordinarie da preparare per tempo… Il problema vero, che i vescovi fanno finta di non vedere, è che manca proprio l’annuncio della Pasqua, della resurrezione dalla morte come un fatto vero e non simbolico e di conseguenza manca anche la gioia pasquale, con la voglia di fare le cose bene e il gusto di partecipare.

  15. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Forse sarebbe utile un “approfondimento culturale sulla Parola di Dio, ma da informare su un tema che si vive nella società, quotidiana vita di tutti i giorni, o di problemi sociali, a scelta che la realtà ci sollecita ad esprimere o c’è bisogno del nostro parere, e anche che ciò giovi ad avere opinioni personali non di parte ma il cui spirito è improntato alla Parola. Una opportunità per maturare anche in una libertà coraggiosa, a non subire imposizioni da quella pressione che già si sta manifestando in Europa, con la pretesa di dimenticarsi della cultura cristiana che ancora sta muovendo il mondo. E’ troppo debole contare sul solo Clero come Presenza Autorevole se questa non è supportata dalla Chiesa dei fedeli “dal la voce i quel gregge che non vuole rinunciare a essere partecipe del benecomune attraverso una cultura intramontabile nel tempo.

  16. Rossella Caforio ha detto:

    La descrizione della sua esperienza potrebbe essere la mia. Ho scoperto il Vangelo a Bose, e a questa comunità rimango legata anche per le liturgie. Lì ho trovato una profondità prima sconosciuta. Alla ricerca di una comunità cristiana, una parrocchia, un gruppo, dove vivere questa ricerca, rimango sempre sola a girovagare. Eppure esiste, e anche Lei lo racconta,io l’ho ritrovata il venerdì santo, nella fraternità di Ostuni, lì ho sentito che anche io morivo e potevo risorgere a vita nuova. Purtroppo la parrocchia ne esce sconfitta, e mostra la sclerosi della struttura, ma credo anche che siamo in tanti a girovagare e spero che questo possa rappresentare un seme del Vangelo.

  17. Pietro Buttiglione ha detto:

    Domenica. Sinodo. Incontro territoriale.
    Emergono diverse Persone singolarmente attive e pro-ducenti. A fronte di qs. Servono le istituzioni?
    Quando tocchi con mano che ognuna va x conti suo, che manco le info circolano, già a livello di Parrocchie..
    Vedete fratelli, ho sentito piani validi, discorsi seri, su cose da fare bellissime..
    Ma senza piedi in terra.
    Senza capire che alimentare attese e poi deluderle é anche peccato.
    Senza capire che al centro in realtà mettiamo sempre e solo noi stessi, ke ns organizzazioni.
    DA DUSTRUGGERE.ASAP.

  18. Pietro Buttiglione ha detto:

    Ante: vedo in te la ricerca di qualcosa che nn vedi/nn trovi.. non c’é.
    Volo pindarico:
    Forse xchè ormai é evidente un errore madornale nel target della ‘missio’??
    Se riprendiamo in mano la Parola senza filtri e senza fermarci a singoli versetti io mi sono convinto che il target di Gesú é l’Uomo, la singola Persona.. te, lui, me..
    Avevo tanta fiducia nei Focolari.. ma oggi leggo.. Macchie, grosse macchie in CL, in tante tropppe istituzioni cattoliche .. vedi le jene, vedi la Orlandi..
    Che Lui voglia dirci che tutte qs strutture vadano DEMOLITE?? Se invece di produrre Fede danno skandalo??
    ————————–
    Segue altro meg x oversize..😭😭

    • Luciana Meleca ha detto:

      Ognuno riparta da sé, se davvero hai la gioia di Gesù risorto nel cuore, portalo ovunque vai e lascia parlare Lui perché come San Paolo ci dice per sua esperienza diretta: non sono più io che vivo ma è Cristo che vive in me. Penso non serva altro per rinnovare la Chiesa proprio come sta facendo Papa Francesco.

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