Via Lucis

In cammino con Cristo Risorto
14 Aprile 2023

I – La risurrezione di Gesù

1 Re 19,11: Dopo il vento ci fu un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto.

La terra trema: e sei in una tomba di polvere e calcinacci. Primo giorno nella terra. A cosa pensi tu che sei sepolto e sei vivo? Senti la morte che scava e freme e tira, e pensi all’aria. Secondo giorno. Il cibo: un boccone di pane, un sorso di vino, ma la tua bocca è impastata e secca. Il terzo giorno, le braci che alimentano il corpo si spengono, si spengono.

Eppure ecco una luce.

A volte la speranza è in una assenza, in uno spazio vuoto: una lacuna piena di significato, più densa di una presenza. Macerie che si incastrano, creano una bolla di buio. Guardi avanti: una mano ti tira verso l’alto; guardi indietro: capisci che quello che era il tuo sepolcro è ora scoperchiato.

Signore del cielo, della luce e della vita! Proteggi coloro che ti conoscono, e proteggi coloro che non ti conoscono, dalle forze della natura, che è spesso benigna, e talvolta pare spietata.

Cristo è colui che ritorna dalle tenebre anche per te, uomo di Siria e Turchia, che hai sentito la terra tremare.

 II – Gesù risorto si manifesta alla Maddalena

Sal 56 (55), 9: I passi del mio vagare tu li hai contati, nel tuo otre raccogli le mie lacrime: non sono forse scritte nel tuo libro?

Quando Cristo ti tocca profondamente nella vita, continui a cercarlo ovunque e torni là dove lo hai visto l’ultima volta. Hai bisogno di Lui, più dell’aria, perché l’aria te l’hanno già tolta. Fu così che lo conobbi. Ero immobile, a terra, con la faccia rivolta al cielo, ansimavo boccheggiando, cercando di vivere, perché non volevo morire. La vita è tenace più della paura. Quando, all’improvviso, arrivò lui che soffiò dentro le mie narici un alito di vita e ripresi a vivere. Nacqui per la seconda volta. Ecco perché quando non lo trovo, rimango ferma ad aspettare nell’ultimo luogo dove si è manifestato. So che non può avermi abbandonata perché lui non abbandona, non uccide. Lui. Non violenta. Ed è come rimanere sospesa tra la ragione che ti dice: “Te l’hanno portato via” e l’istinto che intima: “Resta!”. Piango e nessuno mi vede, perché quando l’uomo punta, ha un’ottima mira e sa come nascondere il coltello. Mi piego davanti alla tua forza come l’agnellino sotto la verga. Ora so che non sono nulla. Perché quando l’uomo ha paura, umilia; quando ha fame è la mia carne che trova: sazia di più del pane e soddisfa i vuoti che porta dentro. Poi quella voce. Alzo la faccia, sporca di sangue, e vedo te che mi porgi una mano.

“Ho udito la tua preghiera e ho visto le tue lacrime. Non temere, Aisha. Non si spezza una canna al vento. È nella sua natura. Vibra, schiocca, si piega, ma non si rompe.”

“Perché mi parli? Non dovresti toccarmi: sono una donna, una donna che deve morire”.

“Se solo tu sapessi chi ti sta parlando…”.

Lo guardo negli occhi. Luccicano. Sembrano stelle appese alla parete distesa e unita della volta celeste. Tremano, quegli occhi, come quando le viscere si commuovono e una lacrima si prepara a ricadere sulle guance bruciate dal sole.

Nessuno mi aveva mai parlato così.

Ora so che per qualcuno sono. Mi rialzerò, sì, mi rialzerò come una giovane gazzella perché io sono Aisha, colei che vive, sono la forza che l’uomo ha perso distruggendo la sua costola con l’acido e con la pietra. Sono anche Aida, perché sono colei che torna sempre là dove il Suo sguardo di compassione mi ha ridonato la vita.

Signore, Padre buono, lento all’ira e grande nell’amore, rialza le donne che in Iran e in tutto il mondo soffrono a causa della violenza e dell’ingiustizia. Sii tu la loro roccia nella quale possono rifugiarsi, la loro fortezza, il loro liberatore, il loro scudo e baluardo. Avvolgile, Padre dolce, nel tuo abbraccio forte e protettivo, consola le loro anime distrutte e cura ogni loro ferita, affinché nel nome di Gesù la tua gloria sia piena e sia manifestato il tuo eterno e gratuito amore verso tutti gli esseri umani. 

Cristo è la porta: chi entra attraverso di lui sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà ristoro.

III – Gesù risorto in cammino con i discepoli di Emmaus

Sal 104,16: Si saziano gli alberi del Signore, / i cedri del Libano da lui piantati.

La terra stessa pare piangere di dolore. Strappati i miei affetti da una violenza cieca, mi ritrovo a contemplare l’abisso. Era un giorno di sole quando i miei figli si erano avviati in città. Era un giorno di luce quando furono uccisi senza una ragione. E da allora la notte è scesa su di me e mia moglie. Le speranze appassite, la fede infranta. E dopo anni di silenzio abbiamo deciso di partire, di lasciare questa terra che ha visto la predicazione del Signore per non tornare mai più. Sfila in silenzio la via per l’aeroporto. È strano, siamo soli su quell’autobus; forse per l’allarme di sicurezza delle autorità. Eppure in quel pomeriggio che scolora in sera un manto caldo pare avvolgerci. Il conducente inizia a parlare. Ci chiede di noi, della nostra storia. E ci sentiamo compresi, capiti, dopo tanto incommensurabile tempo, da uno sconosciuto che ci ha porto la mano.

“È per questo che lasciate ogni cosa? Ricordate che anche Dio ha perso e ritrovato il Suo Figlio”. Le sue parole sono un fulmine che ci scuote sin nelle fondamenta dell’anima: la vita intera ci scorre dinanzi agli occhi. È sera, e noi stiamo lasciando Gerusalemme. La corsa è finita.

Ci guardiamo a lungo negli occhi e, quando cerchiamo con lo sguardo il conducente, egli è scomparso.

Ci prendiamo per mano. Il coraggio e la fede ardono fra noi, così come l’amore umano e divino. Non partiremo.

Il viaggio di ritorno verso la nostra casa ci attende. Nella notte sappiamo di essere i semi della nuova pace che deve germogliare in questa terra dilaniata.

Signore, resta con noi quando la notte dell’anima ci avvolge, riscaldala con il tuo amore senza fine.

Cristo è la luce del mondo anche per te, fratello e sorella divisi dall’odio, per riscoprire l’amore, dono del Cielo, dono d’Eterno.

 

IV – Gesù risorto conferma la fede di Tommaso

Eb 11,1: La fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono.

“Ho sete!”
Si udì una risatina e uno sghignazzare dai banchi in fondo.

“Ho sete!”

“Come possono i miei compagni di classe trovare divertente il fatto che Gesù in croce abbia affermato di avere sete?” pensò Lucia, seduta al suo banco vicino alla finestra.

L’insegnante stava spiegando cosa fosse la Pasqua per i cristiani, e per fare ciò scorreva la pagina di Wikipedia riportante le ultime parole di Cristo sulla croce. Al vedere quelle parole proiettate sul muro, metà della classe era rimasta indifferente, annoiata per la solita lezioncina, alcune persone si erano messe a ridere e a fare battute, e soltanto tre o quattro ragazzi erano sentitamente commossi davanti alle parole sublimi che stavano leggendo.

Cristo è la luce del mondo anche per te, cittadino d’Europa, che ti trovi a testimoniare il Vangelo in un Occidente che ha dimenticato le sue radici cristiane e la sua cultura.

V – Gesù risorto affida agli apostoli la missione di predicare il Vangelo

Is 61, 1-2: Lo spirito del Signore Dio è su di me perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione; mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l’anno di misericordia del Signore.

Il Maestro ci guardò. Dentro. E il suo sguardo contava su di noi. Non era la voce. Erano gli occhi. Quegli occhi che ci chiedevano: “Andate! Vi mando come pecore in mezzo ai lupi. Non abbiate paura. Non vi mancherà nulla. Non portate nulla di nuovo.  Annunciate che il Regno di Dio è vicino. Che la liberazione è vicina. Fatelo semplicemente vivendo insieme a chi incontrate”. Come rifiutare quell’invito? Così mia moglie Ester ed io partimmo. Il Maestro ci inviava a due a due.

Signore, proteggi tutti i missionari del Vangelo. Assisti con la tua consolazione i déplacés che dal nord del Burkina fuggono dai terroristi verso il sud. Manda nuovi operai nella tua messe, e concedi ai grandi del mondo di volgere lo sguardo anche laddove nel mondo non c’è da trarre profitto. La vita dell’uomo è il valore più prezioso. Sempre.

Cristo è la luce del mondo anche per te, Burkina Faso, che vivi nella sete, nella guerra ma vivi nella Chiesa. Il sangue dei tuoi martiri è seme dei nuovi cristiani. Anticipo di quella pace che presto toccherà le tue terre.

VI – Gesù risorto sale al cielo

Mt 10, 16-20: Ecco: io vi mando come pecore in mezzo a lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.

Sei un “Desquiciado”. Uno squilibrato. Se non te ne vai, ti mettono dentro. Il legame tra te e la tua terra viene sforbiciato con una sentenza arbitraria. Non sei più un cittadino della tua nazione. Con un cigolio arrugginito di tortura si aprono le porte della galera: “Questo è il posto per te e per il tuo Cristo. Potrete tenervi compagnia”. Lo scherno dei prepotenti è un vangelo letto alla rovescia, ma le inferriate non oscurano il cielo di chi crede.

Signore Gesù, manda il tuo Spirito sui cristiani del Nicaragua, perché, testimoniando la loro fede in te, possano tornare a vivere in pace nel loro paese duramente provato dalla dittatura.

Gesù risorto sale al cielo ma, anche nell’ora più buia, resta accanto a te, donna, uomo, prete, vescovo, strappato dal tuo popolo.

VII – Gesù risorto invia sugli apostoli lo Spirito Santo

Gal 5,22: Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé

Di quest’anno mi porto dentro soprattutto il freddo; un freddo pungente, che entra nelle ossa, e non vuole più uscirne. I tunnel della metropolitana sembrano viscere gelide di un mostro senza cuore.

Il freddo ci abita dentro. È la paura, il pensiero continuo di cosa ci porterà il domani. Il cuore e la mente costantemente al fronte, con mio marito di cui vorrei sapere in ogni istante se è vivo, se sta bene. È l’odio, il rancore, il rifiuto di una realtà che non capisco e trovo assurda; è un succhiello che mi penetra dentro, e tira fuori solo trucioli di quelle che erano le mie speranze, i miei amori, i miei desideri.

Oggi ho provato a rimanere un po’ davanti all’icona del Pantocratore. Ho pensato, quasi senza volerlo, che icone dello stesso Signore, scritte secondo lo stesso modello da monaci santi, stanno anche nelle case delle madri dei soldati russi. Ho cercato il calore nel Suo sguardo. Per qualche istante ho provato la pace vera. E ho capito che questo assaggio poteva diventare una realtà in cui abitare, se lascio spazio a Lui e al suo Spirito. Forse, quella fiamma potrà portare luce, calore, pace e speranza anche nel ventre della balena.

Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, Salvatore, abbi pietà di noi peccatori. Tu che sei risorto e doni il tuo Spirito, scalda i nostri cuori con la sua forza di amore, di pace, di perdono, di mitezza e umiltà. Amen. 

Cristo è venuto a portare il fuoco sulla terra anche per te, sorella il cui cuore è indurito dalla sofferenza e ha imparato a odiare; anche a te porta la pace, la sua pace, non come la dà il mondo, ma come la dà lo Spirito.

Gli autori: Chiara Bertoglio, Ives Coassolo, Erica Gavazzi, Davide Gorga, Gabriele Petouchoff, Patrizio Righero, Giovanni Soppelsa

www.inkiostri.net

Una risposta a “Via Lucis”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Cristo è Risorto, e’ Lui la Pace, “vi do la mia pace ma non come ve la da il mondo”. Quanta verità nella sue parole, infatti le guerre sono a cementare gli odi intestìni tra uomini che di quella Pace non intendono avvalersi, e le morti sono tanto cruente nei fatti riportati da aver perso ragione se c’è ne fosse stata una. Forse perfino piangere è diventato difficile perché i quando il cuore diventa poco sensibile ; come non domandarsi come si sia arrivati a insozzare l’abito di un Papa, così degno di venerato ricordo Giovanni Paolo II, la sua vita specchio di un combattente la causa della Chiesa di Cristo quando alla violenza ha opposto il Vangelo dell’amore tra uomini, nel segno di quella Pace lasciata e data come via alla nostra risurrezione dal Cristo Risorto. La Luce rifulse in Terra tenebrosa quando Egli venne a portare la Pace, e molti sono coloro che ne danno testimonianza, ma.accadono fatti raccapriccianti!! In offesa offesa alla vita!

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