L’estate del Regno

Non tocca a noi mietere
23 Luglio 2023

Dobbiamo oggi ancora ripetere che il male e la sofferenza non vengono affatto da Dio? È ancora necessario oggi ribadire che il Dio che Gesù ci ha fatto conoscere non è un Dio burattinaio che si diverte a giocare con uomini e donne mandando dal cielo ogni tanto qualche disgrazia?
Sì, è ancora necessario!
Ma non stiamo inventando nulla, non stiamo rivedendo secoli di dottrina, stiamo solo cercando di essere fedeli al Vangelo.

La parabola che Gesù racconta nel brano di questa XVI Domenica dell’Anno A e la spiegazione che lui stesso fornisce, affermano con chiarezza che il male è opera del nemico. E se è opera del nemico non può essere in alcun modo opera di Dio.
Detto questo, la parabola ci fa però anche scoprire quanto nella nostra vita, nel nostro mondo, nella nostra esperienza di uomini e donne, male e bene siano così intrecciati che è Gesù stesso a insistere che non si possono separare, non qui, non ora. Sta forse intendendo che non c’è differenza tra bene e male? Che ogni cosa è uguale o indifferente? Sul relativismo come grande pericolo siamo stati messi in guardia con forza da Benedetto XVI…
Il bene resta bene, e il male resta male. Uno è il grano della parabola, che nutre, dona vita, diventa anche presenza reale di Dio nel pane eucaristico, l’altro è la zizzania, che non serve a nulla di tutto questo.
Male e bene sono diversi, anche molto, quando crescono si distinguono anche bene, ma è al livello delle radici che l’intreccio si fa così fitto da rendere pericolosa la separazione.
Nel cuore dell’uomo, la radice del bene è intrecciata con quella del male.

E non si tratta di una questione di complicata riflessione teologica. Si tratta dell’esperienza comune. Basta soffermarsi un poco sulle nostre azioni e scopriamo in fretta quanto spesso i risultati di esse non combaciano con le nostre intenzioni. Quante volte, pur volendo bene alle persone, finiamo per ferirle, in un’infinità di modi inattesi e a volte anche incomprensibili. Quante volte commettiamo errori o leggerezze che possono anche sembrarci piccoli o insignificanti ma sugli altri hanno effetti severi, provocano sofferenza e dolore. Per non parlare di quelle volte in cui siamo autori attivi del male, magari con il pretesto di difendere qualcuno, noi stessi e le persone a noi care.

Nell’esperienza umana funziona così. E Gesù ci invita a diffidare di chi pensa di poter strappare ed estirpare il male con facilità e leggerezza. Ci dice che arriverà l’estate della mietitura, ma che questa non è esattamente esperienza di questo tempo e di questo mondo. Quella sarà nelle sue mani, ora siamo invece nelle altre stagioni. In parte nella primavera in cui ci viene chiesto di accettare con amore la zizzania del campo degli altri, perché anche nel nostro non ne manca. In parte in quell’autunno della semina, in cui possiamo cercare di impedire al nemico di seminare in noi e in chi ci sta attorno quella zizzania del male e attivamente lasciare entrare nella nostra vita Colui che semina il grano e la sua Parola. In parte anche nell’inverno dell’attesa in cui non sappiamo ancora bene se le nostre azioni hanno causato o causeranno del male.

A noi il compito di essere dentro pienamente in queste esperienze, riconoscendo i risultati delle azioni, ma lasciando che il giudizio sul cuore di ciascuno sia solo ed esclusivamente nelle mani di Dio.

3 risposte a “L’estate del Regno”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Si, è vero che umilmente la zizzania alberga anche in ognuno per quanto indirizzate al bene siano volutamente o per timor di Dio, le nostre azioni. Il tanto citato perdono, è cosa difficile quando le ferite restano tali nel tempo. Il grano, il saper perdonare, e insidiato dalla zizzania che è il non provare quella comprensione che un Cristo ha provato perdonando le offese. Grande dono la Fede che ci fa capaci di superare quei sentimenti che sono zizzania, e inducono a pregare Dio del suo perdono. La zizzania dunque può diventare motivo a perseguire ciononostante la giustizia del Bene, in quanto solo così si costruisce una vita migliore. Quando ringraziamo Dio per aver superato difficoltà e anche per non aver ceduto campo ai sentimenti “zizzania” che comunque esistono anche come un San Paolo ha ammesso. L’uomo ha bisogno di Dio se vuole salvare se stesso. La Chiesa anche così e grande nell’aiuto alla umanità sofferente, si fa Samaritana confidando nel Suo Signore.

  2. Gian Piero Del Bono ha detto:

    Il male non va FATTO Perche’ chiunque compie il male non va che ad accrescere il mucchio di zizzania, non fa che sottrarre nutrimento al buon grano.
    L’ enorme e vergognoso equivoco del nostro tempo e’ che insieme all’ insegnamento che il male non va giudicato qui e ora, non c’ e’ insegnamento che il male non va DATTO. Cosi’ sembra che fare qualsiasi cosa uno voglia, dall’ adulterio alla pedofilia, dalla menzogna al ladrocinio, non abbia importanza, tanto tutto viene perdonato.
    E’ il relativismo etico. Grano e zizzania crescono insieme certo ma tu non devi contribuire all’ aumento dell’ erbaccia ,all’ aumento del male .

  3. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Sarà così comunque, che cioè il giudizio sarà Dio a esprimerlo, ma proprio per questo esiste la speranza nel perdono,”come da Sp.12):”Tu, essendo giusto, governi tutto con giustizia. Consideri incompatibile con la tua potenza condannare chi non merita il castigo.”Con tale modo di agire, hai insegnato al tuo popolo che il giusto deve amare gli uomini, e hai dato ai tuoi figli la buona speranza che, dopo i peccati, tu concedi il pentimento.” E’ vero anche di uomini che non sembrano pentirsi, il caso vicino, questa guerra Russia- Ucraina, ormai rivela l’incapacita’ dei contendenti la Vittoria a imporsi limiti sull’utilizzo di armi le più distruttive La potenza di Dio si può anche paragonare a certe intemperie della natura, dichiarate “anomale, la cui straordinaria potenza, rende vani i tentativi di affrontarle : onda anomala ieri, e quelle palle di ghiaccio Così distruggenti!! Come non pretendere giustizia?

    Lol

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