Bonfitto e il suo Santo. Variazioni sul tema.

Un "Santo" celeberrimo e il suo ripiegamento musicale come metafora???
24 Ottobre 2017

Tutto è iniziato con una segnalazione su Facebook: un amico di San Marco in Lamis (FG) ci informa che, alla veneranda età di 95 anni, ha concluso il suo pellegrinaggio terreno l’illustre concittadino Padre Michele Bonfitto, missionario comboniano, autore di canti per la liturgia in largo uso nella Chiesa italiana. Il nome mi era molto familiare, ma ignoravo tutto il resto: che fosse originario della mia regione, che fosse prete, missionario … Seguiva, nella segnalazione, il link ad un articolo su Avvenire.

Bonfitto e Giombini sono autori di canti che ho suonato da giovane, forse i miei preferiti. Il disco di Bonfitto “Sei grande nell’amore” (anno 1971), da cui è tratto il celeberrimo “Santo”, girava nella mia parrocchia; penso di averlo portato anche a casa, qualche volta, e mi sembra di ricordare anche un refuso sulla copertina.

Mi capita di suonarli ancora, sempre più di rado, quei canti vintage. Forse dovrei aggiornarmi, in quelle rare volte che suono, scegliere qualcosa di più moderno. Eppure, alla fine, finisco per scegliere sempre qualcosa dalla mia memoria bambina, i miei “favolosi Anni ’70”. Mi piace pensare che quei canti siano graditi anche alla generazione dei miei genitori, i nonni che frequentano oggi le nostre chiese; penso che li ascoltino e ci rivedano ragazzi allegri e spensierati. Oggi, per grazia di Dio, in quei canti non c’è solo l’amarcord: quelle parole hanno acquistato per me, per davvero, lo spessore della preghiera. Talvolta, quei canti, mi capita di suonarli con altri “reduci”, per qualche amico che ci ha lasciato prematuramente [ma forse è tutta quella generazione che se n’è andata… qualcuno ci ha cercati??? Boh …]

Ma torniamo a Bonfitto e al suo Santo. Scrivevano su Avvenire “Il successo nazionale della composizione di padre Michele ha creato, accanto alla versione originale, diversi surrogati con aggiustamenti melodici tanto che oggi c’è una versione popolare che offusca l’originale.”

In effetti tra il Santo di Bonfitto originale e quello che capita di ascoltare oggi nelle celebrazioni liturgiche (anche a San Pietro) c’è una bella differenza. Oltre che il ritmo, gli strumenti di accompagnamento, vorrei segnalare una particolarità un po’ tecnica: il Santo è scritto in tonalità di Sol maggiore e si conclude con l’accordo di Re maggiore; “cadenza sospesa” mi sembra che si chiami. Non so se ha un particolare significato, non so quanto sia diffusa in musica classica o leggera, fatto sta che è una cosa poco comune. E così, ad un certo punto, è (quasi) scomparsa nell’esecuzione: nelle nostre chiese, alla fine, si ripiega su un pacifico e rassicurante Sol maggiore (ad esempio qui)

Sul successo del Santo di Bonfitto è intervenuto, con il consueto garbo, anche Guido Mocellin, sempre su Avvenire. Mocellin sottolineava che i “video (delle diverse versioni presenti su youtube) potrebbero ben servire da metafora della Chiesa, così come lo è quella del poliedro cara a papa Francesco.”

Fui contento di questo ricordo reiterato: in una Chiesa troppo spesso distratta e dimentica, ci stavamo ricordando di un prete che ha fatto e fa cantare il santo Popolo di Dio. Non so se la stessa cosa fosse capitata anche con Giombini.

Per conto mio avevo continuato a pensare a quella Messa scritta da Padre Bonfitto. Il titolo “Sei grande nell’amore” è tratto dal canto proposto per l’atto penitenziale (“formula tropato”; da ragazzo mi chiedevo cosa volesse dire). Ricordavo a memoria i primi due versi ed eccolo per intero:

O Signor che sei mandato dal Padre a rivelarci l’immensa sua bontà. Signore pietà.
Sei grande nell’amore. Signore, pietà. Perdono, pietà.
Tu sei fonte della vita, speranza di chi tende all’eterna eredità. Cristo pietà.
Noi speriamo solo in te. Cristo, pietà. Perdono, pietà.
Tu che vivi presso il Padre e implori la salvezza per l’intera umanità. Signore pietà.
Riportaci a lui. Signore, pietà. Perdono, pietà.

Mi sembra che il buon padre Bonfitto prestasse grande attenzione ai testi. Nato nei primi anni Venti, aveva messo delle parole che a lui suonavano familiari e che noi forse non useremmo più. Ma la vera sorpresa era arrivata quando lo avevo cercato su youtube e avevo trovato questo

Come mai proprio quelle immagini a corredo della musica? Non sono esperto e quindi non so definirle, dal punto di vista stilistico. Ma non credo di sbagliare affermando che esse NON appartengono alla cultura degli Anni ’70. Tra me e me avevo ragionato: non può essere questo, oggi, il registro di comunicazione dei cristiani in Italia… Ero perplesso, non ho timore a confessarlo, ed avevo rinunciato a condividere il video con gli amici.

È stato l’intervento di Mocellin, parlando di molteplici volti della Chiesa, a farmi tornare a riflettere sull’argomento. Come il Santo di Bonfitto, nel trascorrere degli anni, ha perso la sua indole “moderna” e la sua particolarissima “cadenza sospesa”, così, mi sembra, le immagini scelte per il “Signore Pietà” segnano un ripiegamento. Se vogliamo parlare oggi di trasmissione della fede, forse dobbiamo parlare anche di questo, oltre che prendere atto delle chiese semivuote, come documentato in uno dei video della playlist di Mocellin (quello che suscita in noi un moto di tenerezza).

Non so se sia corretto parlare di ripiegamento, ma la domanda rimane: di che cosa si tratta? la prevedibile reazione a qualche eccesso del post Concilio, oppure la risposta ad una domanda [di spiritualità???] che in quegli anni era rimasta inevasa? Eravamo fuori rotta negli Anni ’70 inseguendo la modernità, oppure, viceversa, sono state poco felici le correzioni degli anni successivi? E, soprattutto, oggi, quando parliamo di e con giovanissimi e giovani, quali linguaggi dobbiamo adottare?

PS

Ho scritto per un moto del cuore, ma l’ultima cosa che desidero sarebbe la solita polemica sulla liturgia, tra modernisti e tradizionalisti. La storia degli anni passati ci appartiene e di essa, comunque, rendiamo grazie. Magari cercando di trarre qualche insegnamento, e non è detto che sia univoco…

PPS

Eccolo, l’originale (senza immagini!!!)

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