Serve un “pensiero lungo” per uscire dalla crisi. I cattolici ce l’hanno?

Nell'ultimo periodo si sono moltiplicati i luoghi e i tavoli di confronto per elaborare proposte. E la società civile chiede di essere ascoltata
26 Aprile 2020

Uscire dalla crisi per tornare a essere quelli di prima, cioè un Paese egoista e individualista, con disuguaglianze insopportabili, destinato ad un invecchiamento sempre più rapido non solo per la bassa natalità, ma per la fuga dei giovani; incapace di affrontare serenamente il tema immigrazione, trasformandola in una risorsa; con un welfare insostenibile a causa anche dell’evasione fiscale e una criminalità organizzata che ha ormai permeato pure le regioni ricche, che ritenevamo immuni. Uscirne così? No, possiamo fare di meglio, possiamo uscirne migliori. Per questo in questo periodo molte realtà della galassia cattolica, insieme a molte realtà laiche, stanno discutendo ed elaborando proposte per il futuro. Perché «ad ogni crisi ci sono due risposte possibili: diventare individualisti o contare maggiormente sulla fraternità. Credo che la seconda sia la via per l’uscita definitiva, ma richiede un cambiamento di mentalità».

Così ha detto Michele Tridente, vicepresidente Giovani dell’Azione Cattolica, in una intervista nella quale spiegava le ragioni dell’“Appello della società civile per un nuovo welfare”, firmato da molti esponenti del mondo cattolico. Un appello nel quale sostanzialmente si chiede che la società civile italiana sia coinvolta «nel presidio e nella rinascita dei tessuti sociali stravolti» dalla crisi. Stravolti sia dal punto di vista delle relazioni, che da quello della povertà economica.

Come dice il documento, stiamo vivendo uno shock «che chiede visione per affrontare non solo l’uscita da esso, ma anche e soprattutto la ricostruzione dei legami sociali e il rilancio di una migliore economia a misura d’uomo, un’economia civile, che abbia a cuore la centralità della persona, dei territori e un’attenzione costante all’ambiente e alla crisi climatica». E purtroppo, «i rischi di una mancanza di visione sono già intellegibili: da un lato lo sfaldamento dell’Europa non-unita, che ricorrendo e rincorrendo pratiche insostenibili di austerity consentirebbe alle forze populiste di cogliere l’occasione dell’emergenza sanitaria per avanzare e dettare le proprie regole contro i legami solidali degli uomini e delle donne del mondo e la loro libertà; dall’altro il rischio che la criminalità organizzata aggredisca diverse aree del nostro Paese».

L’allarme su quest’ultimo punto l’aveva già lanciato don Luigi Ciotti, ricordando che là dove c’è povertà e precarietà, la mafia trova il terreno ideale per espandersi, sostituendosi ad uno Stato che non sa rispondere ai bisogni dei cittadini. E il giornale “La Via Libera” ha ricordato che sono almeno sei le opportunità che la crisi legata alla pandemia apre alle mafie: più traffici illeciti, più droga, nuovi nuclei criminali e nuovi mercati, usura e acquisizione di attività, protezione e controllo sociale.

Il tema della criminalità si ricollega anche a quello dell’immigrazione, nella misura in cui dietro le forme più bieche di sfruttamento in agricoltura ci sono loro, le mafie. Ma il problema dell’immigrazione è più ampio, ha molti aspetti, compreso quello dei tanti che avevano un permesso di soggiorno per motivi umanitari e che se lo sono visti cancellare dai decreti Salvini. Molte realtà del mondo cattolico chiedono adesso la regolarizzazione di tutti i migranti – non solo di quelli impegnati nel lavoro nei campi, di cui abbiamo disperatamente bisogno, se vogliamo continuare a mangiare frutta e verdure.

È una proposta avanzata e sostenuta da una vasta fetta del mondo cattolico più impegnato nel sociale, che va dalla Caritas al Centro Astalli a Sant’Egidio, ma coinvolge anche singoli esperti e studiosi, come Luigino Bruni e Leonardo Becchetti, e su cui concordano anche molte realtà del mondo laico. Perfino l’Accademia dei Lincei ha preso posizione, ricordando che c’è un doppio ordine di motivazioni che spinge in questa direzione: un’urgenza sanitaria (la condizione di irregolarità fa crescere la vulnerabilità e il rischio di diffusione) e una economica: abbiamo bisogno del lavoro nei campi, ma anche delle colf, delle badanti e così via.

Il mondo cattolico esprime il proprio impegno nell’elaborare proposte per il futuro anche in molti altri tavoli e coordinamenti, come l’Alleanza contro la povertà o Asvis (Alleanza italiana per lo Sviluppo Sostenibile). E, forse, mai come in questo momento è vivace il dialogo con i laici: perché il nostro Paese ha bisogno non solo di una visione, ma di una visione condivisa. Non si tratta di prendere l’ennesimo provvedimento di più o meno breve gittata, ma di ripensare un modello di sviluppo.

Serve un pensiero lungo, che sfida la capacità dei cattolici, e della loro Chiesa, di essere, oggi, profetici.

2 risposte a “Serve un “pensiero lungo” per uscire dalla crisi. I cattolici ce l’hanno?”

  1. Francesca Vittoria ha detto:

    Serve un pensiero lungo, il primo sembra essere debellare il corvid19 ,un peso Insopportabile veder sparire in tale modo così tanti cittadini!rimane il dubbio che solo le regole senza sufficienti mezzi ne siano anche la causa. Fa pensare che allestire centri distribuzione viveri anziché lavoro, sia la porta aperta per ciò che si teme come altro virus, come traffici illeciti,lavoro nero , droga e questo perché è umiliante essere mani e braccia inerti. Ormai a progettare un nuovo domani è necessario, tener conto di una società che si presenta diversa da ieri al cui capezzale devono trovarsi a raccolta non solo i vertici governativi, ma i responsabili in ogni campo si produca, inventi e crei nonché quelle Istituzioni vitali che sopperiscono i più deboli, la Sanità, l’Istruzione pubblica e privata,nessuno escluso, un think tank coordinato dove rappresentanti il Paese mirino alla sua salvaguardia in un democratico spirito di unità nazionale e europea.

  2. BUTTIGLIONE PIETRO ha detto:

    Avevo scritto molto ma il solito dito sulla privacy mi ha portato fuori e cancellato tutto! In estrema sintesi:
    Saremo certo + buoni, grazie a Franci ma anche ai suoi vacui oppositori ( ma quando Benedetto si dissocia??), grazie anche a VN.
    OK.
    Ma il mondo va verso condizioni estreme, che porteranno a gesti inconsulti ma soprattutto a tante MISERIE. Dobbiamo essere coscienti dei BISOGNI che ci chiameranno..

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