Stavolta papa Francesco ha risposto. Come già abbiamo visto, è arrivata una sua lettera ai cinque cardinali che hanno inviato i dubbi. E al contrario della prassi tradizionale, il papa non risponde con un sì o con un no secchi, come forse loro speravano, ma articola le risposte in modo particolare e prova ad esplicitare anche la “ratio” che sta dietro ad esse.
Se i cardinali speravano di incastrare Francesco in una schema di risposta che, sui contenuti, lo ponesse in rottura con la tradizione, potrebbero avere percepito la sua lettera come un processo alle intenzioni. Qualche giornalista lo ha letto così. Ma se la richiesta era davvero sincera, come io credo, la risposta di Francesco appare come un tentativo di sollecitare i cardinali a riflettere sui presupposti impliciti del loro modo di costruire la loro teologia.
Francesco accetta di derogare alla forma espressiva della consuetudine per rendere questa occasione un vero luogo di confronto di fede e di teologie. Non chiede ai cardinali di cambiare il loro stile teologico, ma si confronta con loro apertamente realizzando un tratto sinodale molto reale e concreto. Come lui stesso dice nella terza risposta “con queste domande stesse manifestate il vostro bisogno di partecipare, di esprimere liberamente il vostro parere e di collaborare, chiedendo così una forma di “sinodalità” nell’esercizio del mio ministero.”
Ciò dimostra che oggi è perfettamente lecito avere teologie diverse all’interno della Chiesa, diverse anche da quella del papa. Nel suo discorso di apertura della XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi, commentando San Basilio, Francesco dice: “Lo Spirito Santo innesca nella comunità ecclesiale un dinamismo profondo e variegato: il “trambusto” della Pentecoste. È curioso cosa succede nella Pentecoste: tutto era ben sistemato, tutto chiaro… Quella mattina c’è un trambusto, si parlano tutte le lingue, tutti capivano… Ma è una varietà che non si capisce bene del tutto cosa significa… E dopo questo, la grande opera dello Spirito Santo: non l’unità, no, l’armonia. Lui ci unisce in armonia, l’armonia di tutte le differenze. Se non c’è l’armonia, non c’è lo Spirito: è Lui che fa così”.
Le risposte del papa perciò si comprendono sulla base di questa necessità di imparare a dialogare tra teologie diverse non cercando l’unità dei contenuti, ma la loro armonia. Discutere e confrontarsi senza omologarsi è la Chiesa. Se guardiamo le risposte da questa angolatura sinodale si possono comprendere meglio le parole scelte dal papa.
1) Sulla reinterpretazione della rivelazione. Francesco indica le verità che nella sua teologia sono essenziali: “la Chiesa deve essere umile e riconoscere di non esaurire mai la sua (della rivelazione) insondabile ricchezza e di avere bisogno di crescere nella sua comprensione”. La rivelazione, cioè, non è un insieme di verità, date una volta per tutte; il “depositum fidei” è solo l’effetto a livello cognitivo della viva vita di fede delle generazioni di cristiani che hanno creduto e credono a Cristo. La rivelazione è una relazione viva con Cristo. Se non continuiamo a reinterpretarla muore e viene tradita.
Questa continua reinterpretazione mira a due cose: “distinguere la sostanza perenne dai condizionamenti culturali” all’interno di Scrittura e Tradizione. Perché essa è incarnata e perciò espressa sempre dentro i limiti e le possibilità di comprensione dell’uomo. Inoltre permette di cogliere “ciò che è essenziale per la salvezza e ciò che è secondario o è meno direttamente connesso a questo obiettivo”, in forza di quel concetto caro a Francesco della “gerarchia delle verità”.
2) Sulla benedizione alle coppie omosessuali. Ecco un primo esempio concreto di gerarchia delle verità: “la carità pastorale deve permeare tutte le nostre decisioni e atteggiamenti. La difesa della verità oggettiva non è l’unica espressione di questa carità, che è anche fatta di gentilezza, pazienza, comprensione, tenerezza e incoraggiamento. Pertanto, non possiamo essere giudici che solo negano, respingono, escludono”. Tradotto: è molto più importante per la fede il modo con cui trattiamo con le persone, che l’affermazione delle nostre verità. Il vangelo è prima di tutto relazione, stile, atteggiamento, processo e solo dopo è verità, contenuto, regola e dogma. Ciò “poiché la vita della Chiesa scorre attraverso molti canali oltre a quelli normativi”. E la regolamentazione non può essere così ferrea e dettagliata tanto da imporre stili e atteggiamenti attraverso il codice di diritto canonico, perché essi nascono direttamente dalla qualità della propria vita di fede e non dall’osservanza della regola esterna. Perciò si deve riconoscere che si può “discernere adeguatamente se ci sono forme di benedizione, richieste da una o più persone, che non trasmettano un concetto errato del matrimonio. Perché quando si chiede una benedizione, si sta esprimendo una richiesta di aiuto a Dio”.
3) Sulla sinodalità. Proprio questo surplus della vita della Chiesa, rispetto al codice di diritto canonico consente a Francesco di rispondere sul valore della sinodalità. Essa esiste già nei fatti se cardinali e papi possono discutere di queste cose. Ma non si può “sacralizzare o imporre una determinata metodologia sinodale che piace a un gruppo, trasformarla in norma e percorso obbligatorio per tutti, perché ciò porterebbe solo a “congelare” il cammino sinodale ignorando le diverse caratteristiche delle diverse Chiese particolari e la variegata ricchezza della Chiesa universale.” Più volte nei discorsi di apertura della già citata XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi si è insistito sul fatto che il sinodo non è un parlamento. Ma non perché al metodo democratico si debba sostituire quello monarchico e nemmeno quello oligarchico. Nessuna delle classiche forme di gestione del potere che la storia ha visto passare può essere applicata da sola e direttamente alla Chiesa. Essa è un “unicum”, perché il potere dello Spirito Santo trascende qualsiasi forma costituita e regolamentata di gestione dello stesso.
4) Sacerdozio alle donne. Per quanto appena detto, Francesco sottolinea che se posto come questione di potere nella Chiesa, il tema del sacerdozio femminile non si risolve. E perciò sposta la risposta applicando quanto detto al punto 1), sulla reintepretazione della rivelazione, alla questione della “definitività” di una verità di fede: “per essere rigorosi, riconosciamo che non è stata ancora sviluppata esaustivamente una dottrina chiara e autorevole sulla natura esatta di una “dichiarazione definitiva”. Riconosce cioè un dato reale, fondato sulla storia della Chiesa: non esiste un elenco esatto e preciso di dogmi, dichiarazioni definitive e verità essenziali e non si può negare che dichiarazioni considerate un tempo “definitive”, si sono poi rivelate non esserlo. E questo perché il “depositum fidei” è un organismo vivo, che si sviluppa perché è l’esito veritativo della reale vita di fede della Chiesa in relazione a Cristo risorto. E solo nel regno di Dio sarà esplicitato esaustivamente e senza possibilità di errori.
5) Il perdono a tutti. Altro esempio di quanto detto al punto 1) sulla reinterpretazione della rivelazione. Il proposito di non commettere più peccato certamente è necessario perché l’assoluzione sancisca il percorso del perdono. Ma in questo percorso “non c’è matematica” e “ci sono molti modi di esprimere il pentimento”, tra cui, a volte anche “il solo atto di avvicinarsi alla confessione”. Così pure, richiamando Giovanni Paolo II, scrive che “la prevedibilità di una nuova caduta non pregiudica l’autenticità del proposito” di non peccare più. E ciò, pure qui, sulla base della gerarchia delle verità che Francesco concepisce: le verità relative alla confessione sacramentale “più che reliquie da custodire, sono aiuti dello Spirito Santo per la vita delle persone.”
Secondo me, non si può codificare la Verità.
Gesù dice di essere Lui, la Via e la Verità.
Se la meta sono l’Amore e la compassione, come il Suo esempio ha mostrato, ogni mio gesto dovrà chiedersi se lì potrà portare.
Non è tanto un’azione, quanto lo “Spirito” sotteso ad essa, che ne denota il segno, secondo me.
E le risposte del Papa, a me pare parlino di questo.
Le leggi e le norme oggettive servono alle istituzioni umane per regolare i rapporti, ma se la Chiesa è oltre, dovrà aiutare gli uomini a parlare con la propria Coscienza, dove parla il Padre, ad andare all’Essenza delle cose, a riflettere sul loro Spirito e Verità, e così essere Maestra per elevare il mondo..se no sarà stata solo una aggregazione umana come un’altra, con le sue leggi spazio temporali..
In Mat.11/25 Gesù ha detto ” Ti lodo pubblicamente Padre del cielo e della terra perché ai nascosto queste cose hai saggi e agli intellettuali, ma le hai rivelate hai bambini” perciò chi fa sfoggio della sapienza di questo mondo non comprende ciò che ha insegnato…cos’è semplici per persone sincere e umili
Claudio Menghini dispiace molto che lei, accecato dal suo tradizionalismo, non veda le risposte di Francesco ai cardinali “dubbisti”. Le consiglio di leggere questo intervento di Andrea Grillo. magari l’aiuterà a leggere la realtà ecclesiale post conciliare. https://www.cittadellaeditrice.com/munera/dubia-riformulati-e-ipotesi-di-risposta-tre-si-e-due-no/?fbclid=IwAR3MMSOPCsBr7DEnasyh5755jqVkJ2zEvzOLWt9EVLzXhiCIPHWY4m2obks
Non è che non vedo la risposta. Non c’è risposta. Alle 1° domande, replica vaga e confusa; alle 2° domande, silenzio.
Il professor Grillo è purtroppo uno dei cattivi maestri che insegnano a disobbedire a Dio e alla Chiesa. Rifiuta Ordinatio Sacerdotis, con vari sofismi, e insulta in modo volgare (ne sono stato testimone diretto) le persone stesse di Wojtyla e Ratzinger. Ha una concezione protestante, ma anziché presentarsi apertamente come tale, millanta cattolicesimo e resta assiso sulle sue cattedre (suppongo ben retribuite) per insegnare ai cattolici a disprezzare la dottrina. Un cattivo maestro.
Quando parlavo dei paraocchi del cavallo intendevo proprio il procedere con l’angolo della propria visuale limitato.
Nello specifico angolo eccentrico.
Per il quale chi vede diversa-mente fa solo propaganda ed é ovviamente un bugiardo.A priori.
Cosi per la schiavitû ha cancellato anche il de las Casas, prete
Per UCCIDERE la sua morale dipende dalle circostanze ( dicesi relativismo etico), idem x l’aborto.
Che pena pur di non ammettere che la morale a Roma é cambiata spesso dare del bugiardo all’interlocutore..,😭😭
Esiste la Psicologia Politica e così la Psicologia Religiosa. Fate attenzione perchè la Sottigliezza nella vostra mente non sarà mai la Fede ma l’Illusione di possederla. Questa è Psicologia.
In un mom di cambiamento la cosa peggiore sta nel procedere come un cavallo con le paratie.
L’incapacità di semplicemente prendere in considerazione quello che l’altro dice impedisce una relazione seria e proficua.
Ad es. Reclamare che non si potrebbe cambiare in materia di morale dopo che fu cambiato vs pena di morte, vs aborti. Vs schiavitû é davvero aver staccato la spina della ragione. Cui prodest??
La Chiesa non ha mai contraddetto un insegnamento morale. I tre esempi sono sbagliati, ma il testo per spiegare bene eccede i 1000 caratteri. Sintesi.
Pena di morte: Ladaria nella sua lettera ha spiegato che non è un intrinsece malum. Non si può dire sia sempre illecita. Può essere necessaria in casi auspicabilmente rari.
Aborto: uccidere un innocente è sempre male. Ciò che è cambiato è la comprensione di quando c’è un nuovo essere umano. Ai tempi di San Tommaso si pensava verso il terzo mese. Oggi la genetica ci dice che è già con il concepimento.
Schiavitù: la riduzione dell’uomo a cosa è sempre male. La servitù è lecita se entro limiti di dignità.
Studiare, invece di ripetere a pappagallo bugie inventate dalla propaganda.
In realtà, il Papa NON ha risposto. Alla prima serie di domande dei cardinali, ha replicato con tortuosi giri di parole, da cui non è possibile interpretare univocamente il senso della risposta, ma semmai ciascuno può trovarci ciò che vuole trovare.
Per cui i cardinali gli hanno riproposto le domande in forma più netta, chiedendo di rispondere chiaramente sì o no, secondo ciò che insegna Cristo (“Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal Maligno”).
A questa seconda serie di domande, in cui sarebbe stato impossibile mettere quel “di più”, il Papa non ha risposto.
provi caro Gilberto Borghi a chieder a un semplice fedele se IL PAPA HA RISPOSTO
per esempio alLA primA QUESTIONE ” è possibile che la Chiesa insegni oggi dottrine contrarie a quelle che in precedenza ha insegnato in materia di fede e di morale, sia da parte del Papa “ex cathedra”, sia nelle definizioni di un Concilio ecumenico, sia nel magistero ordinario universale dei vescovi sparsi nel mondo (cfr. “Lumen Gentium” 25)?
cosa ha risposto il papa : sì oppure no ? NE Sì NE NO la risposta del papa comincia da un “dipende “.
“La risposta dipende dal significato che attribuite alla parola “reinterpretare”. Se è intesa come “interpretare meglio”, l’espressione è valida. I
dunque alla domanda se è possibile che oggi la Chiesa insegni dottrine contrarie a quelle che ha in precedenza insegnato la risposta papale
e’ “dipende”.
Ma davvero a questioni importanti e complesse si pretende che si possa rispondere solo sì /no? Trovo puerile e ricattatorio questo atteggiamento.
il due per cento dei cardinali ha dei dubia… e si conterebbero che il Papa risolvesse con sì, no… sono forse i cardinali che vorrebbero riproporre San Paolo alla lettera, imponendo il silenzio alle donne nelle assemblee? Vorrei che parimenti, se questo è il loro desiderio, facciano come richiesto da Cristo, di andare in infradito a convertire il mondo, senza un soldo in tasca, senza ori, senza prebende. Bello farre i teologi con il c. degli altri
Certo che è possibile rispondere sì o no. Poi per spiegare perché sì o perché no servono più parole, ma intanto si può rispondere. Una donna può essere ordinata sacerdote? Si può rispondere sì o no. Il magistero infallibile ha già detto di no, ma siccome tanti cattivi maestri non si danno pace e rifiutano Ordinatio Sacerdotalis accatastando sofismi, sarebbe utile un chiarimento per “confermare i fratelli nella fede”. Il Papa esiste per questo, non per imporre le sue opinioni personali sul cambiamento climatico o altro tema opinabile.
Sono totalmente d’accordo. È ora di finirla del dire e non dire, del potrebbe, del penserei ecc. Il popolo necessita di risposte chiare e semplici sia da Roma che localmente dove la gerarchia ovviamente si adegua. La benedizione dei sodomiti, perché tali sono, grida vendetta e al Sinodo stanno a chiedersi : con l’acqua santa o con l’intendo? Fate pena
o: se non si vuole sostituire la “pietra d’angolo” con un pilastro fatto diverso, allora si conviene che la sensibilità umana puo essere aiuto, guida a indicare il giusto cammino. Dio ha dettato in comandamenti e il Figlio insegnato la via nelle beatitudini, come via per l’uomo alla vita eterna. anche di essere misericordioso, provando amore verso le fragilità che sono nella creatura umana la quale meno sa sopportare di certe bassezze In civiltà oggi raggiunte: una società che non si accorge di aver cambiato il proprio sembiante ,noncurante di possedere quei valori che sanno ammantare di dignità la sua stessa povertà, esistere senza la eredità di una fede che guarda a vita eterna della persona uomo., Non consente di benedire ma redaguardire quelle vie come le guerre che sono di morte anche se dichiarate giuste. Sinodare demandando a Dio ogni clemenza e al quale ci inchiniamo .