Nei luoghi della memoria

Tutti a piedi, in cerca di testimonianze e di antichi e nuovi testimoni. Un modo diverso per formare i catechisti promosso dalla diocesi di Roma
2 Dicembre 2011

CHE FIGURA!

C’è un prete, a Roma, che s’è fatto venire un’idea e le ha dato gambe. Dirigendo l’Ufficio catechistico diocesano, vuole dare una mano ai parroci nella formazione dei catechisti. E che fa? Convoca i catechisti una volta al mese in una chiesa differente, li intrattiene per un’ora con una lezione di storia della Chiesa (con la C maiuscola) e per l’ora successiva li porta in giro per la chiesa (con la c minuscola) a vedere opere d’arte.

La cosa funziona, se è già al quinto anno di vita e riesce a coinvolgere dai 100 ai 150 catechisti per incontro. Perché funziona? Oltre alla bravura del conduttore e alla scelta degli argomenti, il valore aggiunto è dato dai luoghi, che sono luoghi della memoria: non avrebbero la stessa efficacia, gli incontri, se fatti in una sala parrocchiale. Tanto meno con una teleconferenza o un corso per corrispondenza. Grazie ai luoghi, e al fatto di metterci i piedi, si coglie quanto la nostra fede sia debitrice a quella di chi ci ha preceduto. Si capisce che la fede non è soltanto credere in Qualcuno: è anche credere con altre persone e credere attraverso qualcuno, che ci ha parlato di Dio in parole e opere… da un luogo. Giusto per fare due esempi, sabato 3 dicembre si va alla cappella dei Re Magi (di Borromini), nel palazzo di Propaganda Fide, per parlare di scoperta dell’America e di missioni. Mentre sabato 14 gennaio, a Santa Maria dell’Anima, il tema sarà Lutero e la riforma protestante. È chiaro che non sono luoghi da idolatrare – in sé, un luogo vale l’altro –, ma da ritenere – questo sì – un po’ come reliquie. Consapevoli, come l’emorroissa dei Vangeli, che per ricevere un dono basta toccare un lembo di mantello: nel luogo, infatti, si fa memoria delle persone che da lì, camminando insieme, hanno fatto camminare la storia.

Si può dire che «è facile, a Roma, con tutto quello che c’è a Roma». Ma una cosa così, fino a cinque anni fa, non l’aveva pensata nessuno. Il prete in questione, don Andrea Lonardo, che giustamente va nominato (senza voler idolatrare nemmeno lui), non s’è fermato alla storia della Chiesa. Nell’ottobre 2010 ha organizzato quattro serate su Caravaggio, nelle chiese per le quali l’artista aveva realizzato le proprie tele: cosa ben diversa dal vedere i quadri in un museo. E, a maggio 2011, per approfondire il ruolo dei cattolici nella costruzione dell’unità d’Italia, ha proposto altri tre incontri in luoghi significativi: il Pantheon (per esaminare l’Ottocento), il teatro dei Comici (sul primo dopoguerra: là dove don Sturzo nel 1919 lanciò l’appello ai Liberi e Forti, carta istitutiva del Partito Popolare) e la chiesa di S. Ivo alla Sapienza (sul secondo dopoguerra: nel luogo in cui don Giovanni Battista Montini, prima di diventare Paolo VI, si riuniva con i fucini, alcuni dei quali sarebbero diventati padri della Costituzione). Va detto che in tali occasioni, aperte a tutti, don Andrea non ha fatto lezione, limitandosi a introdurre gli interventi di due esperti. Per il 2012 ha programmato quattro incontri su Michelangelo, Raffaello e il Rinascimento a Roma, a 500 anni dalla volta della cappella Sistina e della stanza della Segnatura: anche lì quattro luoghi diversi, con gran finale alla cappella Sistina insieme al card. Vallini.

Non si vuole spaventare nessuno proponendo un metodo irriproducibile, data l’unicità di Roma. Ma far notare che ci si ispira ai pellegrini: i quali, andando a piedi a vedere e a toccare, capiscono meglio il legame della fede con la città e i suoi abitanti. Il metodo, tra l’altro, non è assolutamente una presa di distanza da Internet: tant’è che esiste un sito (www.gliscritti.it) per prepararsi, approfondire, rivedere… Certo, è fondamentale lasciare sedie e poltrone. Un nuovo ambito di applicazione di quest’idea potrà forse essere quello dei giovani cresimati, da non chiudere in una saletta parrocchiale per l’ennesima riunione ma da portar fuori, a incontrare testimoni odierni nei luoghi ove essi operano. Sì, perché nella Chiesa, oltre alle figure delle opere d’arte, ci sono pure delle belle figure di cristiani da conoscere.

 

 

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

I commenti devono essere compresi tra i 60 e i 1000 caratteri. I commenti sono sottoposti a moderazione da parte della redazione che si riserva la facoltà di non pubblicare o rimuovere commenti che utilizzano un linguaggio offensivo, denigratorio o che sono assimilabili a SPAM.

Ho letto la privacy policy e accetto il trattamento dei miei dati personali (GDPR n. 679/2016)