Il ‘cuore pastorale’ di Gesù

Alcune note di Vezio Zaffaroni sul nuovo ciclo di catechesi del Papa sul tema dell’evangelizzazione
24 Gennaio 2023

«Dio ha nostalgia di chi si allontana, neanche l’uomo abbandoni il prossimo»: così si è espresso papa Francesco mercoledì scorso, all’udienza generale, nell’ambito del ciclo di catechesi sull’evangelizzare e sullo zelo apostolico, ciclo avviato la settimana prima, dopo il ciclo sul discernimento.

Il Santo Padre ha fatto una riflessione su Gesù e sul suo cuore, che non lascia che nessuno “si arrangi”, ovvero egli non dimentica nessuno, ma tutti gli stanno a cuore, sono nel suo cuore. Per descrivere questa “passione di Gesù per l’uomo” Francesco ha indicato l’immagine del buon Pastore che “da la vita per le proprie pecore” (Gv 10,11).

In quell’epoca fare il pastore non era solo un lavoro che richiedeva comunque del tempo e molto impegno, ma era era un modo di vivere: ventiquattrore al giorno, stando con il gregge, portandolo al pascolo, dormendo con loro, prendendosi cura di quelle più deboli. In poche parole, Gesù non fa qualcosa per noi, ma dà tutto, dà la sua vita per noi e il suo è un cuore pastorale perché fa proprio il pastore con tutti noi.

Questo termine, pastorale, indica anche l’azione della Chiesa, della comunità dei cristiani che deve confrontarsi e imitare, nel suo approccio con il mondo e nella sua azione di evangelizzazione, il modello di Gesù, buon Pastore. Da qui l’invito del Papa a stare con Gesù per scoprire il suo “cuore pastorale” che palpita sempre per chi è smarrito, perduto e lontano: «Quante volte il nostro atteggiamento con gente che è un po’ difficile si esprime con queste parole: “Ma è un problema suo, che si arrangi”. Ma Gesù mai ha detto questo, ma è andato sempre incontro a tutti gli emarginati, ai peccatori. Era accusato di questo, di stare con i peccatori, perché portava proprio loro la salvezza di Dio».

Da qui deriva “lo zelo di Dio” che non sta a contemplare il recinto delle pecore e nemmeno le minaccia perché non se ne vadano, ma cerca quelle che sono uscite o si sono perse. Dice Francesco: «La nostalgia per coloro che se ne sono andati è continua in Gesù… non ha rabbia o risentimento, ma un’irriducibile nostalgia di noi. Gesù ha nostalgia di noi e questo è lo zelo di Dio».

E noi cristiani cosa possiamo e dobbiamo fare? Nelle vicende del nostro vissuto quotidiano, incontrando gli altri, abbiamo una bella e grande occasione di testimoniare loro la gioia di un Padre che li ama e che non li ha mai dimenticati; senza fare proselitismo perché, dice Francesco, «fare proselitismo è una cosa pagana, non è religiosa né evangelica… Chiediamo nella preghiera la grazia di un cuore pastorale, aperto, che si pone vicino a tutti per portare il messaggio del Signore e anche sentire per ognuno la nostalgia di Cristo».

Da ultimo un monito per tutti e uno per coloro che hanno la responsabilità della guida: «Senza questo amore che soffre e rischia rischiamo di pascere solo noi stessi, la nostra vita non va… i pastori che sono pastori di se stessi, invece di essere pastori del gregge, sono pettinatori di pecore squisite».

Quanto detto fin qui sono immagini di una Chiesa “ospedale da campo” (tanto cara a Francesco), che non ha paura di immischiarsi con le vicende del mondo e dell’uomo pur non essendo “del mondo”… del resto perché altrimenti Dio si è incarnato, si è fatto uomo? Vale la pena di seguire questa catechesi nei prossimi mercoledì su cosa vuol dire e come evangelizzare oggi, in questi anni venti del Duemila.

 

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