Nel post.it del 7 agosto avevo evidenziato una sintonia tra Papa Francesco e Fabrizio De André, emersa durante la GMG di Lisbona: «quando guardiamo il Crocifisso, che è tanto doloroso, una cosa così dura, vediamo la bellezza dell’amore» – ha detto il vescovo di Roma durante la Via Crucis con i giovani; «nel vedere quest’uomo che muore / madre, io provo dolore/ nella pietà che non cede al rancore / madre, ho imparato l’amore» – cantava il Faber nella canzone Il testamento di Tito.
Questa sintonia mi ha predisposto a coglierne un’altra. Infatti, quando nell’omelia letta durante la messa per la GMG, Francesco ha messo in luce il terzo verbo da portare «con noi ritornando alla vita quotidiana», non ho potuto non pensare alla canzone che chiude “V”, l’ultimo album di Alessandro Mannarino: «non aver paura alcuna» ripete il cantautore romano nel ritornello di Paura, «non abbiate paura» ricorda il vescovo di Roma sulla scia dei «non temete» evangelici del Gesù trasfigurato (Mt 17,7) o risorto (Mt 28,10).
La sintonia, però, non termina qui: anche i destinatari dell’esortazione sembrano essere analoghi. Se, da un lato, Francesco si rivolge ai giovani che coltivano «sogni grandi ma spesso offuscati dal timore di non vederli realizzati» e perciò, dice loro, «pensate di non farcela (…) tentati in questo tempo di scoraggiarvi», perché «impegno e fantasia nella vita (…) vi sembra che non bastino»; dall’altro lato, Alessandro Mannarino canta di come «quando passa una stella cadente / tu non chiedi niente / e ne hai passate così tante / che non racconti niente / (…) e intorno ai tuoi passi non c’è più nessuno / davanti ancora brace, dietro solo fumo». Se il vescovo di Roma esorta i giovani tentati «di nascondere il dolore mascherandolo con un sorriso», il cantautore romano si domanda «quante volte hai sorriso mentre piangevi liquore?»; se il primo, allora, mette in guardia i giovani dalla tentazione di «giudicarvi forse inadeguati», il secondo racconta di «quanti fiori ho visto farsi male / con le proprie spine» chiedendosi «chissà se c’è riuscito mai qualcuno / a non perdere il profumo». Infine, se il Papa sudamericano esalta la volontà dei giovani di «cambiare il mondo» e «lottare per la giustizia e la pace», il Mannarino politico afferma con disincantato realismo: «e poi hai provato a raddrizzare la schiena / e poi hai provato a non fare più pena / ma che può fare uno da solo contro il sistema? / Ah, se fossimo in tanti / se fossimo in tanti, saremmo il sistema».
Certo il cristiano, oltre al dover dire «a sé stesso, nel proprio cuore, queste parole: “non abbiate paura”», ha il sostegno dello sguardo dell’altro, soprattutto dell’Altro che si è incarnato: «cari giovani, vorrei guardare negli occhi ciascuno di voi e dirvi: non temete, non abbiate paura» – afferma Papa Francesco – «di più, vi dico una cosa molto bella. Non sono più io, è Gesù stesso che vi guarda ora (…) e oggi Lui dice a voi, qui, a Lisbona, in questa Giornata Mondiale della Gioventù: “Non temete, non temete, coraggio, non abbiate paura!”». La visione antropologica di Mannarino prevede invece, almeno per ora, solo la possibilità di guardarsi allo specchio, per scorgere il proprio io profondo, la propria alterità: «se stai cercando la persona che cambierà la tua vita / dà un’occhiata allo specchio». Per poi, eventualmente, attestare, testimoniare all’altro che, sì, si può non avere paura: «io sto solo cercando di non stare male / e di farti sentire / che io non ho paura alcuna».
Entrambi, però, propongono come antidoto alla paura quella bellezza, quella luce, quella luminosità che si sprigionano da noi quando amiamo gli altri, nonostante le loro imperfezioni, nonostante il male sperimentato. Il cantautore romano, infatti, ci esorta nel nostro scavo interiore a «non avere paura di trovarci dentro / tutta la tua bellezza, tutto il tuo tormento / guardati in faccia, non sei nessuno / tu sei il numero uno», proprio perché «stai amando qualcuno», o meglio qualcuna, nonostante averla vista «nuda» nel suo essere «una disgraziata», nonostante essere stato «quello che guarda giù dalla finestra» domandandosi «chissà se c’è un’altra vita dopo di questa / se t’aspettavi una fine diversa». Papa Francesco, in modo analogo, sulla scia del «“bagno di luce”» sgorgante dal Gesù trasfigurato, ci ricorda che «non diventiamo luminosi (…) quando esibiamo un’immagine perfetta, ben ordinata, ben rifinita, no; e neanche se ci sentiamo forti e vincenti», ma «diventiamo luminosi, brilliamo quando (…) impariamo ad amare», a percorrere il «il cammino dell’amore», nonostante gli «egoismi mascherati da amore», nonostante le «tante oscurità che ci assalgono nella vita».
Certo, in Mannarino non si tratta ancora della «luce della resurrezione» di cui parla Francesco, ma senza dubbio egli esprime «le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi» di cui parla l’incipit della Gaudium et spes – implicitamente evocato dal vescovo di Roma quando ricorda quanto Gesù conosca le nostre «gioie» e «tristezze, i nostri «successi» e «fallimenti» – e che perciò ancora oggi, soprattutto oggi, non possono non trovare «eco» nel nostro cuore.
Ad ascoltare il dire del cantante il suo non “avere paura” si differenzia da quello proclamato da un Papa: perché malgrado l’affermazione il cantautore prosegue con enumerare del le realtà che sono tristemente anche vissute e non c’è all’orizzonte prospettive di speranza, cambiamento possibile. La Chiesa nel proporre il “non aver paura” può affermare che si, c’è unaPersona alla quale guardare e ascoltare con fiducia, chiedere aiuto, la quale può offrire doni grandi quali un “ aspirare avere vita per sempre, niente di ciò che oggi possediamo di valore e di buono facciamo andrà perduto ma sarà scritto in cielo in quel Regno che già fin d’ora esiste. e che siamo noi a realizzarlo se camminiamo sulle orme di chi ha insegnato come e quale è la caratteristica del vero amore.
indubbiamente apprezzabile il lavoro per cercare un parallelo, proprio Alessandro però è uno degli autori più critici riguardo alla Chiesa, si legga il testo di ‘Serenata Lacrimosa’ o meglio ‘Maddalena’ che è stata addirittura censurata da youtube per un certo periodo e non credo farebbe piacere a Papà Francesco.
Grazie Andrea Rossi per l’apprezzamento. Il parallelo, però, è stato volutamente fatto con Mannarino, proprio perché estremamente critico con la Chiesa e la Religione (in quella e in molte altre canzoni). Non so cosa ne penserebbe il Papa, ma credo che sarebbe d’accordo con il tentativo di trovare collegamenti e, magari, strade di dialogo, proprio con chi è più critico nei “nostri” confronti.