Donne consacrate che abbandonano il velo e il monastero dove vivono per i troppi abusi di potere subiti e si ritrovano così sole e inermi da dover scegliere la prostituzione per mantenersi. Da suore a prostitute. Sembra la trama pruriginosa di una fiction di cattivo gusto è invece il destino reale e tragico di alcune ex-suore che, già nel febbraio 2020, veniva evidenziato in un’intervista dal cardinale João Braz de Aviz, a capo della Congregazione vaticana per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica.
Quel colloquio, apparso sul mensile de L’Osservatore Romano “Donne Chiesa Mondo”, è stato tra i primi articoli a scoperchiare il “vaso di pandora” degli abusi di potere e di coscienza perpetrati sulle religiose nelle congregazioni femminili che spesso hanno come esito finale l’esclaustrazione, l’abbandono dell’abito da parte delle vittime. Già negli anni precedenti, l’esplosione nella Chiesa dello scandalo della “pedofilia”, e cioè degli abusi sessuali su minori commessi da chierici, aveva – seppur con drammatico ritardo – provocato un processo di autocritica e evidenziato come all’origine di tali fenomeni ci fosse nelle comunità cattoliche una degenerazione dell’esercizio del potere. Nella sua Lettera al Popolo di Dio dell’agosto 2018, dedicata a questo tema, Papa Francesco parlava con chiarezza di “abusi di potere e di coscienza” e puntava il dito sul “clericalismo” come modo anomalo di intendere l’autorità nella Chiesa. Così, soprattutto dopo il passo decisivo dell’incontro sulla Protezione dei minori nella Chiesa, che aveva riunito le conferenze episcopali di tutto il mondo in Vaticano nel febbraio 2019, il tema degli abusi, sessuali ma non solo, sulle religiose, ha progressivamente conquistato spazio. Nell’agosto 2020, la pubblicazione sulla rivista dei gesuiti La Civiltà Cattolica dell’articolo di padre Giovanni Cucci “Abusi di autorità nella Chiesa: problemi e sfide della vita religiosa femminile” segnava una svolta decisiva evidenziando la gravità del tema inesplorato della crisi della gestione del potere in alcune comunità religiose e del dramma delle donne costrette a lasciare le congregazioni, traumatizzate psicologicamente, abbandonate, emarginate e con lo stigma delle traditrici. Un tema in realtà già sollevato nel 2017 dal documento vaticano Per vino nuovo otri nuovi tracciando un bilancio della situazione della vita religiosa postconciliare.
Ora, il volume di Salvatore Cernuzio “Il velo del silenzio. Abusi, violenze, frustrazioni, nella vita religiosa femminile”, pubblicato a novembre dalla San Paolo, segna un altro passo decisivo verso la consapevolezza della necessaria – e ormai ineludibile – riforma di queste comunità. L’autore, vaticanista presso il Dicastero della Comunicazione vaticana, muovendo esplicitamente dall’articolo pubblicato più di un anno fa da padre Cucci, è riuscito a raccogliere undici testimonianze, (nove di ex-suore e due di religiose professe) che – seppur anonime – incarnano una crisi finora evocata astrattamente e danno finalmente voce alle vittime, protagoniste loro malgrado di storie di vessazioni, persecuzioni e umiliazioni psicologiche, divieti e obblighi crudeli e incomprensibili, episodi di razzismo e vere e proprie violazioni delle norme canoniche. Nelle vesti delle carnefici, con profili psicologici evidentemente disturbati, ci sono spesso madri superiori innamorate del proprio potere che lo esercitano pretendendo un’obbedienza cieca, che sfiora lo schiavismo, ma soprattutto abusando del nome di Dio. Una degenerazione anti-evangelica che non può non suscitare – come bene sottolinea l’autore nella sua nota in apertura – un ripensamento del sistema interno della vita religiosa femminile e un processo di riforme come quelle già avviate in molti seminari.
L’anonimato e i nomi fittizi dietro i quali si celano le undici drammatiche vicende raccontate da Cernuzio, inquietano vieppiù se si riflette sull’impossibilità (o l’incapacità?) che queste undici donne hanno oggi di parlare a volto scoperto per timore di vendette o ritorsioni. Ed è impossibile non connettere le storie di questi abusi di potere perpetrati nei conventi (ma ce n’è anche uno di natura sessuale commesso da un prete) alla vexata quaestio del maschilismo clericale e del ruolo della donna nella vita ecclesiale.
Tra gli spunti positivi del volume, oltre all’eroica resistenza nella fede e nella vocazione alla vita religiosa della maggior parte delle vittime, anche una volta uscite dalla congregazione, la lettura in chiave sinodale di queste testimonianze fatta, nella sua Prefazione, da suor Nathalie Becquart, sottosegretario della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi. Consapevole che queste distorsioni nell’esercizio dell’autorità ecclesiale – in modo più o meno raccapricciante – non appartengano solo alle comunità religiose femminili, la Becquart auspica l’abbandono del “modello clericale” della Chiesa per un ingresso in un nuovo “modello sinodale” che implica “l’ascolto e la partecipazione di tutti e l’assunzione di responsabilità congiunte”.
Leggendo queste drammatiche storie di vita ecclesiale si comprende meglio forse il senso dell’inedito percorso sinodale avviato ad ottobre da Papa Francesco. Un processo fondato sull’ascolto, anche di grida estreme come queste, che a qualcuno pare astratto e astruso e ha invece a che fare, anche, con la carne viva dei credenti, oltre che con le loro anime.
Ho avuto una zia suora di s.Anna ed una di clausura.Potrei parlare male ma anche di bene, molto bene.
Il faro che vorrei accendere è su cosa può succedere iin un gruppo femminile richiuso su se stesso.
Gelosie, invidie, supremazie, gerarchie ufficiali e sotterranee.. Che investono tutto, anche gli indumenti intimi😂
Forse le sorelle Materassi dicono q.cosa..
La mia tesi. è che sono INEVITABILI.
Quindi prendiamo e atto e modifichiamo il tutto.
Está muy bien descrita la situación por la que pasa una monja víctima de abusos de poder. Yo he sido carmelita descalza durante 20 años y tuve que dejarlo precisamente por maltrato psicológico y abusos de autoridad por parte de varias prioras. He escrito un libro contándolo y analizando el problema. “Cuidemos la vida consagrada”, que salió el año pasado por estas fechas. Más información en mi página web http://www.hortensialopez.com