Armida Barelli: una beata attuale!?

Oggi Armida Barelli viene beatificata a Milano: una figura femminile che ancora oggi può dire molto sul ruolo della donne nella Chiesa
30 Aprile 2022

Tra i due beati che oggi verranno proclamati nel duomo di Milano, vorrei parlare della venerabile Armida Barelli (Milano 1882 – Marzio 1952), in quanto donna capace di idee e intuizioni all’avanguardia per il suo tempo e per “l’universo femminile”, che la rendono quanto mai attuale. Bisogna innanzitutto dire che non la possiamo considerare una beata da “immaginetta stereotipata”: figlia della “Milano bene” del suo tempo, conosceva tre lingue, era una bella ragazza, aveva un’intelligenza innata e iniziò il suo apostolato, il suo impegno civile dedicandosi ai poveri, ai bambini abbandonati “sporcandosi le mani” Questo le permise di ascoltare i bisogni degli altri per poi agire e risanare le ferite del corpo.

Grandi sono le opere che hanno contraddistinto la sua vita: nel 1918 dà vita alla Gioventù femminile cattolica milanese, che poi si estende a tutta l’Italia; nel 1919, assieme a padre Agostino Gemelli, fonda l’Istituto Secolare delle Missionarie della Regalità di Cristo. Nel 1921 fa parte del gruppo dei fondatori dell’Università Cattolica, fermamente convinta di dedicarla al Sacro Cuore (di cui era particolarmente devota); contribuisce alla nascita dell’Azione Cattolica italiana di cui sarà vice presidente nazionale, promuovendo una vasta opera di formazione spirituale e di discernimento vocazionale.

Ma perché la possiamo considerare una beata attuale?
Essenzialmente per due motivi. Il primo è da ricercarsi nella “rivoluzione femminile” portata avanti dalla Barelli: era profondamente convinta che le donne potessero dire e fare molto in tempi di profondi cambiamenti sociali ed ecclesiali, quali erano i suoi, i primi anni del Novecento, come lo sono quelli odierni. Pertanto riponeva grande fiducia nel valore delle donne, delle ragazze e giovani in particolare, perché potessero incidere positivamente nella società e nella vita ecclesiale; nel 1923 così scriveva: «Avanti insieme nella bella e grande famiglia cristiana… professoresse e analfabete, aristocratiche e contadine, studentesse e operaie, maestre e impiegate, casalinghe e artigiane perché siamo una forza noi donne in Italia». Questa “rivoluzione femminile” oggi, pur facendo grandi passi, non si è ancora conclusa.

Un secondo motivo lo troviamo in quella che è una grande povertà della Chiesa e della società: la mancanza di formazione e di protagonismo delle donne: “essere per agire, istruirsi per istruire, santificarsi per santificare” erano le parole d’ordine che venivano proposte alle giovani del suo tempo. Questo aspetto riguardava anche la Chiesa al suo interno, tant’è che l’esperienza milanese della Gioventù femminile cattolica, su sollecitazione di papa Benedetto XV, si estese a tutta l’Italia e Ida – come era chiamata in famiglia – viene inviata “non come maestra tra le allieve ma come sorella tra le sorelle”, affinché le giovani prendessero coscienza del loro essere cristiane, alimentando la propria fede con letture e meditazioni, e scoprendo la loro dignità di donne. La suddetta esigenza di formazione aveva anche un risvolto sociale, la cosiddetta “questione sociale”: non un corso di “economia domestica”, come era abitudine allora, per essere poi delle brave mogli e brave mamme, ma una preparazione per affrontare le questioni sociali del tempo. La sua tenacia e convinzione la portò, percorrendo tutta l’Italia, a far uscire di casa, far parlare in pubblico, diventare protagoniste della vita della Chiesa e delle società tantissime ragazze e giovani.

L’azione concreta e le sollecitazioni convinte di Armida Barelli hanno inciso nel contesto sociale e, come dicono i vescovi italiani nel messaggio per la prossima Giornata dell’Università Cattolica, fu all’origine di “un cattolicesimo inclusivo, accogliente e universale”, in altre parole un modo nuovo di essere Chiesa, di vivere la vita cristiana; una maniera diversa per incidere nella società e per essere decisive per cambiare il mondo.

Non è forse quanto mai attuale una tale figura di beata? Non è così vicina da ritenerla “una sorella maggiore” che ci può guidare e indicare la rotta da percorrere?

Una risposta a “Armida Barelli: una beata attuale!?”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Un altro nome scritto in caratteri d’oro, nell’album di una Chiesa in Cammino. Una donna “moderna” con obiettivi raggiunti grazie a un carattere determinato, a una Fede diventata credo reale. Come fenomeno carsico Ella ha rotto certi tabù vigenti nella società dell’epoca, la donna confinata all’ambito domestico, e con lei molte altre l’hanno seguita presenti nella societa in tutti i campi di questa in evoluzione, ma anche portando un messaggio quello evangelico. Ecco dunque riposizionanata la figura femminile accanto a quella maschile a supportare in completezza quei doni che uomo/donna.Dio ha dotato l’essere umano. Ben merita dunque il suo nome essere conosciuto in ogni ambito educativo stimolo per ogni nuova generazione ad essere in ogni campo artefice, segno di fertilità della mente e del cuore

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