Per fortuna, Gesù ritorna

Il vangelo della domenica in Albis, attraverso la paura degli apostoli e il dubbio di San Tommaso, ripropone il tema della fatica di credere
7 Aprile 2024

Come ogni anno, nella domenica in Albis, il Vangelo ci ripropone la figura dell’apostolo Tommaso: un uomo in ricerca, ma non senza fede.

Racconta dunque Giovanni (20, 19-31) che, la sera del primo giorno dopo il sabato, i discepoli se ne stavano insieme, in un luogo non specificato, ma comunque a porte chiuse, perché avevano paura. E avevano paura nonostante il fatto che Pietro e l’altro discepolo “che Gesù amava” avessero già constatato che Gesù era risorto e nonostante che, nel caso fosse rimasto qualche dubbio, Maddalena aveva raccontato di averlo incontrato personalmente.

È umano avere paura, ed è umano, quando si ha paura, ritrovarsi tutti insieme in un luogo che ci faccia sentire protetti. Ma dov’era Tommaso? Perché non era lì con loro? Lui non aveva paura, per cui se ne andava in giro, oppure sulla paura prevaleva il bisogno di avere una risposta alle proprie domande, alla propria irrequietezza?

Fatto sta che, quando Gesù arriva, Tommaso non c’è, e quindi si perde l’incontro e le tre cose importanti che Gesù fa. La prima è che dona ai discepoli la pace: quel “pace a voi” ripetuto due volte non è solo un augurio, è un vero regalo.

La seconda è che si fa riconoscere, grazie alle ferite, e grazie a questo i discepoli ritrovano la gioia: improvvisamente tutto diventa leggero e sopportabile, perché il Maestro è ancora con loro.

La terza è il mandato: «come il Padre ha mandato me, così io mando voi». Che vuol dire aprite quelle porte, affrontate il mondo.

Ma Tommaso perde soprattutto il soffio vitale, quello con cui Gesù trasmette lo Spirito Santo e che richiama quello con cui Dio creò l’uomo (Gn 2,7). Se alitando Dio aveva trasmesso la vita trasformando un po’ di fango in un uomo, questa volta, alitando lo Spirito, Gesù trasmette una vita nuova ai discepoli, trasformandoli in missionari e specificando loro il mandato: «a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi». Ai discepoli Gesù non consegna potere, se non quello di perdonare, che poi implica accogliere: misericordia e perdono, questo è ciò che caratterizza la Chiesa, perché Gesù non ha portato la salvezza solo ai suoi, ma a tutti gli uomini.

Tommaso non c’è: si è perso questa gioia, questi doni, questo mandato. E non riesce a credere a quello che gli altri gli raccontano. Eppure non li ha abbandonati, non si è allontanato, fa ancora parte della comunità, tant’è vero che loro sentono il bisogno di farlo partecipe. Ma lui ha bisogno di più: non ce la fa a credere per sentito dire.

Del resto, non è la prima volta che Tommaso dubita: durante l’ultima cena, quando Gesù aveva detto di avere preparato un posto per ciascuno nella casa del Padre, lui aveva chiesto: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo sapere la via?». E Gesù aveva risposto: “Io sono la Via, la Verità, la Vita” (Gv. 14, 3-7).

Per fortuna, Gesù non si ferma di fronte a una manifestazione di scetticismo o a un no e quindi, otto giorni dopo, torna apposta per lui e lo sfida a toccarlo: «metti qua il tuo dito…». Anche se l’arte ama rappresentare l’apostolo che con il dito tocca le piaghe del corpo di Gesù, Giovanni non ci dice che l’ha fatto. ci racconta invece una reazione immediata he fa sì che lo scettico Tommaso diventi il primo uomo a definire “Dio” Gesù Cristo. In mezzo alla sua comunità, ritrova la fede, e una fede salda. In fondo, sarà lui a evangelizzare la Siria e la città di Edessa, a fondare la prima comunità cristiana di Babilonia e in Mesopotamia, a convertire l’India e ad arrivare fino in Cina, per poi morire martire in India.

Ma l’evangelista Giovanni sta parlando per dei cristiani che Gesù non l’hanno incontrato di persona e non potranno incontrarlo. A loro è rivolto quell’avvertimento con cui Gesù chiude la conversazione: «Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!». Una frase che si potrebbe aggiungere alle otto beatitudini, accanto a «beati i puri di cuore, perché vedranno Dio».

Questo è il nostro ostacolo: credere, pur non potendo vedere. È difficile, ma sappiamo che, se non ce la faremo, Gesù troverà il modo di tornare apposta per noi e di mostrarsi.

 

 

 

5 risposte a “Per fortuna, Gesù ritorna”

  1. FrancescaVittoria vicentini ha detto:

    Ma che cosa significa e come incontrare Gesù di Nazareth? Si tratta di sapere che si trova nelle ns. strade, anche magari proprio in casa nostra senza che uno ci pensi. Si dice e pensa che la vita è un dono, e prezioso, va salvaguardato in ogni suo stato protetto, si pensi all’astrofisico, matematico,e tanto altro inglese Stephen Hawking che abbiamo ammirato, onorato una vita piena e con propria famiglia, Costituzioni riconoscono il diritto alla vita in generale fin dal concepimento, art. 4:”. Oggi sul quotidiano si legge:”Aborto tra i diritti fondamentali della UE”Voto all’Eurocamera, passa la risoluzione”. Ecco dove Cristo o un suo Cristiano e chiamato a scelta, a rispondere in coerenza con la Fede, a incontrare Lui in persona, il Dio datore di vita, che è morto per la vita di ogni essere umano. L’aborto anche per un laico non credente, scienziato, medico, e uccidere una vita,! Come non sentire la propria vita oggetto del medesimo ?trattamento da adulti

  2. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Credere pur non potendo vedere? se si pretende che Cristo obbedisca a una esigenza umana dei Tommaso di ogni tempo ma sarebbe questo sufficiente per credere? Il Telo sindonico continua a essere ritenuto icona, malgrado inconfutabili perizie! Quanta gioia se venisse fatto girare in tutti quei luoghi dove esistono cristiani nel mondo, proprio ora a richiamare a sapienza quelle ragioni perse in mille fuochi di guerre e odi intestìni. Invece Cristo il Giusto per elargire misericordia vuole la Fede di quei “beati coloro che non lo vedono” ma credono perché hanno fatto esperienza di vita della Sua Parola e così lo hanno potuto non solo incontrare ma “vederlo in spirito e verità. La Chiesa e’anche a Testimoniare questo invitando alla Fede in Lui perché solo da Lui e il potere di leggere l’animo umano, come le Parabole confermano. Non c’è altro Vangelo che quello da Lui vissuto e dagli Apostoli confermato, pensarne uno ritoccato a ns. parere che Fede in Lui sarebbe?

  3. Luigi Autiero ha detto:

    Salve
    Nella mia esperienza di missionario e testimone di Cristo Gesù, dico che occorre Ravvedimento;
    occorre vera conversione al Signore Cristo;
    occorre fare sul serio la volontà di Dio, rifiutando il peccato che tanto attanaglia le famiglie, dove spesso i figli sono i più colpiti, i quali vivono spesso coi legami che il peccato impone.
    Senza vera conversione del cuore al Signore, siamo solo religiosi, recitanti sterili litanie che non apportano alcun cibo all’anima.
    Come l’apostolo Paolo ravvediamoci, facciamo di Gesù il nostro Signore e Salvatore;
    guardiamo a LUI e non a sedicenti campioni della fede.
    L’anima nostra ha bisogno di essere cibata dalla Presenza di Gesù, che la si trova in un rapporto personale, nel nostro intimo, senza sterili e inutili ripetizioni di preghiere confezionate da secoli.
    Lui ha detto: venite a me voi tutti….

  4. ALBERTO GHIRO ha detto:

    Come Gesù è venuto non per diventare qualcuno… re dei giudei, perché gli basta essere figlio di Dio ma per vivere tra i peccatori e perdonare, così faranno i discepoli non diventando qualcuno ma vivendo da figli di Dio e perdonando i peccatori da peccatori. La soggettività di Dio in relazione col peccato tramite il Figlio, si estende all’uomo la cui soggettività è, come per Gesù, essere figli di Dio e la cui oggettività è il discernimento e il perdono dei peccati.

    • Maria Cristina Venturi ha detto:

      Se ogni peccato e’ giustificato ,se non si parla piu’ di peccato ma di ” fragilità” non c’ e’ piu’ bisogno di perdonare nulla. Il perdono e’ legato al concetto di colpa. Se non vi e’ alcun colpevole non c’ e’ bisogno di nessun perdono. Gesu’ ha perdonato l’adultera . Noi oggi ” scusiamo ” e giustifichiamo l’ adulterio come bazzecola, nulla di grave. Da il ” va e non peccare piu’ (perdono) al ” ma non preoccuparti non hai fatto nulla di male)
      La capite la differenza ?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

I commenti devono essere compresi tra i 60 e i 1000 caratteri. I commenti sono sottoposti a moderazione da parte della redazione che si riserva la facoltà di non pubblicare o rimuovere commenti che utilizzano un linguaggio offensivo, denigratorio o che sono assimilabili a SPAM.

Ho letto la privacy policy e accetto il trattamento dei miei dati personali (GDPR n. 679/2016)