L’aeroplanino di carta e le lacrime. La fragilità può renderci migliori

E se, nella fase due, le nostre comunità fossero più forti - nel coltivare relazioni e valorizzare le persone - perché capaci di fare i conti con la fragilità?
19 Maggio 2020

Due immagini, tra le altre, mi porterò dietro, tra i ricordi del periodo del lockdown: un pugno di aeroplanini di carta e un pugno di lacrime.

Gli aeroplanini li trovavo, a volte, quando uscivo sul terrazzo. All’inizio non capivo da dove venissero e cosa ci facessero lì, poi una volta, guardando in su, ho visto un nonno che, dall’ultimo piano, mi faceva dei segnali con le mani. Allora ho guardato giù, e ho visto i suoi nipotini che giocavano in cortile. Allora ho capito che il nonno – recluso in casa dalle regole dell’emergenza sanitaria e da severissimi figli terrorizzati dalla possibilità che si ammalasse – faceva quel gioco per loro, i bambini. Così ho cominciato a lanciarli giù, cercando di indirizzarli proprio lì, dove stavano giocando. Cosa che ho scoperto essere molto difficile, nonostante la perizia quasi ingegneristica con cui gli aerei erano fatti.

Il gioco è andato avanti per qualche giorno: il nonno lanciava, io rilanciavo, i bambini raccoglievano, ridevano e si sbracciavano per lanciare saluti al nonno, lassù. E il mio terrazzo non era più un ostacolo, ma solo un luogo di sosta.

Le lacrime invece sono quelle della Ministra Teresa Bellanova, quando, annunciando la (parziale) regolarizzazione dei migranti per la quale si era tanto battuta, si è commossa e ha detto: «Per qualcuno può essere un punto secondario, per me, per la mia storia è un punto fondamentale. Da oggi gli invisibili saranno meno invisibili. Da oggi vince lo Stato perché è più forte della criminalità e del caporalato». Parole che io trovo molto interessanti, perché hanno messo insieme tre dimensioni: quella personale, di una donna che si è messa in gioco per una causa in cui credeva profondamente, avendo provato sulla propria pelle che cosa significa essere sfruttati; quella sociale, basata sulla visione di una società di persone libere e uguali, e dunque tutte visibili e viste, aggiungerei; quella politica, che crede in uno Stato cui il cittadino si può affidare anche perché difende la legalità e sconfigge le mafie.

Gli aeroplanini di carta erano strumenti fragili usati per rendere visibile una volontà forte: mantenere vivo un legame, anche fisico, che non poteva essere ridotto solo ai canali WhatsApp. Giocare insieme, in qualche modo: come il nonno aveva sempre fatto con i nipotini – così educandoli – e come hanno potuto poi tornare a fare. Quegli aeroplanini erano il “sintomo” di un rapporto vero.

Le lacrime della Bellanova era un’espressione fragile di un atteggiamento forte: la determinazione a combattere per quello in cui credi, anche se tanti, tantissimi ti sono contro – nel governo, nell’opinione pubblica, nei media. La vittoria della ministra è stata in realtà parziale – come quasi sempre le vittorie – e la Chiesa, la società civile, il volontariato erano favorevoli ad una regolarizzazione più ampia: forse per la prima volta su questo tema Caritas, Centro Astalli, Comunità di Sant’Egidio e così via si sono trovate dalla stessa parte dell’Accademia dei Lincei, che come del resto molti esperti e ricercatori ha sostenuto le ragioni della regolarizzazione. Ma anche se parziale, il risultato c’è stato e dunque ben venga la commozione.

Mi piacerebbe che, uscendo dalla fase uno, e dalla fase due e dalla fase tre e da tutte quelle ci saranno, le nostre comunità fossero come quell’aeroplanino e come quelle lacrime: capaci di diventare migliori grazie alle fragilità, disponibili a rilanciare messaggi positivi, creative nel costruire ponti, appassionate nel difendere le persone e i loro diritti. Capaci di giocare nonostante tutto, capaci di commuoversi nonostante tutto.

P.S.Il nonno in questione non è, letteralmente, un vero nonno e i nipoti in questione non sono, letteralmente, dei veri nipoti. Sono figli di una famiglia straniera che abita nel condominio. Ma si sono “adottati” a vicenda e si vogliono bene. Due fragilità insieme fanno una vera famiglia.

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