La nazionale della Divina Misericordia

Non è solo una curiosità il secondo pellegrinaggio dello staff degli azzurri di Prandelli a un santuario della Polonia: un'iniziativa non esibita e controcorrente
28 Giugno 2012

Correva l’ottantesimo minuto della sfida tra Italia e Inghilterra, quando uno dei commentatori Rai ha constatato l’imprevisto infortunio all’ottimo De Rossi e il calo fisico dei laterali Abate e Balzaretti fino ad esclamare: “Adesso il c.t. Prandelli non sa più a quale santo votarsi….”
Un modo di dire, forse ma non solo. Una di quelle stereotipate perifrasi a sfondo religioso (come “un rinvio alla viva il parroco”), ricorrenti nel linguaggio sportivo (un altro esempio? “con la panchina così corta, il presidente dovrà portare la squadra a Lourdes”) che finiscono poi nel mirino della critica televisiva delle stesse gazzette sportive per i doppi sensi che ingenerano.
Ma in quest’occasione, invece, a suggerire l’immagine agiografica al commentatore televisivo, forse in via subliminale, è stato il riferimento al pellegrinaggio notturno del mister e dello staff azzurro dopo la vittoria con l’Irlanda: 21 km a piedi, nella notte. Un fatto subito diventato notizia, almeno a livello di curiosità, destinato a entrare nel diario di questi europei 2012, per il replay all’alba di lunedì scorso, quando i 15 collaboratori di Prandelli (con i dirigenti Albertini e Valentini) si sono recati per la seconda volta a piedi, 11 chilometri sotto la pioggia, al “santuario della Divina Misericordia”, secondo l’indicazione un po’ generica (e forse ironica) dei primi lanci d’agenzia.
Ringraziamento o supplica? Ex voto? Grazia ricevuta o invocata? Sarebbe facile perdersi nelle possibili interpretazioni dei motivi personali presenti nei tanti gesti “religiosi” usati nei templi del calcio (ne parlammo in un post dei mondiali). Invece, gli stessi pellegrini con la tuta azzurra in questo caso non hanno voluto fare “dediche” o comunicare intenzioni pubbliche. Fermiamoci qui allora alla soglia rispettosa del silenzio, davanti all’iniziativa per tanti aspetti coraggiosa e controcorrente che un gruppo di allenatori e dirigenti si sono sentiti di fare insieme, senza flash e comunicati stampa, nel nascondimento che la notte può dare.
Chi conosce la storia e le scelte personali di Cesare Prandelli avrà probabilmente avanzato qualche ipotesi. In un mondo di segni della croce al limite della superstizione, vogliamo apprezzare quest’iniziativa di cammino a piedi, comunitario, non esibito, verso un luogo di fede della Polonia cattolica. E non interessa sapere molto di più, ma continuare a confidare che fra gli uomini del calcio di Cristiano non ci sia solo il portoghese Ronaldo

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