Cari fratelli e sorelle! Vorrei raccogliere la mia riflessione intorno a tre parole: fuoco, speranza e servizio. Tre parole che – credo – possono rappresentare un po’ la vostra mistica [spiritualità].
La prima è un’immagine: il fuoco, cioè la fiaccola [di] una tradizione educativa importante trasmessa di generazione in generazione… L’educazione è una delle vie più efficaci per umanizzare il mondo e la storia… Ciò è possibile grazie alla valorizzazione – rinnovata attraverso le generazioni – del patrimonio culturale e spirituale che costituisce la sua identità. Un’identità chiara e immutata, che però non rifiuta, anzi rispetta e accoglie le sensibilità differenti, nella consapevolezza che è da un franco e rispettoso confronto con l’altro che si porta a fioritura la condizione umana.
Come avevano ben compreso già gli antichi: educare non è riempire dei vasi ma accendere fuochi. L’Università custodisce questo fuoco e quindi può trasmetterlo perché l’unico modo di farlo è “per contatto”, cioè attraverso la testimonianza personale e comunitaria. Prima ancora di trasmettere quello che si sa, si accende il fuoco condividendo quello che si è. Questo contatto avviene grazie all’incontro, al fatto di mettersi a fianco uno all’altro e fare qualcosa insieme. E questo è il senso originario di ciò che chiamiamo “università”, l’uni-versitas’: tanti che convergono “verso uno”, un luogo, un tempo, uno spirito…
La seconda parola è speranza. Oggi, questa idea di educazione è sfidata da una cultura individualista, che esalta l’io in opposizione al noi, promuove l’indifferenza – la cultura dell’indifferenza è brutta! –, sminuisce il valore della solidarietà e mette in moto la cultura dello scarto. Chi educa, infatti, guarda al futuro con fiducia, e compie un’azione che coinvolge diversi attori della società, in modo tale da offrire agli studenti una formazione integrale, frutto delle esperienze e delle sensibilità di molti. Questa è in particolare la missione dei docenti, che sono i custodi creativi della tradizione, che è un tesoro… Perché il senso più profondo della parola “tradizione”, secondo l’immagine di Gustav Mahler, non è custodire le ceneri ma custodire il fuoco… Cioè portare avanti l’immagine dell’albero: le radici danno la vita all’albero e, come diceva il poeta, tutto quello che l’albero ha di fiorito viene da quello che è sotterrato: un’armonia fra radice e crescita.
L’educazione è anzitutto relazione: relazione tra docente e studente, e poi anche degli studenti tra loro. Una comunità di persone aperta alla realtà, all’Altro trascendente e agli altri, aperta a conoscere, a scoprire, a porre domande e cercare insieme risposte, risposte di oggi. Non spaventarsi di fare delle domande per cercare risposte… Questo è speranza: scommettere sul futuro vincendo la naturale spinta che nasce dalle tante paure che rischiano di immobilizzarci, fissarci e chiuderci in un eterno e illusorio presente. L’apertura e l’accoglienza dell’altro è quindi particolarmente importante, perché favorisce un legame solidale tra le generazioni e combatte le derive individualiste presenti nella nostra cultura. E soprattutto costruisce, proprio a partire dalle aule, una cittadinanza inclusiva, opposta alla cultura dello scarto…
Il mondo, oggi soprattutto, è totalmente interdipendente; tale condizione richiede uno sforzo inedito, perché questo cambiamento epocale ha reso obsolete le cornici interpretative del passato, che non sono più utili per comprendere il presente. Si tratta di progettare nuovi modelli di pensiero, per definire soluzioni alle urgenze che siamo chiamati ad affrontare: da quelle ambientali a quelle economiche, da quelle sociali a quelle demografiche… Ci vuole un pensiero nuovo, creativo. L’Università può rappresentare un luogo privilegiato per lo sviluppo avanzato di tale elaborazione culturale. E qui ritorniamo alla relazione docenti-studenti – che è importante! –, che è una relazione dinamica, in tensione tra presente e futuro: insieme siete chiamati a pensare, programmare e agire avendo come orizzonte la casa comune di domani, a partire dalla realtà concreta di oggi.
E a voi studenti, in questi tempi confusi, resi ancora più complessi dalla pandemia, vi ripeto: non lasciatevi rubare la speranza! E non lasciatevi contagiare dal virus dell’individualismo. È brutto questo, e fa male. L’università è il luogo adatto per sviluppare gli anticorpi contro questo virus: l’università apre la mente alla realtà e alla diversità; lì potete mettere in gioco i vostri talenti e metterli a disposizione di tutti. Come studenti appartenete a una comunità di studi con solide radici, dalle quali potete attingere per la vostra formazione e per rinnovare, ogni giorno, l’entusiasmo di andare avanti e assumere la vostra responsabilità nella società. Non diventare tradizionalisti delle radici, no, prendere dalla radice per crescere…
E veniamo così alla terza e ultima parola: servizio… Lo testimonia l’impegno dei suoi docenti nell’attività quotidiana di ricerca e, per non pochi di essi, anche in ruoli di responsabilità all’interno delle istituzioni italiane e internazionali. Lo testimonia il lavoro del personale, che offre dedizione e intelligenza al fine di rendere possibile il funzionamento dell’Università. Un pensiero di gratitudine rivolgo proprio a ciascuno di voi, che fate parte di questa grande squadra; anche qui la logica è quella della uni-versitas: tutti insieme, tutti “verso”, ognuno nel suo specifico ruolo, ma tutti insieme, convergendo verso un orizzonte condiviso. Senza l’opera quotidiana di ciascuno di voi, questo progetto comune sarebbe più povero, mancherebbe di qualcosa, come se in un’orchestra mancassero il timbro e la tonalità di alcuni strumenti, apparentemente meno importanti.
Cari fratelli e sorelle siete una grande orchestra, dove è essenziale l’insieme, che si fa se ciascuno dà il meglio in armonia con gli altri. Lo spirito di servizio rimanga sempre il tratto distintivo di tutta la vostra comunità… Il Signore Gesù Cristo, pur essendo il Logos, la Sapienza divina, ha scelto la stoltezza del servire fino alla spogliazione totale di sé: la sapienza della Croce. Così ha reso testimonianza alla verità dell’amore di Dio e Lui, il Re, ci ha insegnato che servire è regnare. Possa, chiunque studia respirare questo spirito, apprendere questo stile, per viverlo nella complessa realtà del mondo contemporaneo…