La formazione del laicato/2. Proposte e speranze

Se il livello di preparazione teologica di base del laicato italiano è in parte imbarazzante, smettiamo di pensare solo a “come” comunicare, ma proviamo ad aprire qualche libro...
13 Novembre 2023

È necessario ritornare a pensare la formazione anche a livello teologico. Il presupposto (spesso inconsapevole) che abbiamo richiamato (qui) per cui sarebbe più importante curare la relazione rispetto ai tanti contenuti, più o meno complicati, di cui parla la fede, è assolutamente deleterio. Il principio dialogico-personalistico a partire dal quale la costituzione Dei Verbum ha riletto la rivelazione cristiana ci dice come la relazione umana sia al cuore della teologia, in quanto la verità del Vangelo si è manifestata nella storia di un uomo, Gesù, per dare senso alla vita e alla storia di ogni uomo e ogni donna, in ogni tempo, in ogni luogo. Lo studio, quindi, della teologia non può prescindere dal proprio destinatario, dall’umanità cui Dio ha voluto rivolgersi e che proprio per questo è direttamente chiamata in causa.

Tutto questo, d’altra parte, non è qualcosa di immediatamente evidente. Il nostro passato – potremmo dire, forse, dal concilio di Trento – è segnato da una cultura che ha relegato la teologia nei seminari, come affare privato della vita clericale, sequestrando così la bellezza e la profondità del Vangelo, e riducendola a sua volta a dettami, dogmi e indicazioni moralistiche rivolte “a quelli fuori” dai seminari. Il modello della chiesa gerarchica, clericale, che si rivolge al “povero” laicato ignorante e bisognoso di “istruzioni per l’uso” per la fede e la vita (specialmente sessuale) ha segnato la storia della comunità cristiana fino a ben dopo la metà del Novecento, con ottimismo potremmo dire almeno fino alla chiusura del Vaticano II. È questo, allora, il momento di capire che se anche i laici vogliono (e lo possono volere!) fare catechesi, essere catechisti di bambini, giovani, adulti, devono a loro volta essere formati anche teologicamente. Di quella teologia, però, che è frutto a sua volta del Vaticano II e che davvero si impegna per offrire una riflessione all’altezza del nostro essere-umani. Una teologia incentrata su Gesù Cristo e, per questo, capace di dare compimento e senso all’esistenza singolare e unica di ciascuno. In questa prospettiva, oggi, si rileggono i sacramenti, la vita affettiva, l’ecologia, la fede, la preghiera ecc., rendendo davvero intrigante e convincente il senso della teologia per la vita (di fede e non). È decisivo comprendere questa dinamica per cui il contenuto non inficia, non è “a latere” della relazione ma vi dà spessore, credibilità e “sapore”. Ci sono svariate possibilità di aggregazione nella società di oggi, una più divertente e comoda dell’altra, e certo meglio organizzate di qualsiasi pranzo o festa all’oratorio. Cosa abbiamo, allora, noi, in quanto cristiani, da offrire? Qualcosa che sia “per il mondo” ma non “del mondo”?…

Rimane così un’ultima domanda: come possiamo agevolare questa formazione, in concreto? È evidente come non sia possibile pretendere che tutti coloro che intendono essere catechisti, educatori, formatori ecc. conseguano un grado accademico o una laurea in teologia. Similmente, le diverse “scuole di teologia per laici” o corsi di teologia equivalenti spesso si svolgono in seminari o in strutture che possono certo catalizzare un determinato bacino d’utenza ma che non possono accogliere tutti coloro che svolgono un qualche servizio pastorale. Inoltre, anche in questo caso, gli stessi operatori (spesso laici e laiche, con un lavoro, una famiglia ecc.) non possono essere tenuti a frequentare scuole o corsi che durano mesi, fosse anche solo un giorno la settimana. Come muoversi dunque? Proviamo a fare alcune considerazioni.

Penso sia indispensabile, in primo luogo, creare una rete di formazione capillare, capace di coprire se non ogni singola parrocchia, certo gran parte del territorio di una diocesi, offrendo corsi di formazione sparsi sul territorio. Per questi corsi possono essere interpellati non solo teologi e teologhe, ovvero coloro che hanno conseguito un bacellierato, una licenza o un dottorato in teologia, ma anche studenti di teologia, insegnanti di religione, frequentanti di “scuola di teologia per laici” o che hanno seguito corsi di preparazione similari. Potrebbero essere questi i formatori per dei corsi di formazione base di teologia (di diversa durata e consistenza, a seconda delle necessità locali) in luoghi facilmente accessibili da più parrocchie. Corsi incentrati su un programma basilare ma serio, capace di illustrare i fondamenti per una comprensione autentica di Gesù, della Scrittura, della fede e della pratica cristiana. Potrebbe non essere impossibile, addirittura, identificare una o due persone nella propria comunità da formare seriamente (questa volta sì in Facoltà o Istituti) affinché diventino a loro volta formatori sul territorio.

Attenzione. Nessuno sta parlando di volontariato, sia ben chiaro. Impegnarsi e spendersi a tal punto merita il giusto riconoscimento, non solo di gratitudine (che già spesso latita) ma anche economico, specialmente laddove sono necessari spostamenti, lunghi viaggi, tempo ecc. La serietà di vita del laicato la si riconosce anche in questi aspetti. I laici non sono dei preti senza tonaca…

Un secondo aspetto decisivo è l’autoformazione. Ovviamente suona molto come un discorso interessato, ma ci sono tanti libri di teologia, non tutti ugualmente accessibili, semplici o “validi”, ma sono tanti e soprattutto non sono letti! Ci sono più scrittori che lettori, e questo vale per l’editoria in generale e soprattutto per quella religiosa. Formarsi in teologia non significa leggere l’ultimo documento firmato dal papa, dalla CEI o dal proprio vescovo. Significa leggere libri di teologi e teologhe italiani e stranieri, facendosi consigliare o provando a buttarsi su un titolo che ci ispira. Smettiamola di avanzare la scusa “sono troppo difficili” e proviamo a rispettare il lavoro di chi scrive (e pubblica!), facciamo lo sforzo di entrare in dialogo con quello che dice e poco alla volta riscopriamo il valore di imparare. Mi permetto di dirlo chiaramente: il livello di preparazione teologica di base di larga parte del laicato (anche impegnato) è imbarazzante. Spogliamoci degli abiti di chi si crede già arrivato e quindi deve solo pensare a “come” comunicare, e proviamo ad aprire qualche libro. Scopriremo che c’è un mondo e un senso che non ha ancora finito di stupirci.

Infine, ma non per ultimo, il mondo dei social offre interessanti prospettive, sia come gruppi sia come blog, riviste online ecc. Sfruttiamo questo mondo parallelo, in apparenza lontano dalla teologia, per scoprire in realtà quei luoghi, quegli spazi di pensiero che ancora non abbiamo esplorato ma che, se cerchiamo bene, ci sono (VinoNuovo innanzitutto ovviamente!).

Pochi spunti, qualche idea, per una questione che in realtà penso sia molto seria, da affrontare quanto prima, perché il Vangelo (in tutta la sua portata) è una cosa seria, ma per capirlo, prima, dobbiamo almeno conoscerlo.

 

25 risposte a “La formazione del laicato/2. Proposte e speranze”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Ma che cosa si intende essere chiesa di Dio? Come un popolo che si è convinto esista un Dio Creatore a Lui superiore al quale è del quale avere necessità nei momenti difficili? Padre cui ricorrere come oggi che ci troviamo in una carestia spirituale, sappiamo di far parte della Chiesa di Cristo come battezzati, ma in quanto a vedere la Fede guardiamo più a cercare esempio..Piu sicuro e’ realizzare la Parola secondo i propri talenti, senza aspettarsi se non realizzare un star bene intorno dove viviamo, operando seguendo i suggerimenti del Maestro. E’ una strada non priva di inciampi, come sentirsi soli, difficoltà da superare, di fratellanza non facile contare. Eppure accade l’impensabile, e per questo che la Parola improvvisamente si rivela vera, somiglia a miracolo, la Fede realizza ciò che promette. Un mondo che rifiuta Dio si disperde, la Fede una forza che fa camminare e vivere

  2. Pietro Buttiglione ha detto:

    Stanotte, unendo cronaca e Parola, una INTERPRETAZIONE diversa del Crocifisso.
    Ucciso perchè DIVERSO. Eliminato perchè su tante cose la pensava diversa-mente.
    ( Voi attenetevi pure all’UNICA interpretazione di S.M.R.C.C. cioè inviato da suo Padre per sanare il mio, il tuo, il suo, il nostro PECCATO.)
    Io, che ‘Canonico’ non sono, mi DEVO chiedere COSA ha fatto la Chiesa che piace tanto a fratelli come del Bono, cosa ha fatto con chi la pensava diversamente??
    Ad es. I Kathari? quelli dissepolti da morti x bruciarli morti? E tanti altri più vicini a noi come Jus, Bruno, fino a de Chardin o al Bonaiuti, emarginati fino alla loro morte?
    Basta che uno una volta abbia chiesto perdono? Senza poi dimostrare una vera accettazione del DIVERSO, del TUTTI FRATELLI??
    ————–
    PS sento con piacere risuonare sempre più una parola: RELAZIONE.
    Possibile solo tra “diversi”.
    Quanta Teologia di ‘sostanza’ finisce nel cestino?
    Ed anche quell’UNICA che fine fa???

  3. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Perché si riscontra che dai corsi di dottrina cristiana frequentati da scolari, non resta molto di ritorno in fedeli frequentanti anche solo le messe domenicali? Forse si dovrebbe meditare come rendere più viva quella Parola e considerare di rivolgersi ad analfabeti, perché questo è il dramma in cui è precipitata la società di oggi, fuorviata da un Vangelo suo di nuova libertà, che impera, l’uomo si contorna di cose inutili e alle necessità del suo spirito. poco pensa e male interpreta. . Giovani che non sanno chi sono e per cosa merita vivere, di vuoto da precipitare in depressione. Chiedono a uno specchio l’immagine che vorrebbero vedere di se’. C’è da rinfocolare quella Parola affinché da essa riceva eco l’ intelligenza del cuore. produce frutto in quanto lo Spirito si fa Maestro. Dio ha da tornare persona ospite, l’amore il talento da far fruttificare, una Tradizione erede e salda negli ideali

  4. Pietro Buttiglione ha detto:

    Dei Verbum
    L’UNICA interpretazione possibile é quella della Chiesa Cattolica Romana…
    e menomale che sono finiti i tempi in cui chi sgarrava finiva all’Indice o ..molto peggio!! ( Ma mi pare che ancora non ha capito le istanze moderniste..)
    Tanto x fare un esempio.. l’UNICA Alleanza è la NOSTRA!! Da quanti decenni l’interpretazione ( BASILARE!) è cambiata?
    Io preferisco quella ebrea.. settantina + LA TUA. La Parola è VIVA e generatrice PERSONALMENTE..
    Pensa che lo scriveva anche Mc Luhan!
    Chiudo con un’ultima sofferta osservazione (che imo spiega la riluttanza della Chiesa ad accettare la tesi della Parola ad Personam..)
    .Cosa ha fatto finora per avvicinare Gesù all’uomo?? Conoscenza VERA biblica.. RELAZIONE. Poco e niente.
    E se per giunta le togli l’arrogante presunzione di essere l’UNICA autorizzata cosa le resta?
    Senza capire che se invece si caratterizzasse come solo SERVIZIO…

  5. Roberto Beretta ha detto:

    Paola ha ragione. Aprirsi agli studi religiosi (esegesi, teologia, storia della Chiesa, antropologia del sacro, ecumenismo…) significa trovare molti più dubbi che certezze. E rivoluzionare catechesi, pastorale, liturgia. Non mi pare che la Chiesa italiana sia disposta a correre tale rischio

  6. Paola Meneghello ha detto:

    L’importante è che non rimanga sapere fine a se stesso, e soprattutto che sia libero.
    Capisco che l’intento sia formare laici in grado di trasmettere le basi della religione cattolica, ma bisogna guardare in faccia la realtà: così com’è, la religione cattolica non credo abbia un futuro, e in buona parte, il problema è proprio una visione teologica non più in linea col pensiero contemporaneo.
    Ci sono domande su Dio, su come agisca nel mondo, sul male ecc, che non riescono più a trovare risposte comprensibili dalla dottrina classica:
    chi meglio dei laici potrebbe avviare un discorso sul rinnovamento teologico?
    Persino il Papa ne parla, ma forse il suo ruolo lo lega troppo, e allora ben vengano laici stimolati allo studio teologico, in questo senso, ottima proposta, ma che studiare le basi e la tradizione, possa servire come punto di partenza per andare avanti e poter fiorire ancora.

    • Gian Piero Del Bono ha detto:

      “Cosi’ come e’ la religione cattolica non credo abbia un futuro” . Brava Paola Meneghelli, ,finalmente una laica che parla sinceramente, che dice pane al pane e vino al vino: la religione cattolica cosi’ come e’ non ha futuro secondo voi, dunque fondate una nuova religione con una nuova teologia che risponda a tutte le domande e le esigenze dell’ uomo di oggi.
      Per carita’ lasciate pero’ che la Chiesa cattolica tradizionale fondata da Gesu’ ,e storicamente sopravvissuta a duemila anni, non venga distrutta e chi vuole possa ancora seguire la Dottrina tradizionale.
      Voi fondate pure una nuova Chiesa evidentemente convinti di poterla fare meglio .

      • Paola Meneghello ha detto:

        Ha ragione, signor Gianpiero. Nessuno ha il diritto di togliere niente a nessuno.
        Infatti le Chiese che si svuotano dimostrano che chi lì non riesce più a trovare ristoro per il proprio Spirito, semplicemente se ne va.
        Le posso dire però in tutta sincerità, che la mia speranza sarebbe non una distruzione, ma una valorizzazione, come una nuova linfa, di ciò che c’è. Tenere tutto com’è, nonostante per molti, soprattutto per i più giovani, che sono il futuro, sia lettera morta, purtroppo non sempre, e non per tutti, pone le basi per una nuova e più profonda ricerca interiore, ma presta il fianco ad un nichilismo strisciante che secondo me fa male a tutti. Solo questo mi spinge a parlare, a volte un po’ maldestramente, e di questo chiedo scusa.

  7. Pietro Buttiglione ha detto:

    @ stefano
    Mentre ti leggevo mi risuonava dentro:
    La TUA Fede ti ha salvato!
    Quante volte lo troviamo nella Parola?
    ______________
    Che poi SE viviamo il Suo Amore, di necessità lo riversiamo sugli altri, e SE abbiamo Fede cambia totalmente la ns relazione…naturale conseguenza.
    PS scusa ma hai evitato:
    Il msg della Parola è fatto personale o sociale/comunitario?

    • Stefano Fenaroli ha detto:

      La parola intesa come Scrittura è canonica, vuol dire che nasce da una comunità che la riconosce come Parola di Dio. All’interno di questo orizzonte comunitario ciascuno la riceve e la vive, ma solo in dialogo con la comunità se ne custodisce il senso autentico che ciascuno fa suo.

  8. Mauro Mazzoldi ha detto:

    Il primo libro da leggere è ASSOLUTAMENTE Iota Unum se vogliamo fare vera teologia oggi. Poi Fabbro, Tyn, Lagrange e i documenti di Pio XII. Solo allora con una solida cultura teologica pré CVII si inizia un vero percorso cattolico.

  9. Giuseppe Proto ha detto:

    Buonasera
    Condivido appieno le parole del dott.fenaroli e faccio presente che nella comunità che frequentavo, agli inizi degli anni 90 mi venne chiesto dal mio parroco di far parte del consiglio pastorale e ricordo che avevamo appuntamenti quindicinali per la formazione dove venivano relatori dall’ esterno che non ci dicevano come e cosa fare ma con quale spirito affrontare la guida della comunità, incontri molto interessanti perché oltre ad illuminarci sulla rivelazione di Gesù, ci davano la possibilità di fare loro domande in merito per sanare eventuali dubbi sorti durante la lezione.
    Questo a mio avviso può essere un ottimo metodo
    Grazie dott. Fenaroli

  10. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Caritas in Veritate, Benedetto XVI, “Il fare e cieco senza il sapere è il sapere è sterile senza l’Amore”. Non c’e l’intelligenza e poi l’amore: ci sono “l’amore ricco di intelligenza e l’intelligenza piena di amore”.”Quando Dio viene eclissato, la ns.capacità di riconoscere l’ordine naturale, lo scopo e il “bene” comincia a svanire”. La società sempre più globalizzata ci rende vicini, ma non ci rende fratelli. E’ L’Unità nella carità del Cristo che ci richiama tutti a partecipare in qualità di figli alla vita del Dio vivente, Padre di tutti gli uomini”. Oggi: giovani che si estraniano dalla vita, in una solitudine costruita da una idea di vita nuova malgrado le mete ragg.da scienza e tecnica da sole non parlano al cuore dell’uomo. Le guerre fratricide, annullano il fine che si prefiggono, perché nell’uomo confliggono dolore e odio. E’ l’amore che muove al coraggio di sacrificare anche un bene per salvare la vita del fratello.

  11. Vito Serritella ha detto:

    Sono un sacerdote… ho diretto anche l’ufficio catechistico… abbiamo fatto all’epoca (15 anni fa)… una infinità di percorsi … si inizia in tanti e si finisce con gli stessi di sempre

  12. Pietro Buttiglione ha detto:

    @Ste
    Hai ragione ( anche x il principio sinodale che nn si deve + litigare 😄👍) ma profitto dell’incontro x porti una domanda oggi DIVISIVA. Quale é vera delle 2:
    1) NON CI SI SALVA DA SOLI!!!
    2) Il msg di Gesû é tarato e rivolto alla singola Persona, a te .. a lui.. a me.
    ——— note a margine..
    * Alla CC torna utile la 1) xciò la sposa e teme di diventare inutile con la 2). Enorme errore, imho
    * Oggi è diffuso tra gli studiosi che LUI nn intendeva fondare una nuova Chiesa..
    * Se si accetta la 2), alla LUCE della Parola vista integralmente, non ti pare che andrebbe rifondato Annuncio e Strutture e Liturgia e Pastorale?
    ————
    Dato il mio interesse x il tema. rispondimi come preferisci
    anche via mail.. ma rispondimi!

    • Stefano Fenaroli ha detto:

      Ti rispondo qui perché non ho altri recapiti. I due punti vanno insieme. Io singolarmente sono chiamato a compiere la mia libertà come Gesù ha rivelato: amore che si dona. Non posso chiudermi agli altri, qualunque altro. Io non mi “perdo” nel donarmi (nemmeno in Dio, come vorrebbe qualcuno) ma “mi trovo”. Chiesa=comunità di singolarità (di fratelli e sorelle, non di uguali!). Gesù non ha voluto una chiesa gerarchica, ma distingue tra chi crede e chi non crede, e dipende da noi, non da lui. Dovrebbe cambiare qualcosa? SI! L’idea di “comunità” ha portato a pensare che è “naturale” essere cristiani, è “normale” far parte della chiesa (quasi obbligatorio se nasci in Italia). Bene, all’inizio non era così e lì dobbiamo tornare. La fede è una scelta, decisione libera di dare alla propria vita la forma di Cristo. Basta con chiese come “fabbriche di sacramenti”, predicazioni contro il mondo cattivo. Tornare alla serietà della fede.

  13. Andreina Mariani ha detto:

    Penso che si possa cominciare dalla edizione più recente, voluta da S. Giovanni Paolo II del Catechismo della chiesa cattolica

  14. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    “Il Vangelo e una cosa seria”, ma per capirlo occorre prima conoscerlo. E ciò parte dal desiderio di conoscere che cosa è Verità. e’ un interrogativo che sorprende la persona diventa esigenza quando questa nel suo quotidiano si trova a decidere di se, nel dare e ricevere affettivo, spendersi circa obiettivi e cura della società famigliare e sociale nel cui ambiente si trova ad operare. Nell’oggi che reclama immediatezza ad agire, molto sembra essere risolto dalle emozioni che i fatti sollevano, es. la bambina affetta da malattia rara news: Indi è morta questa notte; il papà “siamo arrabbiati e pieni di vergogna” Meloni:”abbiamo fatto il possibile, buon viaggio”. Cio’ che è mancato , era quel segno di carità esaudendo la speranza che ancora era luce nel cuore dei genitori. Il Vangelo e acqua sorgiva per dare vita, e quando per vincere in guerra tante sono le vittime diventate olocausto alla causa, questo va contro il Vangelo della vita. Teologia da praticare

  15. Pietro Buttiglione ha detto:

    1) quel “deleterio” iniziale : nn lo capisco
    2) quel finale “pochi spunti. qualche idea” .. io ne vedo tanti.
    Ma vorrei mi spiegassi COSA dovrebbero insegnare i 2 o 4 itineranti. Il contenuto dei libri di teologia? Roba da ritrarsi spaventati!? Forse io sono prevenuto e mal-pensante sulla Teologia… che ad es. scrivo TeologiE!! Quali??
    E insisto: non basterebbero le Scuole della Parola o meglio Scuole Bibliche interconfessionali???

    • Stefano Fenaroli ha detto:

      Carissimo Pietro, al solito vai al cuore dei problemi.
      1. “deleterio” perché le due cose non vanno separate. Una comprensione autentica del Vangelo offre quella parola che molti stanno aspettando e che dà vera pienezza a ogni relazione.
      2. La Parola è punto di partenza, ma la parola (di ciascuno!) è il punto di arrivo. Quale teologia? 1-Con al centro Gesù, un uomo che è rivelazione definitiva di Dio. Senza Gesù non sapremmo come è Dio, e certo non sarebbe un Dio che accoglie l’umano. 2-Incarnata, che non fa “evadere” dal mondo ma aiuta a compiersi qui, davvero. Cosa c’è di spaventoso nel dire che la fede cristiana è il compimento di quella fiducia esistenziale che rende possibile la nostra vita? Che poiché Gesù (un uomo) è Dio, allora ciascuno di noi può dire Dio? Scusa la confusione, ma tante sono le cose da dire, soprattutto pensando a come oggi si vive quello che si pensa sia cristianesimo…

  16. Andrea Sperelli ha detto:

    Bella analisi e proposte, condivido appieno.
    A questo punto solo una domanda da laico impegnato che ha cominciato un percorso di auto-formazione,
    qualche suggerimento di titoli di teologia per cominciare?

    • Stefano Fenaroli ha detto:

      Tra i tanti, potrei dire:
      J. Knop, La fede cattolica;
      J. Doré, Gesù spiegato a tutti;
      W. Kasper, Introduzione alla fede;
      J. Neusner, Un rabbino parla con Gesù;

      per chi già mastica qualcosa:
      F. Ardusso, Imparare a credere;
      J. Ratzinger, Introduzione al cristianesimo;
      E. Prato – B. Maggioni, Il Dio capovolto;
      H.U. von Balthasar, Solo l’amore è credibile.

      Splendida lettura della passione di Giovanni in:
      I. De la Potterie, La passione di Gesù
      R. Vignolo, Personaggi del Quarto vangelo

      • Marco Galli ha detto:

        Una piccola osservazione su testi consigliati a chi già mastica qualcosa:
        Il Dio capovolto di E. Prato e B. Maggioni è un bel testo di teologia fondamentale, l’ho utilizzato per un esame (il primo che ho dato) e mi permetto di dire che la seconda parte, quella scritta da E. Prato, non è facilissima, richiede un certo impegno e qualche conoscenza.
        Solo l’amore è credibile di H. U. von Balthasar, invece – a mio parere, è un testo decisamente complesso, l’ho letto due volte a distanza di anni e non l’ho capito a fondo (certo anche per limiti miei), non mi sento di suggerirlo a chi non ha conoscenze teologiche di un certo livello.

      • Giuseppe Proto ha detto:

        Mi permetto di aggiungere
        Vita di Gesù di Tornelli
        Con commenti di Papa Francesco

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

I commenti devono essere compresi tra i 60 e i 1000 caratteri. I commenti sono sottoposti a moderazione da parte della redazione che si riserva la facoltà di non pubblicare o rimuovere commenti che utilizzano un linguaggio offensivo, denigratorio o che sono assimilabili a SPAM.

Ho letto la privacy policy e accetto il trattamento dei miei dati personali (GDPR n. 679/2016)