La signora Adalgisa è stanca, anche se sono solo le otto e trenta del mattino. Un anno di pandemia sulle spalle non sarebbe niente, sono quegli ottantadue di vita che stamattina pesano di più. Con passo incerto e un po’ di affanno, la mascherina di sghimbescio, avanza verso l’altare del Santissimo. La chiesa a quell’ora è quasi vuota, fresca, accogliente e silenziosa. Lei indossa il cappotto marron, ha i capelli tirati indietro, legati con un elastico e stringe tra le mani la borsetta dove ha messo la coroncina del Rosario, quella benedetta dal papa. Almeno così gli ha detto sua cognata che l’ha avuta dal fratello usciere in Vaticano. Vai a sapere se è vero.
Per fortuna il suo banco è libero. Lo raggiunge e si inginocchia con un gesto di liberazione, abbandonando il peso del corpo e quello dell’anima. Preoccupazioni per la salute del marito, per la propria. L’angoscia per il figlio che ha perso il lavoro a causa di questo maledetto virus, la preoccupazione per la nipote che ha l’esame di maturità. Socchiude gli occhi e offre al Signore paure e speranze, sgranando tra le dita rugose quel Rosario portato da casa. In fondo l’ha detto il pontefice di pregare perché la pandemia finisca.
È quasi entrata in trance, mentre ripete le sue Avemaria, quando un rumore improvviso la fa sobbalzare. Accanto a lei, inginocchiato, è apparso un uomo occhialuto e sudato che la guarda accigliato. “Ma da dove è arrivato? Un attimo prima non cera!”, si domanda Adalgisa allarmata, mentre istintivamente stringe a sé la borsa. “Mi scusi signora”, fa lui guardandosi attorno e parlando sottovoce: “Mica starà pregando per sconfiggere il virus?”. Adalgisa lo guarda spaventata. “Ma lei chi è?” “Ssssh, non abbia paura”, ribatte lui con tono perentorio. “Volevo solo dirle che così perde tempo! Io sono un teologo e di queste cose me ne intendo”. Adalgisa vorrebbe ribattere qualcosa ma lui non gliene dà il tempo. “Come ho scritto nel mio ultimo pamphlet ‘Dio c’è ma si confida solo con me’, non possiamo pregarlo perché modifichi la storia! Sarebbe come se affermassimo che è stato lui a volere centinaia di migliaia di morti! E il libero arbitrio, eh? Dove lo mettiamo?”. Pronunciando l’ultima frase l’uomo ha sollevato un dito inquisitorio verso la signora Adalgisa che lo osserva sempre più perplessa. Vorrebbe dirgli che non sa proprio dove metterlo questo arbitrio, quando all’improvviso avverte un’altra presenza alla sua destra.
Si gira e vede l’anziano cardinale, in tonaca nera, zucchetto di seta e fascia purpurea, che ridacchia serafico appollaiato sul banco. Un uomo elegante e imponente che sembra divertito dalla performance del teologo. “Signora mia non lo ascolti”, ribatte con voce suadente. “Continui la sua santa orazione! La preghiera di voi persone semplici e ignoranti è quella che il Signore ascolta di più!”. “Eminenza, lei ha appena insultato la signora!”, ribatte il teologo con aria di sfida. “Buon uomo, si tranquillizzi il suo modernismo radical-chic non fa breccia nel popolo di Dio!”. “Eh, no mio caro cardinale! È il suo clericalismo pre-conciliare che non attecchisce più nel post-secolarismo!”. “Ma mi faccia il piacere, teologo da salotto!”. “Stia zitto lei, pagliaccio!”.
Il botta e risposta si è ormai mutato in vera e propria rissa quando la signora Adalgisa si alza di scatto portandosi il dito indice alle labbra: “Silenzio, scostumati! Siamo nella Casa di Dio!”. I due ammutoliscono.
“Non so come vi passi per la testa – prosegue la signora prendendo coraggio – di mettervi a bisticciare di fronte all’altare! Ma ci tengo a farvi sapere che io non prego per far scomparire il coronavirus!”.
“Ah, nooo?”, ribattono i due litiganti all’unisono.
“Ma no! Mica sono rimbambita del tutto! Prego il Signore perché io sappia fare la sua volontà in questo tempo di crisi. Lui sa qual è il mio vero bene e quello della mia famiglia…”.
Il teologo e il cardinale si guardano attoniti. Vorrebbero commentare le parole di Adalgisa, ma ormai sono quasi le nove e il sacrestano sta iniziando a preparare l’altare per la messa. Due o tre signore inginocchiate, qualche banco più in là, guardano male quegli intrusi. Così escono alla chetichella, senza dire una parola.
Adalgisa torna in ginocchio e socchiude di nuovo gli occhi. Mentre stringe tra le mani la coroncina e riprende a pregare, sotto sotto… gli scappa da ridere.
(Fantaecclesia – 28)
Credo che solo Cristo può dire quale e quanta fede alberghi nel cuore di un uomo/donna che a Lui si rivolge con lo strumento della preghiera.In tutti i suoi segni (miracoli-guarigioni) da vari mali, Egli proferiva la frase”la tua fede ti ha salvato”. C’è chi prega senza proferir parola, chi sgrana rosari-preci suggerite dalla Chiesa, ma la verità sta nel cuore, dal quale solo può venire la vera voce che va verso l’alto. Dio e ‘ una libera scelta, e’ in ogni luogo e da ogni essere umano che lo cerca si fa trovare, Lui è l’Amore. Come Il figlio spera nel genitore, ma a volte la realtà delude, così noi oggi pur inventori, scienziati creatori di intelligenza artificiale siamo in lotta quotidiana con mali sempre più grandi, Un egocentrismo ci rende sordi ad ascoltare sentimenti di altri e cercare la cagione profonda causa di tanti mali Pregare dunque è l’unica via, un atto di fiducia verso la grandezza di un Dio che grande nell’amore può accoglierla
Nulla a che vedere con questo :
Dal quotidiano Avvenire del 10 maggio 2021
Oggi la maratona di preghiera voluta dal Papa nel mese di maggio per invocare la fine della pandemia, tocca il più popolare tra i santuari irlandesi. La staffetta fa infatti tappa presso Nostra Signora di Knock. Quest’ultimo è un piccolo centro della contea del Mayo, dove la Madonna apparve insieme a san Giuseppe e san Giovanni evangelista, il 21 agosto 1879. Un evento oltremodo speciale visto che la Vergine non parlò e a vederla fu un gruppo di persone, bambini e adulti, che furono avvolti per due ore da una luce speciale, fortissima, simile a un incendio. La celebrazione odierna inoltre rende ancora più speciale un anno segnato dal riconoscimento, per decisione del Papa, di Knock come “santuario eucaristico e mariano internazionale”.