Come anticipato qui, nella sezione A dell’Instrumentum laboris (IL) per la Prima Sessione (ottobre 2023) del Sinodo sulla Chiesa sinodale, è presente «una prima comprensione della dimensione sinodale della Chiesa» (§10), le cui «caratteristiche fondamentali o segni distintivi» sono il frutto della «rilettura del cammino percorso» (§14). La loro importanza comporta che vengano conosciute integralmente:
20. Con grande forza da tutti i continenti emerge la consapevolezza che una Chiesa sinodale si fonda sul riconoscimento della dignità comune derivante dal Battesimo, che (…) crea così una vera corresponsabilità tra i membri della Chiesa, che si manifesta nella partecipazione di tutti, con i carismi di ciascuno, alla missione e all’edificazione della comunità ecclesiale. Non si può comprendere una Chiesa sinodale se non nell’orizzonte della comunione che è sempre anche missione di annunciare e incarnare il Vangelo in ogni dimensione dell’esistenza umana. Comunione e missione si alimentano nella comune partecipazione all’Eucarestia che fa della Chiesa un corpo «ben compaginato e connesso» (Ef 4,16) in Cristo, in grado di camminare insieme verso il Regno.
21. Radicato in questa consapevolezza è il desiderio di una Chiesa sempre più sinodale anche nelle sue istituzioni, strutture e procedure, in modo da costituire uno spazio in cui la comune dignità battesimale e la corresponsabilità nella missione siano non solo affermate, ma esercitate e praticate. In questo spazio, l’esercizio dell’autorità nella Chiesa è apprezzato come un dono e lo si vuole sempre più configurato come «un vero servizio, che le Sacre Scritture chiamano significativamente “diaconia” o ministero» (LG 24), sul modello di Gesù, che si è chinato a lavare i piedi ai suoi discepoli (cfr. Gv 13,1-11).
22. «Una Chiesa sinodale è una Chiesa dell’ascolto» (…) che è un ascolto dello Spirito attraverso l’ascolto della Parola, l’ascolto degli eventi della storia e l’ascolto reciproco tra le persone e tra le comunità ecclesiali, dal livello locale a quello continentale e universale… L’ascolto dato e ricevuto ha uno spessore teologale ed ecclesiale, e non solo funzionale, sull’esempio di come Gesù ascoltava le persone che incontrava. Questo stile di ascolto è chiamato a segnare e trasformare tutte le relazioni che la comunità cristiana instaura tra i suoi membri, con le altre comunità di fede e con la società nel suo complesso, in particolare nei confronti di coloro la cui voce è più frequentemente ignorata.
23. Come Chiesa dell’ascolto, una Chiesa sinodale desidera essere umile, e sa di dover chiedere perdono e di avere molto da imparare… Il cammino sinodale è necessariamente penitenziale, riconoscendo che non sempre abbiamo vissuto la dimensione sinodale costitutiva della comunità ecclesiale. Il volto della Chiesa oggi porta i segni di gravi crisi di fiducia e di credibilità. In molti contesti, le crisi legate agli abusi sessuali, economici, di potere e di coscienza hanno spinto la Chiesa a un esigente esame di coscienza «perché, sotto l’azione dello Spirito Santo, non cessi di rinnovare se stessa» (LG 9), in un cammino di pentimento e di conversione che apre percorsi di riconciliazione, guarigione e giustizia.
24. Una Chiesa sinodale è una Chiesa dell’incontro e del dialogo… Questo riguarda con particolare forza le relazioni con le altre Chiese e Comunità ecclesiali, alle quali siamo uniti dal vincolo dell’unico Battesimo. Lo Spirito, che è «principio di unità della Chiesa» (UR 2), è all’opera in queste Chiese e Comunità ecclesiali e ci invita a intraprendere percorsi di conoscenza reciproca, di condivisione e di costruzione di una vita comune. A livello locale, emerge con forza l’importanza di quanto già si sta facendo insieme a membri di altre Chiese e Comunità ecclesiali, soprattutto come testimonianza comune in contesti socioculturali ostili fino alla persecuzione – è l’ecumenismo del martirio – e di fronte all’emergenza ecologica. Ovunque, in sintonia con il Magistero del Concilio Vaticano II, emerge il desiderio di approfondire il cammino ecumenico: una Chiesa autenticamente sinodale non può non coinvolgere tutti coloro che condividono l’unico Battesimo.
25. Una Chiesa sinodale è chiamata a praticare la cultura dell’incontro e del dialogo con i credenti di altre religioni e con le culture e le società in cui è inserita, ma soprattutto tra le tante differenze che attraversano la Chiesa stessa. Questa Chiesa non ha paura della varietà di cui è portatrice, ma la valorizza senza costringerla all’uniformità. Il processo sinodale è stato un’occasione per iniziare a imparare che cosa significa vivere l’unità nella diversità, una realtà da continuare a esplorare, confidando che il cammino diventi più chiaro man mano che si procede. Pertanto, una Chiesa sinodale promuove il passaggio dall’“io” al “noi”, perché costituisce uno spazio all’interno del quale risuona la chiamata a essere membri di un corpo che valorizza le diversità, ma è reso uno dall’unico Spirito. È lo Spirito che spinge ad ascoltare il Signore e rispondergli come popolo al servizio dell’unica missione di annunciare a tutte le genti la salvezza offerta da Dio in Cristo Gesù. Questo avviene in una grande diversità di contesti: a nessuno è chiesto di lasciare il proprio, ma piuttosto di comprenderlo e incarnarvisi con maggiore profondità… La sinodalità appare innanzi tutto come un dinamismo che anima le comunità locali concrete. Passando al livello più universale, questo slancio abbraccia tutte le dimensioni e le realtà della Chiesa, in un movimento di autentica cattolicità.
26. Vissuta in una diversità di contesti e culture, la sinodalità si rivela una dimensione costitutiva della Chiesa fin dalle sue origini, anche se ancora in via di compimento. Anzi, essa preme per essere attuata sempre più pienamente, esprimendo una chiamata radicale alla conversione, al cambiamento, alla preghiera e all’azione che è rivolta a tutti. In questo senso, una Chiesa sinodale è aperta, accogliente e abbraccia tutti. Non c’è confine che questo movimento dello Spirito non senta di dover oltrepassare, per attirare tutti nel suo dinamismo. La radicalità del Cristianesimo non è appannaggio di alcune vocazioni specifiche, ma è la chiamata a costruire una comunità che vive e testimonia un modo diverso di intendere la relazione tra le figlie e i figli di Dio, che incarna la verità dell’amore, che si fonda sul dono e sulla gratuità. La chiamata radicale è quindi quella di costruire insieme, sinodalmente, una Chiesa attraente e concreta: una Chiesa in uscita, in cui tutti si sentano accolti.
27. Allo stesso tempo, una Chiesa sinodale affronta onestamente e senza paura la chiamata a una comprensione più profonda del rapporto tra amore e verità, secondo l’invito di San Paolo: «agendo secondo verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa tendendo a lui, che è il capo, Cristo. Da lui tutto il corpo, ben compaginato e connesso, con la collaborazione di ogni giuntura, secondo l’energia propria di ogni membro, cresce in modo da edificare se stesso nella carità» (Ef 4,15-16). Per includere autenticamente tutti, quindi, è necessario entrare nel mistero di Cristo, lasciarsi formare e trasformare dal modo in cui egli ha vissuto il rapporto tra amore e verità.
28. Caratteristica di una Chiesa sinodale è la capacità di gestire le tensioni senza esserne schiacciata, vivendole come spinta ad approfondire il modo di comprendere e vivere comunione, missione e partecipazione. La sinodalità è una via privilegiata di conversione, perché ricostituisce la Chiesa nell’unità: cura le sue ferite e riconcilia la sua memoria, accoglie le differenze di cui è portatrice e la riscatta da divisioni infeconde, permettendole così di incarnare più pienamente la sua vocazione a essere «in Cristo, come sacramento, cioè segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano» (LG 1). L’ascolto autentico e la capacità di trovare modi per continuare a camminare insieme al di là della frammentazione e della polarizzazione sono indispensabili perché la Chiesa rimanga viva e vitale e possa essere un segno potente per le culture del nostro tempo.
29. Cercare di camminare insieme ci mette anche in contatto con la sana inquietudine dell’incompletezza, con la consapevolezza che ci sono ancora molte cose di cui non siamo in grado di portare il peso (cfr. Gv 16,12). Non si tratta di un problema da risolvere, ma di un dono da coltivare: ci troviamo di fronte al mistero inesauribile e santo di Dio e dobbiamo rimanere aperti alle sue sorprese mentre avanziamo nel nostro pellegrinaggio verso il Regno (cfr. LG 8) …
30. … Per questo una Chiesa sinodale si nutre incessantemente del mistero che celebra nella liturgia, «culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e […] fonte da cui promana tutta la sua energia» (SC 10), e in particolare nell’Eucarestia.
31. Una volta superata l’ansia del limite, l’inevitabile incompiutezza di una Chiesa sinodale e la disponibilità dei suoi membri ad accogliere le proprie vulnerabilità diventano lo spazio per l’azione dello Spirito, che ci invita a riconoscere i segni della sua presenza. Per questo una Chiesa sinodale è anche una Chiesa del discernimento, nella ricchezza di significati che questo termine assume e a cui le diverse tradizioni spirituali danno rilievo. La prima fase ha permesso al Popolo di Dio di iniziare a sperimentare il gusto del discernimento attraverso la pratica della conversazione nello Spirito. Ascoltando con attenzione l’esperienza vissuta di ciascuno, cresciamo nel rispetto reciproco e cominciamo a discernere i movimenti dello Spirito di Dio nella vita degli altri e nella nostra. In questo modo iniziamo a prestare maggiore attenzione a «ciò che lo Spirito dice alle Chiese» (Ap 2,7), nell’impegno e nella speranza di diventare una Chiesa sempre più capace di prendere decisioni profetiche che siano frutto della guida dello Spirito.
Qualcuno mi può: spiegare perche’ il card. Sarah e il card. Burke non sono invitati al Sinodo e Luca Casarini si? Certo il.messaggio e’ che il vero cristiano e: Luca Casarini , .
E meno male per lui che Benedetto XVI e’ morto, e si e’ risparmiato l: ennesimo schiaffo in faccia di non essere invitato ne’ consultato .Morendo gli ha fatto un favore , perche’ da vivo era per la “chiesa sinodale” una spina nel fianco.