Cari fratelli e sorelle,
noi siamo qui mendicanti della misericordia del Padre, chiedendo perdono. La Chiesa è sempre Chiesa dei poveri in spirito e dei peccatori in ricerca di perdono, e non solo la Chiesa dei giusti e dei santi, anzi dei giusti e dei santi che si riconoscono poveri e peccatori. Ho voluto scrivere le richieste di perdono che sono state lette da alcuni cardinali, perché era necessario chiamare per nome e cognome i nostri principali peccati. E noi li nascondiamo o li diciamo con parole troppo educate.
Chiedo perdono a Dio Padre, provando vergogna per il peccato di mancanza del coraggio necessario alla ricerca di pace tra i popoli e le nazioni, nel riconoscimento dell’infinita dignità di ogni vita umana in tutte le sue fasi, dallo stato nascente alla vecchiaia, soprattutto i bambini, gli ammalati, i poveri, del diritto di avere un lavoro, una terra, una casa, una famiglia, una comunità in cui vivere libero, del valore che è il paesaggio e la cultura di ogni zona del pianeta… A nome di noi tutti i fedeli chiedo perdono a chi sta nascendo oggi e nascerà dopo di noi, alle generazioni del futuro che ci danno in prestito questo mondo e che hanno il diritto di abitarlo, un giorno, nella concordia e nella pace. Ancora più grave è il nostro peccato, se per giustificare la guerra e le discriminazioni, invochiamo il nome di Dio. Perdonaci Signore.
Chiedo perdono, provando vergogna per quello che anche noi fedeli abbiamo fatto per trasformare il creato da giardino a deserto, manipolandolo a nostro piacimento; e per quanto non abbiamo fatto per impedirlo. Chiedo perdono, provando vergogna, per quando non abbiamo riconosciuto il diritto e la dignità di ogni persona umana, discriminandola e sfruttandola – penso in particolar modo alle popolazioni indigene – e per quando siamo stati complici di sistemi che hanno favorito la schiavitù e il colonialismo. Chiedo perdono, provando vergogna, per quando abbiamo preso e prendiamo parte alla globalizzazione dell’indifferenza di fronte alle tragedie che trasformano per tanti migranti le rotte del mare e i confini tra nazioni da via di speranza a via di morte. Il valore della persona è sempre superiore a quella del confine. Sento in questo momento la voce di Dio che chiede a tutti noi «Dov’è tuo fratello; dov’è tua sorella?». Perdonaci Signore.
Chiedo perdono, provando vergogna, per tutte le volte che noi fedeli siamo stati complici o abbiamo commesso direttamente abusi di coscienza, abusi di potere, e abusi sessuali. Quanta vergogna e dolore provo nel considerare soprattutto gli abusi sessuali compiuti su minori e persone vulnerabili, che hanno rubato l’innocenza e profanato la sacralità di chi è debole e indifeso. Chiedo perdono, provando vergogna, per tutte le volte che abbiamo usato la condizione del ministero ordinato e della vita consacrata per commettere questo terribile peccato, sentendoci al sicuro e protetti mentre approfittavamo diabolicamente dei piccoli e dei poveri. Perdonaci Signore.
Chiedo perdono a nome di tutti nella Chiesa, soprattutto noi uomini, provando vergogna per tutte le volte che non abbiamo riconosciuto e difeso la dignità delle donne, per quando le abbiamo rese mute e succubi, e non poche volte sfruttate, specie nella condizione della vita consacrata. Chiedo perdono, provando vergogna per tutte le volte che abbiamo giudicato e condannato prima di prenderci cura delle fragilità e ferite della famiglia. Chiedo perdono, provando vergogna, per tutte le volte che abbiamo rubato la speranza e l’amore alle giovani generazioni, quando non abbiamo compreso la delicatezza dei passaggi di crescita, del travaglio della formazione dell’identità, e non siamo disposti a sacrificarci per il loro diritto di esprimere talenti e professionalità trovando un dignitoso lavoro e ricevendo un giusto salario. Chiedo perdono, provando vergogna per tutte le volte in cui abbiamo preferito vendicarci, anziché impegnarci nella ricerca della giustizia, abbandonando chi sbaglia nelle carceri e ricorrendo all’uso della pena di morte. Perdonaci Signore.
Chiedo perdono a nome di tutti nella Chiesa, provando vergogna per quando abbiamo girato la testa dall’altra parte di fronte al sacramento del povero, preferendo adornare noi stessi e l’altare di colpevoli preziosità che sottraggono il pane all’affamato. Chiedo perdono, provando vergogna per l’inerzia che ci trattiene dall’accogliere la chiamata a essere Chiesa povera dei poveri e che ci fa cedere alla seduzione del potere e alle lusinghe dei primi posti e dei titoli vanagloriosi. Chiedo perdono, provando vergogna, per quando cediamo alla tentazione di nasconderci al centro, protetti dentro i nostri spazi ecclesiali malati di autoreferenzialità, resistendo a uscire, trascurando la missione nelle periferie geografiche ed esistenziali. Perdonaci Signore.
Chiedo perdono provando vergogna per tutte le volte che nella Chiesa, in particolare noi pastori (…), non siamo stati capaci di custodire e proporre il Vangelo (…), “indottrinandolo” e rischiando di ridurlo a un cumulo pietre morte da scagliare contro gli altri. Chiedo perdono, provando vergogna per tutte le volte che abbiamo dato giustificazione dottrinale a trattamenti disumani. Chiedo perdono, provando vergogna per quando (…) abbiamo ostacolato le diverse legittime inculturazioni della verità di Gesù Cristo, il quale percorre sempre i sentieri della storia e della vita per farsi trovare… Chiedo perdono, provando vergogna per le azioni e le omissioni che hanno impedito e ancora rendono difficile la ricomposizione in unità della fede cristiana, e l’autentica fraternità di tutto il genere umano. Perdonaci Signore…
Chiedo perdono, provando vergogna per tutte le volte che non abbiamo ascoltato lo Spirito Santo, preferendo ascoltare noi stessi, difendendo opinioni e ideologie che feriscono la comunione in Cristo di tutti… Chiedo perdono, provando vergogna per quando abbiamo trasformato l’autorità in potere, soffocando la pluralità, non ascoltando le persone, rendendo difficile la partecipazione alla missione della Chiesa di tanti fratelli e sorelle… Perdonaci Signore.
Il “sacramento del povero”: è
un modo di dire o abbiamo l’ottavo sacramento?
E poi perché colpevoli di adornare l’altare?
Gesù volle un posto molto bello (anche se in prestito) per celebrare la prima Eucarestia..
Non si toglie il pane al povero, credo, offrendo bellezza, perché, come disse Gesù , “non di solo pane vive l’uomo”.
Conosco poveri, per niente materialisti, che odiano la sciatteria delle persone trasandate.
Un vecchio calzolaio, tanto tempo fa, andava a Messa, diceva, per gustare la bella musica e bearsi della bellezza della Cattedrale.
Parole, parole ,parole.. il festival dell’ ipocrisia.
I fatti invece sono ben altri : non si e’ fatto in concreto nulla verso gli abusatori e i predatori sessuali nella Chiesa cattolica .Un esempio , Rupnik che e’ ancora saldamente al suo posto e nelle grazie del Vaticano.
Per Rupnik non provano vergogna ?
Una confessione aperta dei mali che ormai da tempo erano e sono conosciuti affliggere la società non esclusi membri di Chiesa. Un “atto di dolore rivolto a Dio e anche ai fratelli” ritenuto necessario dal Santo Padre, prima di dare corso a iniziative nuove per una Chiesa Sinodale., come ben esplicitato dal Cardinale nella sua prolusione. Se c’è ancora Fede in Cristo Signore e Maestro, che di sicuro non farà mancare la presenza dello Spirito in aiuto a tanto popolo che vive in una realtà destabilizzante, guerre, malattie, violenti dissapori, che minano quella stabilità di vita così faticosamente riconquistata Questa è la pressante missione: della Chiesa, essere Parola “ascoltata”, strumento, voce di popoli a riportare le vertenze su un terreno non minato da odii ma a speranza di futuro evitando la china pericolosa verso la quale la guerra sta trascinando l’umanità !E’ Maria la Madre che si è fatta voce in aiuto