Avanza la sete di luoghi dello Spirito

Il nostro tempo, spesso logorante, vede però una domanda crescente di luoghi di riposo, silenzio, fraternità, meditazione, preghiera: è un segno che non va ignorato né minimizzato.
17 Agosto 2023

Anche quest’estate ho potuto fermarmi un poco in una casa di spiritualità a me molto cara, la Casa Paolo VI a Concenedo di Barzio (LC), a mille metri di altitudine di fronte alle Grigne; un luogo dove regolarmente, nel limite del possibile, mi piace tornare per riposare, pregare, fare silenzio, passeggiare nella natura, incontrare persone, dialogare con un saggio sacerdote, vivere un clima di fraternità e accoglienza (peraltro la casa è a offerta libera e vive grazie al lavoro di numerosi volontari). Lì ci sono, settimanalmente, incontri sulla Parola, momenti di preghiera, celebrazione dell’Eucarestia, con molte persone presenti. L’ultima volta ero con mia moglie e ho incontrato una coppia più matura, che era arrivata per la prima volta: felici di aver ‘scovato quel posto’, mi hanno assicurato che avrebbero allargato ad altri amici l’invito a prendersi qualche momento di sosta.
Un altro luogo in cui mi sarebbe piaciuto andare in queste settimane è Chateau Verdun a saint Oyen, in Val d’Aosta: altra casa di spiritualità che frequentavo almeno una volta all’anno, soprattutto in inverno, per ‘ricaricare’ anima e corpo. Però ora non vi era alcuna disponibilità estiva, segno del numero di persone presenti (anche un monastero benedettino femminile sorge nei pressi).
Pochi giorni fa ha aperto in Piemonte la Casa della Madia, la nuova avventura di fraternità inaugurata da Enzo Bianchi, dove, leggo dai numerosi post sui social, l’accoglienza del ‘viandante’ sarà assicurata, nei limiti di capienza.
Sempre in questi giorni don Mario Longo, sacerdote ambrosiano da poco in ‘pensione’, annuncia su facebook di aver aperto una casetta nella campagna piemontese, dove chiunque vuole potrà fermarsi il tempo che desidera, per dedicarsi a se stesso, stare nella natura, pregare, condividere dialogo e spazi con il sacerdote.

Quattro esempi a me vicini, che però potrebbero essere moltiplicati per regioni, persone, stili, che indicano come, allargando un poco lo sguardo, oggi cresce un desiderio di sosta, silenzio, contemplazione, condivisione, che può divenire anche preghiera. Molti lettori avranno un luogo caro dove fermarsi, dove ritemprarsi, dove godere di un momento senza fretta, senza incombenze (e sarebbe bello condividere).

È un desiderio di spiritualità, cioè di cura della dimensione dello spirito (che può diventare Spirito). Non sempre questo ha la canonica etichetta cattolica, ma è un segno del tempo. Tuttavia uomini e donne che bussano sono spesso cristiani, magari stanchi e appesantiti dalle proprie comunità di appartenenza, o magari semplicemente desiderosi di ‘stacco’; altre volte si tratta di persone in ricerca (i famosi ‘cercatori’). Altre volte, si tratta di esistenze ferite; altre di vite ‘curiose’. Insomma, varia è la tipologia come vario è il mondo. Ma oggi esiste una sete di spiritualità che nel quotidiano fatica a trovare acqua; da qui il diffondersi di luoghi dove una dimensione autenticamente umana (e quindi evangelica) può essere offerta. E lo stesso può dirsi del nascere e del crescere di numerosi cammini, che impegnano più giorni, che vedono diversa e ricca umanità in marcia, con molte differenti motivazioni, ma sicuramente con il bisogno di andare oltre una superficialità contemporanea.
Certo, c’è il rischio della fuga, c’è il rischio dell’elitarismo; ma la gran parte delle persone che giunge a queste oasi non è in fuga, solo vuole riprendere in mano uno o più aspetti del sé che altrove, nel logorio quotidiano, fatica a compiere. Anche nella vita di fede.
Il pericolo del rifugio c’è sempre; lo sperimentò anche Pietro, quando sul Tabor disse «facciamo tre tende». Ma l’invito del Vangelo è sempre lo stesso, perché Gesù di Nazareth invita sempre a scendere dalla montagna, a stare nel mezzo della via, nelle Cafarnao di oggi. Solo, per starci bene, consapevolmente, è necessario anche ascoltare l’altra parola: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’» (Mc 6,31).

Dovremmo avere maggior pensiero e maggiore cura di questi luoghi di pace, di comunione, di sosta; sono anche frontiere feconde, luoghi di rigenerazione, montagne in cui soffia lo Spirito.
L’augurio è che ognuno, secondo i propri stati di vita, le proprie possibilità, i propri modi, possa trovare uno o più luoghi in cui sentire l’invito «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’».

(ph: ingresso della cappella della casa Paolo VI, Concenedo di Barzio)

Una risposta a “Avanza la sete di luoghi dello Spirito”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Questa bella lettera del Santo Padre, così piena di affetto paterno e di sincera premura e incoraggiamento alla missione pastorale sembra meritare una risposta di lettore. Nella mia chiesa parr.le da un certo tempo è comparsa una statua in grandezza naturale di un Gesù buon Pastore; oggi accanto anche un libro e penna e le pagine appaiono già scritte da fedeli, suscita il desiderio di rivolgere preghiera, anche timido un gesto di affetto umano. La statua non è una opera d’arte, ma ispira a come Lui nelle strade della Palestina apparso a quelli che lo incontravano. Dunque il cellulare, l’oggi della cronaca raccontata, di fronte a quella semplice figura scolpita nel modo tradizionale biblico, il tempo sparisce, quel la Persona attira, ispira a confidenza, l’umano spirito cerca ha sete del divino. In un mondo dove regna solitudine, nuova povertà. Sono stati i mandriani pastori i primi ad accoglierlo offrendo doni, oggi una moltitudine povera lo cerca anche senza stella

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