“Sul mare luccica”

Il ricordo dell'insegnamento di una nonna rende più chiaro cosa c'entri Santa Lucia con il mare che luccica...
13 Dicembre 2021

L’ora di canto al tempo delle mie elementari era svolta in un salone vuoto e piuttosto squallido. Nessun cartellone colorato rendeva un po’ più allegre quelle pareti verdoline fino a metà. Noi bambine venivamo fatte salire su una vecchia pedana in legno con due alti gradoni e posizionate con le braccia dietro la schiena, rigorosamente in ordine di altezza e composte nei nostri grembiulini bianchi.

La maestra di canto non aveva molta fantasia, anzi era piuttosto antiquata ed impostata. Ma quell’oretta a cantare a noi comunque piaceva moltissimo.

La canzone che da ottobre a giugno imperversava su quella pedana era “Sul mare luccica”, vecchia aria napoletana interpretata con passione dal maestro Enrico Caruso. Una sola volta la maestra ci stupì facendoci cantare la modernissima “Montagne verdi” di Marcella Bella, indiscusso successo sanremese.

Ma “Sul mare luccica” rimase comunque il suo pezzo forte.

Cantando, la mia immaginazione vedeva mare, barchette e vento ma questa Santa Lucia, invocata con le nostre vocine allegre, non riuscivo proprio a capire cosa c’entrasse. Me la pensavo bellissima, come una sorta di polena-principessa su un piccolo sgangherato gozzo di legno. Il mistero per fortuna lo dipanò un giorno mia nonna, che in un pomeriggio gelido di dicembre mi prese insieme ai miei fratelli e ci portò, come diceva lei, “a vedere il mare”.

C’era un tramonto di quelli che solo dicembre sa regalarci e davanti a quei colori incredibili ci raccontò la storia di questa Santa siracusana, del legame che il suo nome ed il suo martirio hanno con questo giorno, il più corto dell’anno e con la notte più lunga. Ci raccontò di persecuzioni cristiane e di questa giovanetta che fu uccisa proprio a causa del suo amore per Gesù. Noi, che eravamo in età di catechismo e prime comunioni, non so cosa capimmo, ma sta di fatto che quel racconto della nonna rimase, silente ma vivo.

Da allora la sera del 13 dicembre mi è particolarmente cara e se riesco scendo al Porto Antico e mi fermo sull’Isola delle Chiatte ad aspettare il buio, a guardare la luce che con forza lotta fino all’ultimo bagliore e, anche quando fisicamente non la vedi più, ne percepisci la presenza, la resistenza, il suo rimanere in tutte le cose, persino oltre il buio. Rimango lì, congelata davanti ad un mare ancora riflettente quella sorgente che non c’è più. Lui trattiene quella luce più che può.

E questo mi colpisce.

Trattenere e dare.

Così penso alla vita di questa Santa antica, una donna che vide una luce che la conquistò a tal punto di morirne.

Trattenne e diede.

Spesso mi ritrovo a cantare quella nenia sul dondolio cigolante delle chiatte in mare e il suono si confonde con lo stridio dei gabbiani intorno.

È proprio in questo giorno che sento anche fisicamente il cammino dell’Avvento. Sì, perché la fede è per me anche molto fisica, una fede che ha bisogno di essere sentita, vista, toccata. Il nostro corpo può aiutarci moltissimo nella relazione col Signore.

Stasera la fede è vista, è occhi, è luce.

Con questa festa della luce, l’attesa della Vera Luce si fa vivissima e i nostri occhi hanno davvero bisogno di riabituarsi per riaccendersi, per riaprirsi oltre tutti i nostri bui, le nostre tenebre, i nostri kaos interiori.

Io sono la Luce del mondo, chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita… e la vita in abbondanza” (Gv. 8)

Quella bambina che cercava di capire questa Santa Lucia chi fosse e cosa c’entrasse con il suo mare, oggi ringrazia quella vecchia maestra, quella lirica antica e la sua nonna.

Tutto ritorna se riesci a dare significato. Tutto trova un ordine, un’armonia proprio come canta Caruso.

 

4 risposte a ““Sul mare luccica””

  1. BUTTIGLIONE PIETRO ha detto:

    A lei resta nonna, santa, e lirica.
    A me rimane il suo succhiare l’ultima luce tra sole che va e mare che resta…
    Molto bello! Io posso godere dello stesso mare, dello stesso sole e in più del suo riflesso ultimo a morire sulle Alpi Apuane..
    Una visione tra il magico, il fantastico ma anche lo extra-ordinario, quello che porta al trascendente..
    Lo scrivo con una piaga nel cuore, dal nome Nadia Anjaman, conosciuta poco fa 1/2 Raitre.

  2. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    E’ molto bella qulla canzone, suscita nostalgia,desiderio di stare più tempo incantati a godere La bellezza di un paesaggio., dedicata a una santa, e’ anche, E fare storia di una tradizione che è vissuta nel luogo dai suo i suoi abitanti, implicitamente un inno a un Dio per aver posto l’uomo in un eden circondato da bellezza della natura che si fa scoprire anche esistente nell’animo umano quando tende a desiderare di fare il bene e il bello intorno a se. verso. A leggere le Sacre Scritture si scopre che Dio stesso e amore , e architetto, e’ creatore e ha istruito l’uomo artigiano a costruire in bellezza ogni cosa per il tempio a Lui dedicato dal re Salomone. E la visione luminosa di una Gerusalemme che discende luccicante in miriade di colori descritta da Giovanni! .?anche in montagna la superba bellezza suscita una grazie rivolto al Dio Creatore e Suo meritori se anche nell’uomo ha infuso doni di tesi all’arte e alla bellezza

  3. Emanuela Sangaletti ha detto:

    Bellissima riflessione!
    Davvero grazie…
    alla Luce che è in lei Lella,
    e con la quale ha voluto rallegrare e sollevare anche noi.

  4. Graziella Domenino ha detto:

    Ogni volta che leggo uno dei tuoi articoli vengo pervasa da nuove emozioni stupende….ed anche emozioni che ho già provato e che mai ho saputo descrivere… Grazie Lella! Ogni tua parola apre mente e cuore…ed in più colora e profuma i miei ricordi!

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