«Non abbiate paura»

Un invito pasquale che infonde fiducia
25 Giugno 2023

Il mondo moderno ha trovato e continua a trovare nuovi nomi per le paure.
Dalle più classiche aracnofobia o claustrofobia, fino alla atelofobia (paura delle imperfezioni…). In realtà bisognerebbe distinguere tra paura e fobia perché le fobie specifiche portano a veri e propri attacchi di ansia che si manifesta attraverso sintomi come tachicardia, vertigini, disturbi gastrici e urinari, nausea, diarrea, senso di soffocamento, rossore, sudorazione eccessiva, tremito e spossatezza. Chi ne è affetto spesso e per lungo tempo, tende ad evitare di mettersi nelle condizioni di affrontare l’evento temuto.

Alcuni studi sembrano affermare che il tempo della pandemia abbia aumentato ed esasperato le fobie. Durante la pandemia la paura di ammalarsi, di perdere i propri cari o anche quella del vaccino potevano ovviamente essere razionali e quindi, in qualche modo, gestibili. Sembra che lo strascico di questi anni porti ad un aumento delle paure irrazionali, le fobie appunto. Senza ovviamente voler sminuire la serietà, a volte invalidante, dei disturbi fobici mi sembra interessante rilevare come tra gli annunci pasquali risuoni un costante e incoraggiante «non abbiate paura». Che in questa forma di invito compare nei Vangeli solo in questo altro brano proposto nella XII domenica del ciclo A: chi riconosce Gesù davanti agli uomini non deve avere paura. Non deve avere paura degli uomini e di chi o cosa può causare la morte, quella del corpo, quella che san Francesco chiama ‘sorella morte corporale’, perché chi riconosce Gesù non ha nulla da temere per l’anima, nulla da temere dalla ‘morte secunda’ che ‘no ‘l farrà male’ (non gli causerà alcun male).

Anche questo «non abbiate paura» anticipato ha quindi a che fare con la risurrezione, la paura è perciò trasformata, trasfigurata in virtù dell’annuncio di vita. Solo così possiamo vivere questo invito/comando di Gesù salvando anche quella dimensione necessaria della paura che uno stimolo difensivo, a volte necessario per esercitare la virtù della prudenza che difende e salva la vita, innesca la riflessione che protegge e salva dai pericoli concreti.

L’invito di Gesù a non avere paura non elimina il dialogo necessario e indispensabile tra paura e coraggio negli eventi concreti del quotidiano. L’invito di Gesù sposta l’atteggiamento fondamentale sul piano della fiducia in Dio. Il non avere paura, il coraggio di fondo nell’affrontare le singole situazioni della vita, anche la malattia e la morte, non deriva da una qualche forza, reazione o disposizione personale, ma si basa sulla conoscenza di Dio che possiamo sperimentare in Gesù. Non è forse straordinario qualcuno per il quale anche due insignificanti uccellini hanno un valore immenso? E per Lui l’essere umano vale molto di più. Senza finire a sminuire il creato, gli animali e le piante, possiamo però capire quanto l’immagine di Gesù serva a suscitare nel discepolo questa dimensione di fiducia e coraggio nell’affrontare la realtà. Fiducia e coraggio che dovrebbero spingerci a dire sui tetti ciò che viene detto all’orecchio, a manifestare pubblicamente con coraggio e fiducia, senza arroganza o presunzione, quella vita e coscienza di fede che sperimentiamo nel silenzio della vita interiore. Un modo vero e concreto di vivere la vocazione profetica di ciascuno.

3 risposte a “«Non abbiate paura»”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    La Chiesa oggi rende manifesto questo credere in Cristo che ha dato prova di fiducia e coraggio a venire in un mondo dove l’accoglienza è stata quella che oggi anche noi vediamo. Ma come non sentirci incoraggiati a sperare nella “mission ad Gentes” della Chiesa di Papà Francesco, confidando in quello che oggi si sta realizzando, quel dialogo tra Uomini per i molti ai quali non è concesso avere voce se non mormorare preghiere al Creatore perché si compia la Sua Volontà. Pace sembra parola troppo grande, eppure come il malato cui è diagnosticata un fine vita così sembra la situazione in cui tutti ci troviamo dove un potere di vita e di morte e in uomini che governano i popoli. E’ dunque affidato al card.Zuppi quella Parola che si spera supportata dal Santo Spirito, arma bianca di un potere capace di cambiare il mondo, accolta con scetticismo da taluni ma per chi crede e speranza nella sua verità.

  2. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Fiducia e coraggio, vuol dire anche averla in Lui, nel suo Vangelo, e il coraggio di aprire bocca, o ad alta voce quando c’è da sostenere la Verità. E sono molti invece quelli che si dicono cattolici ma per opportunismo di fronte a una larga maggioranza di altra idea si chiudono nell’ opportuno “no comment”. Per es. le croci sulle vette, “basta nuove croci in vetta a detta del CAI. Forse che quel segno ha il potere di stimolare chi scala le montagne e sfida rischi per raggiungere quella metà? In montagna è un segno non solo di meta da raggiungere, non solo caduti in guerra,ma ricordo di q.no che non muore.Inoltre è un segno di Cristo che ha dato la vita per quella di molti, che ha lasciato tangibile segno di se nella storia dell’umanità, per questo nulla è troppo in alto, in cima segno di vita carità e amore gli uni per gli altri. Un Credo inscritto nell’animo di ancora molti uomini che hanno in Lui Fede e alte aspirazioni.

  3. Pietro Buttiglione ha detto:

    Giusto ieri leggevo una tesi da uno studio su una rivista scientifica internazionale:
    Il MWI ( molti mondi, cfr Lanza, Everett, ecc) viene sempre piú ‘sposato’ come valvola di sfogo x la insoddisfazione che genera QUESTO mondo. E le paure, qui ben descritte..
    E mi chiedevo:
    In fondo non è lo STESSO meccanismo innescato dalla ns religione??
    Cristo, Dio, come ALIAS??

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