Ma la Quaresima val ben una Lettera

Una carrellata su trentatré testi di vescovi italiani sul cammino verso la Pasqua. Grande varietà di stili, poca attualità e ricerca di qualche via nuova
27 Marzo 2011

Alcune non sono più lunghe di 3500 battute, entrano a pennello nello spazio dell’editoriale sul settimanale diocesano. Altre richiedono molte più colonne, talvolta vengono impaginate in un inserto staccabile con indice in ultima e icona in copertina.
La varietà delle Lettere quaresimali dei vescovi italiani nella loro lunghezza – ma ancor di più nelle scelte dei temi, dei contesti e dei linguaggi – è una conferma stagionale, quasi tangibile, della vivace pluralità delle Chiese locali. Un’ effervescente difformità di stili (forse anche di utilizzi) che rende difficile rispondere alle domande: ma cosa preme comunicare ai nostri pastori in questa Quaresima 2011? e noi cosa vorremmo sentirci dire all’avvio del “tempo favorevole”?
Un’impressione sinottica sulle Lettere – dopo averne compulsate una trentina, da diocesi piccole e grandi, ad ogni latitudine dello Stivale – è che la consuetudine resista bene, ma che, rispetto al passato, si preferisca la “forma brevis” del messaggio circoscritto ai temi dell’itinerario quaresimale. Raramente, insomma, la Lettera sembra voler assumere un peso specifico – non solo per numero di pagine – tale da poter essere poi ripresa dai parroci – è più citata, che approfondita, infatti – come testo del Pastore diocesano da valorizzare magari anche nelle Messe feriali. In questa scelta c’è forse la preoccupazione di non togliere priorità alla Lettera d’inizio d’anno sul Piano pastorale (ritmata sul decennale CEI), eppure – anche se non c’è alcun obbligo canonico di produrre un testo “forte” e originale per la Quaresima – il ritmo nuovo aperto dalle Ceneri potrebbe comunque risultare ideale per l’accoglienza una tantum di una parola magisteriale “pensata per noi”. Anche da parte di orecchi distratti o lontani, catturati magari dal titolo-civetta di un quotidiano locale amico…
Dipende dai contenuti, si dirà. Dunque, passiamoli in rassegna: in queste 33 Lettere prese a campione tornano più volte “preghiera, digiuno ed elemosina” raccomandati come gli “strumenti” più importanti nella “palestra dello Spirito” quaresimale, talvolta in termini biblico-teologici più o meno classici, talvolta con applicazioni aggiornate che spaziano dall’astinenza dal gioco o dalla dipendenza tecnologica fino all’impegno coerente in nuovi stili di vita.
La tensione alla fraternità missionaria, con i dovuti riferimenti al messaggio quaresimale del Papa, e alle relative forme di preghiera e condivisione (molte diocesi usano il calendario ad hoc), in qualche caso viene invece messa in secondo piano dall’attenzione ai bisogni caritativi del territorio diocesano.
Destinatari mirati di due messaggi quaresimali (quelli di Locri-Gerace e di Trento, in particolare) sono i giovani proiettati verso l’estate di Madrid, mentre in quattro casi prevale la centralità eucaristica, in vista del Congresso nazionale di Ancona a settembre.
Se alcune Lettere sembrano non aver richiesto lunga preparazione, altre invece appaiono quasi precotte o comunque impermeabili al contesto storico di “questa” Quaresima, a giudicare dalla latitanza di riferimenti all’attualità, dalle “rivoluzioni” in Nordafrica fino all’anniversario dell’Unità, citato raramente. Con qualche eccezione come il vescovo di Mazara del Vallo, Domenico Mogavero che richiama il testamento spirituale del ministro pakistano Shahbaz Bhatti, assassinato il 2 marzo.
Una sottolineatura per tre testi, singolari per motivi diversi. Il vescovo di Bolzano-Bressanone, Karl Golser coniuga magistero e cammino personale prendendo spunto dalla “scoperta” del suo morbo di Parkinson per suggerire a tutti un’articolata riflessione sulla Provvidenza e sul discernimento del disegno di Dio nella propria vita.
Il vescovo di Trieste, Giampaolo Crepaldi propone alla riflessione dei fedeli alcuni capitoli del Catechismo della Chiesa universale sui temi della resurrezione della carne e della vita eterna, introducendoli con un invito all’attenzione a queste verità di fede: “tante volte sentiamo parlare di inferno, purgatorio e paradiso, ma non sappiamo più dare un significato a queste parole che progressivamente ci diventano come estranee”.
Il vescovo di Parma, Enrico Solmi racconta invece un episodio accadutogli qualche anno prima, la confessione raccolta da un giovane “in zona Cesarini” in una parrocchia romana, per invitare poi ad un “viaggio dentro noi stessi”. E conclude, senza troppe benedizioni, con un paterno “Buona Quaresima!”.
Ecco, il linguaggio infine, che meriterebbe forse altri post, soprattutto in riferimento ai destinatari: a lettere quaresimali dallo stile ricercato, dottrinale e autoreferenziale fanno da contrappunto altre di tono diretto, essenziale, dialogante. Qualche pastore, appoggiandosi ai nuovi media ha preferito affidare al suo blog il lancio degli spunti quaresimali, mentre un altro – quello di Trani, Barletta e Bisceglie, Giovan Battista Pichierri – ha abbinato al messaggio quaresimale un’originale “intervista immaginaria a Gesù su alcuni aspetti della condizione dell’uomo contemporaneo”. Riuscirà a farsi leggere?

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