III domenica di Pasqua: Lc 24,13-35
IL RISORTO E I DISCEPOLI A EMMAUS (Velasco Vitali, 2007, Lezionario domenicale e festivo della Chiesa cattolica italiana)
È Luca a raccontare nei dettagli questa storia di nebbia che si dirada (mentre Marco ne fa solo un rapido cenno), dando a supporre che sia proprio Luca il discepolo senza nome (a Bominaco, in Abruzzo, su un affresco del 1263, il pittore ha scritto i nomi di Cleopa e dell’evangelista…).
Talvolta, invece che a tavola, i due sono raffigurati per strada, per dare peso al camminare insieme: al momento in cui Cleopa e l’amico, ancora sconvolti dall’accaduto, vengono avvicinati da Gesù (che però non riconoscono, avendo la testa nel passato).
Altri pittori optano per l’epilogo della storia, quando il misterioso compagno (letteralmente, colui che ha il pane in comune) si svela. In un modo che Velasco Vitali rende al meglio. Venuta sera, infatti, l’aspetto del terzo uomo si fa più sfumato: ha ormai i contorni di un’ombra e quella alle sue spalle è l’ombra di un’ombra. E proprio in questo istante, paradossalmente, l’uomo prende forma. Viene riconosciuto dallo stile, come succede a un artista: la condivisione del cammino, la sapienza del dare spiegazioni, il piacere di mettere – con loro – le gambe sotto il tavolo, la gioia di benedire il cibo e di spezzarlo, sono segni che fan bene al cuore.
Chi non è come Tommaso, non ha bisogno – per fidarsi – di vedere contorni netti: gli basta percepire una temperatura. Non a caso l’ombra di Pietro, che «proveniva dalla luce di Cristo» (Benedetto XVI), era sufficiente a guarire i malati di Gerusalemme (At 5, 15).
Lo stile di Gesù insegna anche a noi a farci riconoscere. Non dal diffidare degli altri, ma, al contrario, dalla voglia di «rimanere con loro»: cercando delle cose da avere in comune (la strada, il tempo, il pane…), spiegando con affabilità, benedicendo (cioè dicendo bene)… È solo così che passiamo la speranza: mostrando l’arcobaleno e facendo sentire il calore del sole.