Il Te Deum della Sacra Famiglia (a Gaza)

Una coincidenza liturgica ci invita a fare i conti nell'ultimo giorno dell'anno con un Dio che passa proprio nel luogo oggi più maledetto dagli uomini
31 Dicembre 2023

I bilanci di fine anno sono un’operazione pericolosissima: è sempre difficile farli tornare. Vale per le nostre piccole faccende personali; figuriamoci, poi, quando allarghiamo lo sguardo al mondo intero, con le sue mille ferite. Per questo motivo mi sembra particolarmente confortante che proprio quest’anno, nel rito romano, il Te Deum vada quasi a incrociarsi con la festa della Sacra Famiglia, che si celebra ogni anno nella domenica dopo Natale.

Mi sembra ci suggerisca un ambito ben preciso nel quale collocare le nostre gioie e le nostre sofferenze, le fatiche e i desideri più profondi che ci accompagnano nello scorrere del tempo. Ci aiuta persino a sdrammatizzare un po’ la solennità delle parole della liturgia, per cercare nella concretezza delle relazioni con le persone a cui vogliamo bene la strada per entrare nel nuovo anno.

Celebrare la Sacra Famiglia l’ultimo giorno dell’anno diventa così un invito potente a vincere la tentazione dell’egoismo, a non buttare via il tempo fantasticando su progetti solo nostri. Per provare piuttosto a interrogarci su quanto spazio abbiamo lasciato agli altri nei dodici mesi che con questo giorno vanno a chiudersi.

Se ci fermassimo qui, però, rischieremmo di non cogliere la provocazione più forte di questo 31 dicembre 2023. Invece nel Vangelo di oggi l’anziano Simeone parla del Bambino come “segno di contraddizione”, dicendo a Maria: “anche a te una spada trafiggerà l’anima”. E non è un caso che la raffigurazione più classica della Sacra Famiglia sia proprio quella che la vede in cammino durante la sua fuga verso l’Egitto. Un viaggio che passò per forza di cose da un posto ben preciso: l’antichissima città di Gaza. Sì, quella stessa Gaza, che vediamo oggi sfigurata dalla guerra. Infatti proprio alla Sacra Famiglia è intitolata la parrocchia di rito latino all’interno della Striscia, quella finita pochi giorni fa sotto la scure della violenza in questa guerra così cruenta che non risparmia nessuno.

Ecco allora il messaggio più sconvolgente del Te Deum di quest’anno: è pensando a qualcosa che ha a che fare con Gaza che oggi ci è chiesto di dare lode a Dio. Perché è attraverso il luogo da troppo tempo (e per chissà quanto ancora) maledetto dagli uomini, che passa la Salvezza di Dio. E non con schiere di angeli e squilli di tromba, ma nella vicenda umana di una famiglia braccata, non poi così diversa da quelle che oggi provano a sopravvivere tra l’incudine di Hamas e il martello dei carri armati israeliani.

Quando stasera reciteremo il Te Deum proviamo a farci entrare davvero anche Gaza. Per capire che anche il pianto di chi ha perso tutto e non sa letteralmente se avrà un domani, è un luogo abitato da Dio. L’Onnipotente di cui alla fine di un altro anno cantiamo le lodi, oggi è lì: si è fatto Bambino per stare con chi soffre a Gaza. Se vogliamo davvero la pace possiamo solo ripartire da qui. Disarmando anche la nostra idea di Dio. Per disarmare le mani degli uomini.

2 risposte a “Il Te Deum della Sacra Famiglia (a Gaza)”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    In modo del tutto diverso nell’episodio dell’adorazione dei Magi provenienti dall’Oriente :”Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre”. San Giuseppe non compare nell’incontro fra i Magi e il bambino Gesù. Anche questo silenzioso non voler apparire e caratteristico e mostra molto chiaramente che egli con la formazione della Sacra Famiglia ha preso su di se un servizio che richiedeva una grande capacità decisionale e organizzativa, insieme tuttavia a una grande capacità di rinuncia. Il suo silenzio e’al contempo la sua parola. Esso esprime il “si” a ciò che egli, legandosi a Maria e a Gesù, ha preso su di se’. …””Grazie Papa Joseph Ratzinger per quanto donato alla Chiesa., luce della Parola aperta a tutte le menti, gentilezza, umilta’ perché più grandemente si Lodi il Salvatore.

  2. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Non esistono parole di dal Giuseppe all’interno della sua storia tramandate nel Nuovo Testamento. Ma c’è una corrispondenza tra il compito a lui affidato dall’angelo che gli appare in sogno e l’agire di San Giuseppe,una corrispondenza che lo caratterizza. Nell’e
    pisodio di prendere Maria come sua sposa, la sua risposta è data in una semplice frase:” Egli si alzò e fece come gli era stato ordinato”Mt.1,24) anche nella fuga in Egitto, nel quale vengono utilizzate le stesse parole:”Egli si alzò e prese il bambino e sua madre”. Entrambe le espressioni sono usate ancora una terza volta alla notizia della morte di Erode e della possibilità di un ritorno nella Terra Santa. …Egli si alzò e prese il bambino e sua madre. L’agire di san Giuseppe in risposta dice molto di più semplicemente “Avvertito poi in sogno si ritirò nella regione della Galilea.Il medesimo atteggiamento di fondo si manifesta infine,

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