Quella parola di Francesco che ha cambiato il mio sguardo

Come una goccia che a poco a poco scava la pietra e plasma tutto in una forma nuova: è stato questo per me prendere consapevolezza che "la realtà è superiore all'idea".
29 Aprile 2025

C’è una parola, un concetto di Papa Francesco che, mi rendo conto, ha segnato in modo indelebile il mio modo di pensare, come una goccia che a poco a poco scava la pietra e plasma tutto in una forma nuova. È uno dei principi indicati nella Evangelii Gaudium, il testo che più mi è rimasto impresso di Francesco, che afferma: la realtà è superiore all’idea. Francesco esplicita questo concetto in tre brevi paragrafi (EG 231-233) nei quali tra la realtà e l’idea, sempre in tensione tra loro, dà priorità alla realtà, a ciò che è, prima di ciò che dovrebbe essere. Questo, dal mio punto di vista, cambia tutto: chiede un’adesione senza scappatoie alla realtà delle cose nella sua ruvida radicalità, ma insieme – e questa è stata per me la scoperta più sorprendente – dischiude una prospettiva carica di Speranza.

Dare priorità alla realtà rispetto all’idea è un principio radicalmente evangelico. È l’approccio che in primis Gesù ha fatto proprio. In ogni incontro, in ogni sguardo, Gesù ha sempre anzitutto accolto l’altro così com’era, mettendo prima la compassione del giudizio. Giudicare significa guardare il mondo dando priorità alla propria idea: se la realtà non corrisponde all’idea scatta il giudizio negativo e la contrapposizione. Dare priorità alla realtà significa sospendere il giudizio, accogliere, dare fiducia, indipendentemente da chi ci si trova davanti. È l’atteggiamento che Papa Francesco ha testimoniato in modo straordinario nei suoi dodici anni di pontificato.

Nella prospettiva dell’evangelizzazione, della missione della Chiesa, dare priorità alla realtà ha significato per me ribaltare la domanda di partenza, che normalmente era: come faccio a condurre chi ho davanti a condividere, apprezzare, considerare rilevante la prospettiva cristiana (cioè la mia idea)? Una logica che dava priorità all’idea – considerata vera e immutabile a prescindere da tutto – e pretendeva fosse unicamente la realtà a piegarsi, a cambiare. Dare priorità alla realtà ha significato per me invertire lo sguardo e riconoscere ciò che, per la verità, è del tutto lampante oggi: il mondo non sa cosa farsene della stragrande maggioranza delle parole che la Chiesa gli rivolge. Le domande a cui la Chiesa pretende di dare risposta, per la maggior parte sono domande che nessuno si pone più, che non incrociano più la vita reale e concreta delle persone. Dare priorità alla realtà ha significato per me cambiare radicalmente la domanda: non chiedermi più come portare altri a condividere la mia idea, ma se c’è qualcosa del messaggio del Vangelo che può essere fecondo oggi. Partire non dal presupposto che il mondo deve aderire alla fede, ma da uno sguardo sulla realtà carico di compassione, che coglie e apprezza le sensibilità profonde e se ne prende cura, attraverso il quale – chi più di Papa Francesco ce lo ha testimoniato? – si rende tangibile e accessibile l’amore di Dio rivolto a ciascuno, così com’è.

Orientare il mio sguardo a considerare la realtà superiore all’idea ha cambiato anche il mio modo di guardare alla Chiesa. La realtà della Chiesa oggi è ancora per lo più quella descritta dal Cardinal Martini in uno dei suoi ultimi interventi: una Chiesa indietro di 200 anni. È evidente a tutti come lo slancio profetico di Francesco sia stato frenato da questa realtà della Chiesa. In questo senso Francesco si è scontrato con il principio che lui stesso aveva indicato: la realtà di una Chiesa indietro di 200 anni è stata superiore alla pur bellissima idea di una Chiesa in uscita, ospedale da campo, povera per i poveri. Ma dare priorità alla realtà rispetto all’idea significa accogliere ed amare anche questa Chiesa, guardando con compassione e affetto alla sua fragilità, alla sua paura di aprirsi al nuovo, al suo chiudersi a riccio per provare a non perdere quel poco che resta. Perché bruciare le tappe, strappare in avanti, significa mettere l’idea davanti alla realtà, quando è della realtà che la fede in Gesù – e il magistero di Francesco –  chiede di prenderci cura.

Infine, considerare la realtà superiore all’idea ha significato per me scoprire una Speranza possibile e inattesa. Se la realtà è superiore all’idea significa che ogni idea sganciata dalla realtà non può avere futuro, è destinata a finire: questo per me è fonte di Speranza, per la Chiesa e per il mondo. La negazione più o meno intenzionale della realtà è uno dei tratti purtroppo distintivi del nostro tempo, una delle maggiori cause di sofferenza e squilibrio. Assistiamo oggi al proliferare di ideologie che negano pezzi di realtà, che provano a piegare la realtà all’idea: dalla negazione del cambiamento climatico alla distorsione della questione migratoria, dalla fatica ad accettare la verità storica quando scomoda al travisamento delle regole dell’economia e della giustizia. Ma tutto ciò che nega la realtà non ha futuro. Certo, quando l’idea è sganciata dalla realtà, un prezzo da pagare c’è e a volte è salato, ma se la realtà è superiore all’idea il futuro appartiene alla realtà. Nessuna ideologia regge alla prova del tempo: è questa la Speranza. La Chiesa del futuro sarà quella avrà trovato la strada per connettersi nuovamente con la realtà, superando i 200 anni di gap, magari proprio riconoscendo a posteriori la profezia insita nel magistero di Papa Francesco; il mondo del futuro sarà quello che avrà smascherato come distorsioni le ideologie di oggi, come oggi quelle di ieri.

Che se poi la realtà più vera di ogni cosa e persona è il suo essere originata, accolta e custodita dallo sguardo d’amore di Dio, come Papa Francesco ha reso evidente a chiunque abbia ascoltato la sua testimonianza, la Speranza resta la prospettiva più vera.

4 risposte a “Quella parola di Francesco che ha cambiato il mio sguardo”

  1. Pietro Buttiglione ha detto:

    @ M.Crasso
    Beh il mio. inciso era x evidenziare l’importanza relativa che Gesù dà alle 10 parole. Mi pare aggiunga che se tu sei a posto che quelle iniziali .. beh. Sei a posto.
    La sguardo con desiderio…
    Premesso che la guerra a suon di versetti imo svilisce la Parola e chi la fa. È vero: ci sono contraddizioni nella Parola ma vanno risolte a livello Personale e responsabile, altrimenti si riduce la Parola ad un CCC e non lo è.
    Nello specifico io credo che Gesù non stava elencando un breviario x confessarsi ma solo educando noi poveri uomini fallaci e incapaci e immeritevoli su 2 punti:
    1) COME guardare alla REALTÀ FEMMINILE ( ben oltre le tette o il lato B o..)
    2) saper discernere già dal sorgere di un pensiero i crinali che poi potrebbero trascinarti nel baratro… Mi piace molto declinare qs pensiero così:
    RISPETTO di se stessi e del diverso da te..
    ( Nn so xchè mi sovviene il “fatti non foste a viver come…)
    Ciao

  2. Pietro Buttiglione ha detto:

    No.Io nn ti darò un pugno.
    No.
    Io ti darò un abbbraccio che le mie braccia e la mia penna ti sollevino in slto. Dove già sei.
    La buon’anima di mia mamma, ( Rosa Maria-3a elementare) soleva dire:
    ” U Cristian, come iè u suu difett, tu trattal l!!” in cui io traduco difetto con
    – ciò che gli manca, che gli fa probl..ecc.
    I miei files col frontespizio REALTÀ sono alti 10cm.
    Qui ne ho parlato spesso. Citando ad es. Gesù che associa al giudizio nn tanto i ns peccati ( cfr. x M.Crasso :delle 10 parole si ferma a.. ) ma i fatti. Le azioni..
    Ancora ho più volte scritto che se ognuno rifiuta la REALTÀ x le sue IDEE siamo alla incomunicabilità totale. Guardiamoci intorno.
    Grazie fratello G.

    • Maria Crasso ha detto:

      Non capisco perché mi citi se non me lo spieghi.
      Quanto a Gesù che giudica solo i fatti, in Mt 5, 27-28 c’è scritto che chi guarda una donna con desiderio ha già commesso adulterio nel suo cuore.

  3. Maria Crasso ha detto:

    C’è realtà e realtà… Posso darti un bacio ma posso sferrarti un pugno.
    Quale azione delle due è più reale?
    Perché Dio ha consegnato a Mosè le tavole della Legge per noi?
    I comandamenti di Dio sono idea o realtà? Non sono la segnaletica che permette all’uomo di scansare il ‘pericolo’ (Satana) che ti porterebbe all’inferno?
    Perché non tutta la realtà è buona ma solo quella che ti porta a buon fine. Per questo Gesù ha detto che non intende cancellare nemmeno uno iota dalla Legge ma solo aiutare a interpretarla.
    “…l’amore di Dio rivolto a ciascuno così com’è..” dice l’infinita pazienza di Dio che aspetta la nostra maturazione, la nostra conversione. Non ci può essere in Dio la condivisione del peccato e il disprezzo dei suoi comandi e delle sue leggi. In Paradiso entrano solo i santi. Gli altri aspettano fuori, in purgatorio, e gli irrecuperabili (speriamo nessuno) vanno all’inferno. Gesù ne ha parlato.

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