La “frociaggine” ha invaso i seminari?

Dopo le scuse del Papa per il noto "termine riferito da altri" si può ragionare a mente fredda sul vero problema che sta a monte dell'errore di Francesco
30 Maggio 2024

Per gentile concessione dell’autore, riprendiamo l’articolo pubblicato dal portale su fede e omosessualità “Progetto Gionata”, nel cui incipit si invitava il Papa a smentire l’espressione usata o a chiedere scusa per essa: «se la battuta fatta da papa Francesco nella riunione di vescovi dell’altro giorno non verrà smentita, tutti e tutte abbiamo il diritto di esigere le sue scuse. L’abbiamo sempre ammirato e, per molti versi, continueremo a farlo ma questa volta rischia di compromettere tutto il gran lavoro fatto in tutti questi anni. Dunque si scusi, in nome della vecchiaia, della non perfetta conoscenza della lingua italiana, dello stress. Ma lo faccia. Perché è troppo in gamba per non capire che quella volgarità nuocerà pesantemente non solo sulla sua immagine ma sulla serenità di migliaia di giovani e di adulti».

«A dirla tutta però, quando ho sentito la battuta del Papa, la mia prima reazione è stata un gran respiro di sollievo. Ho pensato: finalmente qualcuno lo ammette! Finalmente si riconosce che alcuni seminari d’Italia sono diventati non solo centri di repressione sessuale ma veri e propri istituti per l’educazione a una doppia vita. E questo, al di là delle teorie, dei princìpi di inclusione e non discriminazione, dell’emancipazione delle persone LGBT+, è un problema serio.

Per carità: è vero che l’orientamento sessuale non dovrebbe interferire con le capacità pastorali di un prete. Ma appunto: non dovrebbe. Troppo spesso invece, oggi, lo fa. Non è una novità che molti preti gay, cresciuti nel senso di colpa, sprofondano nell’omofobia interiorizzata per diventare, di conseguenza, i peggiori omofobi in assoluto. E sarebbe ora che questo serpente che si morde la coda fosse ridotto a borsetta, a cintura, a scarpette per signora, comunque a qualcosa che faccia meno danni.

E’ altrettanto vero che esistono ancora qua e là alcuni seminaristi che scoprono il proprio orientamento sessuale quando sono già avanti. Ma è una stretta minoranza, vista l’età minima (sopra i vent’anni) dei giovani che si avviano al sacerdozio. Perdura invece il fenomeno per cui entra in seminario chi vive male la propria omosessualità. Anzi: oggi, una gran parte di coloro che si avvicina al percorso seminariale appartiene a questa categoria. E’ inutile negarlo.

E’ addirittura vero che, di nuovo in teoria, un seminarista potrebbe vivere una bella storia d’amore con una persona del suo stesso orientamento sessuale, magari incontrata proprio nel seminario stesso, e quindi scegliere serenamente di uscire per formare una splendida famiglia. Di fatto non è così. I seminari di oggi stanno partorendo individui che, non sapendo nulla di sessualità e quindi di omosessualità, la vivono nel più disordinato dei modi: quello casuale. E quindi non lasciano un bel niente perché le loro esperienze, troppo carenti sul piano affettivo e relazionale, non fanno che provocare ulteriori sensi di colpa.

Mi correggo: coloro che lasciano, ci sono. Ma sono luminose eccezioni, degne di grandissimo rispetto e vera solidarietà ma rarissime. I più imparano a inventarsi giorno per giorno tecniche di auto-convincimento per sopravvivere a se stessi. Non pochi diventano cinici e finiscono per allenarsi a trovare i modi per continuare a “farsi i propri comodi” di nascosto.

Questo stato di cose, che il Papa avrebbe molto maldestramente definito “frociaggine”, è molto grave. E non lo è solo per l’evidente ipocrisia che palesa. Lo è piuttosto perché riduce il meraviglioso dono della sessualità a qualcosa di meschino, di destabilizzante. Svilisce la più intima e creativa delle relazioni umane rendendola puro (o impuro) divertimento ormonale. Divertimento che, quando va bene, si esercita tra compagni ma, quando va male, arriva a coinvolgere – e a illudere – altri. I casi di seminaristi che intessono relazioni tossiche coi giovani incontrati nelle parrocchie dove fanno servizio sono noti.

Attenzione: il mio non vuol essere un giudizio moralistico contro il sesso occasionale. Ognuno deve essere libero di gestire la propria libido secondo coscienza. Ma comincio a innervosirmi quando l’occasionalità sessuale è agìta da chi la condanna e non la sopporto proprio quando è un ripiego dovuto al fatto che non si vuole agire alla luce del sole.

E non voglio dare un giudizio di condanna contro tutti i sacerdoti omosessuali, molti dei quali sono tra i migliori di mia conoscenza. Nè tantomeno voglio gettare anatemi su quei preti che “ci provano” senza neanche rendersene conto e che, riconosciuta un’altra persona omosessuale, l’avvicinano con qualche scusa, un caffé, un complimento, come per rivelare un po’ del loro demone o per provare quel briciolo di brivido e di dolcezza che credono sia loro concesso.

Ma quando vedo intere classi seminariali popolate da ragazzi con seri problemi con se stessi e con la propria sessualità, che poi magari si rifugiano nei pizzi, nel latino e nell’intransigenza, non posso non convenire che c’è un problema. Ed è un problema serio, anche se non si può definire “frociaggine”.

Queste “robe”, i vescovi, le sanno. Ed è ora di finirla. Se serve la battuta col botto, ben venga».

9 risposte a “La “frociaggine” ha invaso i seminari?”

  1. Paola Meneghello ha detto:

    Secondo me, escludere i gay dai seminari non risolve il problema nel profondo, ma è una scorciatoia.
    Qualcuno ha messo l’accento sul celibato obbligatorio, e già sarebbe qualcosa su cui riflettere.
    Se sono tutti maschi e reprimono la propria natura, non tanto di gay, quanto di persone, armonia di corpo e anima, e se oltretutto sono selezionati in modo superficiale, senza guardare all’interiorità, più che all’esteriorità, come simil esclusione presupporrebbe, ci si mette nei pasticci dall’inizio.
    Il Papa non è un ingenuo, sa queste cose, come sa bene che la parola era offensiva e che poteva scappare visto l’ambientino e viste le sue posizioni scomode su tante questioni internazionali..
    Non vedo amore,( forse disgusto e stanchezza), né per la Chiesa, né per l’umanità tutta: gay, cattolici, atei..per nessuno..

  2. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    A volte le parole qualificanti una realtà, che corrisponda a verità, non possono offendere, il Predecessore Papà RatzingerBenedetto XVI ~ ha approfondito “ il sacerdote deve essere una persona che deve stare in guardia di fronte alle potenze incalzanti del male.Deve tener sveglio il mondo per Dio.Dritto nella verità.Dritto nell’impegno al bene.Lo stare davanti al Signore deve essere sempre un farsi carico di lui, di Cristo, della sua parola, della sua verità, del suo amore.Rettò deve essere il sacerdote, impavido disposto a incassare oltraggi per il Signore.Non inventiamo la Chiesa così come vorremmo che fosse, maannunciamo la Parola di Cristo in modo giusto solo nella comunione del suo corpo. .”” Ecco dunque perché è giustificato un termine anche ruvido,se risponde a verità, se stimola a conversione, se mette a nudo ciò che appare debole al comune fedele, debole” insufficiente a tenere viva la Fede nel popolo da Cristo affidato alla sua Chiesa

  3. Maria Crasso ha detto:

    Bisognerebbe ritornare a una sana antropologia. Cos’è l’uomo? Come l’ha voluto il Creatore?
    Però ammettiamo che la crisi della famiglia e la rilassatezza dei costumi in tutte le società, amplificata dai media, ha minato la sicurezza nel profondo. Ci vuole sicurezza per resistere al male.
    Ma cos’è il male? Viviamo nell’epoca del dubbio. Il diavolo a. questo punto si diverte a tentare ancora una volta la stupida Eva.
    Stupisce il fatto che il serpente ha preso la testa delle vittime: i maestri, i genitori, i pastori…
    “Nulla è impossibile a Dio” disse l’Angelo a Maria. Per Lui non è difficile risanare una situazione compromessa. Bisogna chiederlo con insistenza.

  4. Pietro Buttiglione ha detto:

    Che un ministro della Repubblica operi degnamente come ministro e poi.. gestione scorretta delle sue attività, a dir poco… = incoerenza/mancanza di dignitá..
    Che un Presidente della Repubblica USA usi la stagista pe
    Mi dicono: tutti fatti privati!!
    Ennô! Dobbiamo ammettere che un personaggio PUBBLICO ɜ tenuto a comportamenti ‘decenti’
    E che il Parroco é un personaggio pubblico.
    Cosî quando é bravo. lega con i giovani, mia figlia ne ę entusiasta.. e poi si scambiano certe foto nudo con un…un… mi fermo qui..
    Ho notato che quasi sempre si innesta il meccanismo del penitenziere.. tutti possono sbagliare e alla fine prete nn mangia prete. UNO solo resta sulla Croce. Lui.
    Chiedo agli amici del Guado:
    Fa scandalo il Parroco che ha l’amante?
    E fa differenza il gigolo?
    E a tutti: quanto contribuisce il celibato dei preti?

  5. Giuseppe Gerlin ha detto:

    A me lascia esterefatto che il Papa si esprima con modalità da caserma e non sappia trovare un vocabolario più consono alla situazione.

  6. Roberto Beretta ha detto:

    Corretto tentare di andare oltre il turpiloquio alla Vannacci (di cui non sentivamo il bisogno) per decodificare il messaggio. Se il Papa lamenta che c’è “troppa frociaggine” sta dando anzitutto un dato quantitativo importante, che – se il prete unisce alla tendenza omosessuale anche la pratica – può avere ricadute non solo morali ma pastorali. Esempi: tra ecclesiastici si creeranno più facilmente lobby gay, dove la possibilità di ricatto reciproco rende meno liberi; gli eterosessuali si allontaneranno sia dai seminari che dal clero, che diventeranno ambienti ancora più chiusi; la fedeltà alla Chiesa (se non addirittura la fede) tenderà a fondarsi sul senso di colpa, magari con eccessi dovuto al desiderio di “risarcire” il proprio peccato; lo stigma socio-religioso spingerà il prete gay a un regime di doppia vita più ipocrita che se avesse un’amante. La soluzione a questi e altri rischi? Forse introdurre il celibato volontario

  7. Alberto Camici ha detto:

    Con tutto il mio assoluto rispetto per l’Istituzione (da me vissuto coerentemente con scelte personali), l’orientamento sessuale c’entra eccome in determinate scelte di vita, ma in genere in tutta la nostra esistenza, In quanto noi siamo una unita’ organico psico spirituale. Bisogna di conseguenza essere coerenti con se stessi e leali verso l’Istituzione che si rappresenta. Il Santo Padre ha usato male una espressione e ha fatto bene a chiedere scusa. Ma il problema c’e’ e non solo quello all’interno della formazione umana dei seminaristi e preti. Ci sono delle evidenti carenze in tal senso ed e’ bene che la Chiesa abbia il coraggio di affrontare come si deve.

  8. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Mc.8”Allora Gesù disse ai suoi discepoli”Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”..Mt. 10 “Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare” la lampada del corpo e il tuo occhio. Quando il tuo occhio e semplice, anche tutto il tuo corpo e luminoso…ma se è cattivo, anche il tuo corpo e tenebroso. Bada dunque che la luce che è in te non sia tenebra. Se dunque il tuo corpo e tutto luminoso, senza avere alcuna parte nelle tenebre, sarà tutto nella luce, come quando la lampada ti illumina con il suo fulgore.Lc.7. Essere discepoli dunque implica dare testimonianza, esigenti rinunce da se stessi, per insegnare questo Vangelo, perché Egli non ripeta oggi Mc.7. Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore e lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini”.

  9. Maria Cristina Venturi ha detto:

    A me la frase di papa Francesco, al di la’ dell’ espressione popolaresca, mi sembra voglia dire che : l’ essere gay non puo’ diventare preponderante all’ interno dei seminari cattolici . Senno’ avremo generazioni di gay che si rifugiano in seminario per trovarvi l’ ambiente “adatto” e il lavoro adatto per le loro tendenze. Il papa deve pensare al bene della Chiesa . Non e’ un bene per la Chiesa ,ha detto ,questa frociaggine e in questo ha perfettamente ragione .
    Il clero cattolico non puo’ diventare di possesso quasi esclusivo della lobby gay .

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