Esperienze…poco verdi

Concerti musicali, tutela dell'ambiente, programmi elettoriali: tutto è "in ballo" nell' (ennesima) estate più calda del secolo.
18 Agosto 2022

Compie cinquant’anni uno dei concerti più incredibili della storia del rock, il Live at Pompei dei Pink Floyd. Uno spettacolo incredibilmente suggestivo, tenutosi in quello che forse è il parco archeologico più famoso al mondo; talmente fragile da rendere necessaria l’esclusione degli spettatori, che videro il concerto al cinema solo nel 1974, due anni dopo l’esecuzione. Il rapporto tra arte e ambiente, del resto, è sempre stato vivace e gli artisti hanno da sempre cercato le location migliori per le loro esibizioni: teatro, musica, danza, poesia, ecc. Da quel momento, anche il rock entra nella scena, con tutta la sua portata emotiva e il suo impatto elettrico.

Correva l’anno 2013 e anche la band americana Metallica entrava nella storia della musica: con la loro esibizione presso una stazione scientifica antartica diventavano l’unico gruppo ad aver suonato proprio in tutti i continenti, compreso -appunto- l’Antartide. L’evento era sponsorizzato dalla più nota delle bevande statunitensi, e coinvolgeva un centinaio di fan selezionati tramite concorso. Il contrasto tra la musica metal e lo sterminato silenzio del contorno («bianco, sconfinato cimitero» lo definisce Vinicio Capossela) rendeva l’evento uno spettacolo unico (visibile qui). A limitare l’impatto ambientale dell’esibizione c’erano due fattori: l’esiguo numero di spettatori coinvolti e il fatto che la musica non era diffusa tramite casse ma tramite cuffie distribuite al pubblico, isolato termicamente ed acusticamente dall’ambiente circostante. Il delicato equilibrio degli ecosistemi antartici, così minacciato a meno di dieci anni di distanza, era stato tutelato.

La natura non fa solo da palcoscenico, ma diventa co-protagonista dello spettacolo, potenziando l’impatto emozionale (e direi anche spirituale) di un concerto. Ma poi entra in gioco l’industria delle emozioni ed è l’ambiente a subirne le conseguenze peggiori. In Italia, i parchi archeologici e naturalistici sono spesso stati sfruttati più che valorizzati, a cominciare dalle esibizioni liriche alle Terme di Caracalla a Roma, che dagli anni ’30 fino alla fine del secolo venivano fatte senza tener conto del pericolo di crolli o di danneggiamenti, con un eccessivo numero di spettatori ed elefanti in scena. Alcune aree nel cuore delle Alpi ospitano abitualmente concerti estivi senza tenere conto dell’inquinamento acustico, sfruttando economicamente ogni centimetro di prato e abusando del consumo di energia. Particolare preoccupazione destano i concertoni in spiaggia di Jovanotti, autorizzati dai comuni interessati e svolti sotto l’egida del WWF, che portano in ambienti già fin troppo sfruttati, non centinaia, bensì decine di migliaia di persone. «Un recente studio del CNR», spiega il geologo Mario Tozzi commentando gli eventi, «ha stimato che dalle spiagge del Parco Nazionale dell’Arcipelago di La Maddalena ogni bagnante che passa una giornata al mare porta via con sé volente o nolente dai 50 a 100 grammi di sabbia» figuriamoci 50 mila, che saltano e ballano. Quello che stupisce è che gli artisti coinvolti sono spesso quelli che più si dichiarano vicini alle problematiche ambientali o che hanno un pubblico in teoria particolarmente sensibile al tema, alcuni dei quali erano in piazza con Greta Thunberg e -se andranno a votare- esprimeranno una preferenza a favore di liste ecologiste.

La Coldiretti denuncia che «negli ultimi cinquant’anni i disastri causati da eventi meteo estremi sono aumentati di cinque volte con oltre due milioni di persone morte e perdite per un totale di circa 3640 miliardi di dollari», quindi non è un problema che riguarda una sola parte politica. Eppure in campagna elettorale non ho ancora sentito una parola riguardo le azioni a contrasto del cambiamento climatico o gli investimenti a favore della tutela ambientale, nonostante il tema fosse presente nel discorso di insediamento del governo uscente (la cosiddetta “agenda Draghi”, che avevo sintetizzato qui). Mi preoccupa l’assenza di sensibilità ambientale di quella parte politica che specula su un paese ricchissimo di beni archeologici e naturalistici; mi preoccupa altrettanto la scarsa rappresentanza ed efficacia politica delle forze ambientaliste italiane (non così in altri paesi europei, dove i partiti verdi sono più attivi ed affidabili). D’altro canto mi sorprende l’ambiguità di quelli che pur vicini ai temi ambientali si fanno travolgere dalla voglia compulsiva di fare esperienze energeticamente insostenibili. La tutela della casa comune, così cara a papa Francesco e ignorata dalla gran parte del popolo cattolico italiano che considera “gretini” quelli che parlano di ecologia, non è solo un’idea simpatica ed emozionante, ma un interesse di tutti e richiede qualche rinuncia, cosa che nell’economia consumistica, che ci vuole eterni adolescenti insoddisfatti, non conviene a nessuno.

 

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