Sono sicuro che la seguente non sia l’unica parrocchia che ha fatto della crisi pandemica un’opportunità e sarà bello poter dare spazio ad altre storie più avanti; tuttavia, mi piace iniziare da un’esperienza diretta e recente. Infatti, da anni non partecipavo ad una messa in cui tutti i posti a sedere fossero occupati, con sedie aggiunte, parte dell’assemblea sul presbiterio, uno spazio ricavato in una cappella laterale con visione tramite schermo! Si può dire “da anni”, visto che l’ultima volta è stata nel mese di febbraio a pochi passi dal lockdown. Chiesa piccola? No, almeno 200 posti contando i banchi da circa cinque persone comode ciascuno. Una celebrazione particolare magari con la presenza del Vescovo oppure con l’amministrazione dei sacramenti dell’Iniziazione Cristiana? No, una normale messa festiva delle ore 19 in una parrocchia in città, dove si celebrano la prefestiva e due di mattina, in una zona con diverse altre parrocchie con celebrazioni poco prima o poco dopo, e priva di area parcheggio propria o vicina.
A causa della pandemia e del necessario distanziamento il rientro alla quasi normalità non è stato immediato neanche nelle comunità ecclesiali; molti lamentano ancora oggi che le celebrazioni non sono più le stesse di prima per partecipanti e ciò viene addebitato pure al fatto che, pur non avendo impedimenti di salute o familiari, per comodità vengano seguite in televisione o tramite il web. Ripercorrendo la recente storia di questa parrocchia catanese retta dai francescani, posso dire innanzitutto che il popolo di Dio non è mai stato lasciato solo nei momenti più difficili. Mancavano le celebrazioni in presenza, ma non la vicinanza del parroco alla comunità di Santa Maria di Gesù e a tutto il territorio parrocchiale, sia attraverso le dirette on line, sia celebrando la domenica su un terrazzino all’aperto con un’ottima amplificazione. Mentre diverse realtà hanno sospeso a lungo la catechesi, i cammini di fede, i gruppi di preghiera, i frati hanno escogitato di tutto per mantenerle pur a distanza. Quando, dopo la riapertura, un po’ dovunque vi sono stati segnali di fatica a riprendere la quotidianità, il parroco Fra’ Massimo ne ha pensata una dopo l’altra per recuperare i fedeli e coinvolgerne altri; coinvolgimento che non vuol dire solo presenza a messa, bensì partecipazione dei laici con entusiasmo.
La scommessa vinta è stata “essere tutto a tutti”, curare lo spirito comunitario con familiarità e qualche giusta esortazione a svolgere ognuno la propria parte. Era necessario rispondere ancora una volta all’invito fatto da Cristo a Francesco d’Assisi – “va’ e ripara la mia casa” – e lo si è cominciato a fare sia materialmente (iniziando i lavori di recupero di un bellissimo chiostro e non solo), sia valorizzando i talenti presenti nella comunità, persino quelli che alcuni nascondono, con un’apertura speciale alla bellezza, alla cultura, all’arte, alla musica, alla solidarietà. E proprio nel momento in cui poteva essere normale fermarsi un attimo, la spinta sinodale li ha portati sulla strada e nelle piazze per celebrare, per pregare, per ascoltare. C’è spazio per tutti e tanti si sentono a casa, con significativi picchi di giovani e di coppie giovani, e la sensazione concreta che bambini, famiglie, anziani ci stiano bene; e non importa che le omelie a volte superino i quindici o venti minuti se parlano a ciascuno e sono efficaci!