Ci sono costanti in questo cambiamento di epoca sociale ed ecclesiale, trasversali ai gruppi, le categorie, le geografie, le storie e le vocazioni. Penso alla necessaria rivisitazione della parrocchia, di cui abbiamo più volte parlato.
Una di queste costanti mi pare sia la “mancanza di ascolto”. Ad esempio, i laici lamentano spesso una “mancanza di ascolto” da parte dei preti; ma i preti, a loro volta ˗ mi chiedo – sono ascoltati da chi sta ‘sopra’ di loro nella gerarchia? Perché i laici (ma forse nemmeno tanti) talvolta hanno idee, spunti, intuizioni, che poi si scontrano con la chiusura dei sacerdoti, o dei gruppi di fedelissimi che costituiscono i ‘pretoriani’ del parroco, più clericali del clero.
Ma quando incontriamo bravi preti, bravi parroci (che ci sono, per grazia), e con loro si apre un dialogo franco e libero, allora davvero emerge come tante buone intuizioni, idee, visioni siano presenti anche in loro, magari condivise da altri confratelli, desiderosi di superare clericalismi a vari livelli, infastiditi da tanti narcisismi, consapevoli di anacronismi posticci, e tuttavia anche nel loro caso accade che queste ‘onde buone’ di Vangelo per il XXI secolo si scontrino con le paure, i timori, l’inerzia, il silenzio dei superiori, a partire dai vescovi. Dai quali arrivano non raramente buone parole, sorrisi, esortazioni: ma nel concreto, un vero ascolto, che abbia poi un risvolto pratico e profetico, pare assente: nella sostanza si procede come si è sempre fatto.
Guardo questi bravi preti e mi appaiono come autisti che debbano guidare una lenta macchina a vapore messa a punto secoli prima, revisionata anni fa, a cui si attaccano sempre più carrelli (parrocchie, attività, competenze), dentro una pista in salita che traccia una strada sempre più accidentata, dove la macchina sbuffa e arranca, perde passeggeri, mentre servirebbe un motore agevole, veloce, su un’auto con pochi essenziali bagagli (il Vangelo). Autisti che ogni volta che fanno presente quanto quella macchina a vapore oggi non riesca a girare bene, si sentono soli, poco ascoltati da parte di chi avrebbe il carisma e la responsabilità di mettere mano al motore, anche cambiando pista se serve.
Penso a quei bravi parroci che dovrebbero annunciare e accompagnare spiritualmente, a cui però è ancora richiesto, dall’alto, di seguire la liturgia, confessare, visitare gli ammalati, pregare, tenere i conti in ordine, seguire lavori e restauri, pensare all’iniziazione cristiana, alla pastorale giovanile, alla pastorale sociale, alla Caritas, alla cultura, ai poveri, ai lontani, coordinando laici di varia natura, vivendo castamente e poveramente, in obbedienza, in comunità sempre più estese, senza tracimare e perdere l’equilibrio umano e psicologico.
Parroci che sanno bene quanto tutto questo non funzioni più, che sanno anche delegare e coinvolgere i laici nella corresponsabilità, che magari davvero vorrebbero fare un passo indietro; ma dall’alto, mi domando, hanno legittimità e sostegno per qualche mossa coraggiosa, per qualche rinuncia salutare e umana? Oppure nella sostanza ogni tentativo di puntare sull’essenziale, attuando cambiamenti condivisi e dando compiti nuovi ai laici formati, trova critiche interne (i fedeli fedelissimi del ‘dove andremo a finire’- ‘perderemo la fede’- ‘Dio ci salvi dall’eresia’) e silenzio negli arcivescovadi?
Parliamo spesso del disagio dei laici a vivere la parrocchia, ed è sotto gli occhi di tutti. Ma c’è anche un disagio dei bravi sacerdoti, meno palese forse, ma ugualmente reale, a cui non si può non guardare, che i vescovi non possono ignorare.
In vista del Sinodo, tanti sono i temi che emergono: alla base, però, dovremmo chiederci e dovremmo chiedere ad alta voce se i vescovi sanno, vedono, capiscono e vogliono mettere mano alla parrocchia, ridisegnando la figura del sacerdote, camminando insieme e dando reale ascolto e spazio ai laici, ma anche ai bravi parroci, sostenendoli laddove si disegnano nuovi sentieri per il tempo che abitiamo. Oltre i bravi preti, ci sono anche i bravi vescovi: è l’ora di un po’ di coraggio e di paternità profetica.
Interessante l ´articolo come é interessante ascoltare tutti in quanto sia possibile. I numerosi preti sposati saranno ascoltati? penso che abbiano anche loro ‘cose’ da dire. Spero che siano ascoltati.
Intanto un parroco si rivolge tramite la stampa a cittadini parrocchiani con invito a tornare in presenza alla Messa. Sarà per il perdurare del Covid o anche la comodità di un servizio religioso teletrasmesso a esserci ancora un perdurare di fedeli assenti in chiesa? Mah, sarà il tempo e gli eventi a darne risposta. D’altro canto sta nella spontaneità del credente di provare desiderio all’incontro ravvicinato con la divinità e può essere che la paura di questa contagiosa malattia freni anche ogni altro slancio compreso quello religioso. Il bravo prete o parroco hanno motivo per sentire questa mancanza di fedeli perché una messa è fatta da laici che pregano con il sacerdote.e forse anche far visita nelle case di ammalati il Covid pone freno. E’ davvero un tempo difficile per un contatto come carità, amicizia vorrebbe eppero comunicare in qualche modo strategico serve.
Credo sia difficile oggi fare il prete: essere religioso ma anche laico per parlare a gente vicine e lontane..Il professare una Fede richiede anche predisposizione alla osservanza di regole,per il religioso, comandamenti nei quali il fedele laico e invitato a vivere. Si va da un sacerdote per problemi che si incontrano nella vita, difficoltà cui far fronte per/con coerenza di fede.In un mondo dove tutto trascina distante da quei valori.evangelici, le proposte di vita, come volentieri si ascoltano anche da un Papa solerte, poi la realtà si presenta in altre, scegliere implica discernere ciò che è buono e non sempre il decidere appare facile. Il Sacerdote può essere quel l’aiuto, quella persona che si fa anche laico , di fiducia, proprio in quanto servo della Parola, di un Dio che per sua natura e’ il Vivente, che avendo dato la vita per salvare quella di molti. non può per questo essere sconosciuto, un crocifisso in parete, muto, morto
L’azione pastorale deve essere congiunta, preti vescovi fedeli, nella pratica costante della dottrina e della morale cattolica.