Non scordare i santi

«Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia»
1 Novembre 2018

Tutti i santi: Mt 5,1-12a

I QUARANTA MARTIRI DI SEBASTE (Zorzi il cretese, 1547 ca., Monastero di Dionysiou, Monte Athos, Grecia)

 

Dopo il cieco che riconosce Gesù, ora sono quaranta soldati a volerne vedere la luce. Appartenenti alla XII Legione romana, detta Fulminata, furono mandati a morte per la loro fede – nel 320, nella città armena di Sebaste – dall’imperatore Licinio, Augusto d’Oriente mentre Costantino lo era d’Occidente.

Sebbene, sette anni prima, Licinio avesse promulgato l’editto di Milano assieme al collega, l’aveva poi rinnegato, divenendo un persecutore di cristiani. E per questi legionari, troppo infiammati per Gesù, un governatore escogitò la punizione del ghiaccio (suggerendo, forse, a Dante la pena per i traditori).

Narra Basilio Magno, vescovo di Cesarea, che i Quaranta furono costretti a immergersi, d’inverno, nell’acqua gelata di un lago… dopo essere stati informati che, nelle vicinanze, era a disposizione un bagno caldo per chi si fosse pentito. Uno di loro, che non ce la faceva a sopportare il supplizio, accolse l’offerta e morì per lo sbalzo termico. Ma al suo posto andò uno dei guardiani, convertito dal modo dei Quaranta di invocare il Signore e di sostenersi l’uno con l’altro.

I Quaranta, così chiamati per esigenze di brevità, non sono sconosciuti. La Chiesa – ispirata da Dio, che ha scritto nei cieli tutti i nostri nomi (Lc 10,20) – ha conservato in memoria l’identità di ciascuno: Aezio, Eutichio, Cirione, Teofilo, Sisinnio, Smaragdo, Candido, Aggia, Gaio, Cudione, Eraclio, Giovanni, Filottemone, Gorgonio, Cirillo, Severiano, Teodulo, Nicallo, Flavio, Xantio, Valerio, Esichio, Eunoico, Domiziano, Domno, Eliano, Leonzio detto Teoctisto, Valente, Acacio, Alessandro, Vicrazio detto Vibiano, Prisco, Sacerdote, Ecdicio, Atanasio, Lisimaco, Claudio, Ile, Melitone ed Eutico (o Aglaio). Ed è bello che, pur escluso dai Quaranta, non ci sia stata damnatio memoriae per Melezio, cioè colui che, dopo aver redatto il testamento di gruppo, lasciò i compagni.

C’era esitazione ad accostarci a questa storia, che si poteva prestare a far passare i santi come soldati di Cristo, a dare l’idea che si diventi santi solo con atti eroici, a far ritenere ineludibile la persecuzione… Poi, più del racconto scritto, è stata la sua rappresentazione a farci amare i Quaranta: seppure ridotti in mutande, presi per i fondelli dal potere, i santi mostrano la forza dei veri combattenti, che, vinti, lottano fino all’ultimo. Con coraggio, con fiducia e con la voglia di andare in paradiso insieme.

In quasi tutte le figure dove compaiono, oltre all’acqua gelata in cui sono immersi viene pure ricordato il tepidarium per metterli alla prova. Senza tralasciare, accanto al soldato che abiura la fede, colui che l’ha sostituito (e che tiene ancora in mano l’abito appena tolto).

Le immagini fanno anche cogliere che il sacro fuoco dei Quaranta, incapace di sciogliere il ghiaccio, ha però sciolto il cuore di Gesù (pronto ad accoglierli con altrettante corone d’oro) ed è stato capace di diffondersi (se uno ha preso il posto di chi si è ritirato).

Celebrati soprattutto dalla Chiesa ortodossa, con icone e affreschi (molti nell’isola di Cipro), questi martiri erano venerati in Italia già nell’VIII secolo: al Foro romano, nei pressi della chiesa di S. Maria Antiqua, un oratorio fa memoria sia del loro martirio che della loro gloria.

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