Guai a chi fa mercimonio nella casa del Padre!

È grazie alla inedita logica di Gesù, di fronte ai privilegi dei ricchi e dei potenti, che possiamo procedere nella vita con l’animo rinfrancato e uno sguardo più limpido
3 Marzo 2024
  • Marc Chagall, Mosè riceve le Tavole della Legge (1950-1952)

Terza domenica di quaresima, terzo personaggio biblico presentato dalla liturgia: Mosè.

Dopo aver condotto il popolo di Israele fuori dalla condizione di schiavitù in Egitto, Mosè sale sul monte Sinai e riceve da Dio le tavole della legge. Nella tradizione successiva, semplificando molto, le indicazioni contenute in quelle tavole sono state definite “comandamenti”, ma in realtà sono promesse che scaturiscono dalla nuova condizione di libertà: Io sono il Signore tuo Dio che ti ho fatto uscire dal paese d’Egitto, dalla condizione di schiavitù.

Haim Baharier, psicanalista e studioso del pensiero ebraico, afferma in proposito:

Il decalogo, le dieci parole: parlare di dieci comandamenti mi pare ingiusto. Non ci sono imperativi, nessuna imposizione. I verbi sono al futuro. Quei verbi portano promesse che si realizzano. Leggere il decalogo come una lapide di imperativi è l’errore di chi teme di cimentarsi con il pensiero, di chi col pensiero ha paura di scottarsi.

Dunque, non sono imposizioni, ma promesse. I verbi sono al futuro. Le persone libere (in questo caso liberate) non avranno più bisogno di rubare, uccidere, mentire, tradire, perché questi comportamenti sono tipici di chi è succube e non ha modo di coltivare la propria dignità di persona, ma sono incompatibili con l’autentica libertà interiore. Chi prende sul serio la propria libertà è una persona che rispetta sè stessa e gli altri, che ama la vita e la coltiva come un giardino. Che non è schiavo neppure del lavoro, poiché si prende il giusto riposo, come Dio nel settimo giorno della creazione, e lo estende a tutti i familiari e i servitori e le persone che dimorano nella sua casa.

La libertà vera ha a che fare con il rispetto, proprio quello che manca ai mercanti del tempio che non si fanno scrupolo di sfruttare ogni occasione di possibile guadagno in quel contesto. Gesù li caccia, addirittura percuotendoli con una sferza e rovesciando i loro banchi: Non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato! Il tempio, il luogo di culto, è lo spazio dell’adorazione e della preghiera, del raccoglimento e del dialogo con Dio: non può essere profanato facendone un luogo di profitto.

Gesù rifiuta la logica del mondo, che in ogni tempo ha cercato di sfruttare a proprio vantaggio tutto ciò che è spirituale, e quindi anche profondamente libero. Per questo Gesù afferma che in tre giorni sarà in grado di ricostruire un nuovo tempio, che non sarà fatto di pietra, ma sarà il suo corpo, prima torturato fino alla morte e poi risorto.

La prospettiva presentata da Gesù è sconvolgente e incomprensibile, e i suoi discepoli la comprenderanno solo dopo la resurrezione.

Paolo, in una delle sue pagine più ispirate, ci dice che Gesù crocifisso è scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani, poiché ribalta la logica umana e ne propone una nuova  e inattesa. È la logica della libertà profonda e dell’amore, cioè del rifiuto della sopraffazione e della vendetta, dell’accoglienza verso gli ultimi e della severità verso i prepotenti e i prevaricatori: una logica del tutto inedita rispetto a quella di qualunque società umana che da sempre privilegia i ricchi e i potenti a discapito dei poveri e degli emarginati. Nel messaggio del vangelo, invece, ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini.

Come recita il salmo, la legge del Signore rinfranca l’anima, rende saggio il semplice, fa gioire il cuore e brillare gli occhi, poiché è legge di giustizia, di libertà e di amore.

È con l’animo rinfrancato e lo sguardo limpido, dunque, che procediamo nel nostro cammino quaresimale!

 

Una risposta a “Guai a chi fa mercimonio nella casa del Padre!”

  1. Alberto Ghiro ha detto:

    Il tempio si confonde con l’attività commerciale che vi si svolge perché anch’esso è il risultato dell’attività dell’uomo servita per costruirlo.
    È la stessa confusione che esiste tra l’essere e il fare e avere, tra l’essere figli di Dio e la propria vita, tra il soggetto e l’oggetto, tra se stessi e il peccato.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

I commenti devono essere compresi tra i 60 e i 1000 caratteri. I commenti sono sottoposti a moderazione da parte della redazione che si riserva la facoltà di non pubblicare o rimuovere commenti che utilizzano un linguaggio offensivo, denigratorio o che sono assimilabili a SPAM.

Ho letto la privacy policy e accetto il trattamento dei miei dati personali (GDPR n. 679/2016)