Siamo alla fine del percorso della quaresima, la cui quinta domenica precede la domenica delle Palme, inizio della settimana santa: periodo di silenzio, ascolto e meditazione in cui le parole umane tacciono per lasciare spazio alla Parola.
Nella prima lettura, tratta dal profeta Geremia, viene ripreso il tema dell’alleanza, fondamento della storia della salvezza, antica e nuova nello stesso tempo. È una alleanza nuova perché scritta sul cuore, diventando così costitutiva dell’essere umano: lo modifica rendendolo consapevole e donandogli uno spirito saldo e un animo generoso (Salmo).
Un essere umano maturo, che guarda a Gesù, reso perfetto da Dio (lettera agli Ebrei) e quindi modello di vita per tutti. Gesù nel brano del vangelo di Giovanni ci dà una grande lezione: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. A tutti noi piacerebbe realizzare la nostra vita senza sforzo, senza impegno, senza fatica, ma non è così. Il chicco deve morire per portare frutto! Ed è normale essere turbati di fronte agli ostacoli e alle sofferenze: lo è anche Gesù. Ma sa che per questo sono giunto a quest’ora.
Nella domenica delle Palme, ascolteremo il testo di Isaia, in cui il servo di Yahweh dichiara: Non mi sono tirato indietro, ho presentato il dorso ai flagellatori, la guancia a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi. Ma aggiunge: Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto confuso. Nella stessa liturgia, San Paolo afferma: Cristo Gesù (…) spogliò sé stesso (…) facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio lo ha esaltato e gli ha dato un nome che è al di sopra di ogni altro nome perché (…) ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre.
Dopo il tema del turbamento e del dolore, entra il tema della gloria: i due aspetti sono inscindibili. Lo stesso Gesù ne è consapevole quando afferma: È giunta l’ora che sia glorificato il Figlio dell’uomo.
Il tema dell’ora è centrale nel vangelo di Giovanni e rappresenta il momento supremo e glorioso della vita di Cristo offerta sulla croce. La profonda consapevolezza da parte di Gesù della sua missione, in cui la morte è l’inevitabile passaggio per il compimento della redenzione, fa sì che lui profetizzi su sé stesso: Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me.
La figura di Cristo (e il suo insegnamento) ha realmente avuto un impatto importante sulla storia dell’umanità: ha dato origine a un vastissimo movimento religioso e ha modificato i valori fondativi del mondo occidentale, oltre ad aver attirato l’attenzione, nei secoli, di scrittori, pittori, scultori, musicisti e anche filosofi, dando origine a una produzione sterminata che non è possibile sintetizzare in poche righe. Un testo particolarmente significativo tra i tanti è quello di Friedrich Nietzsche, filosofo tedesco ateo e profondamente avverso al cristianesimo e a tutti i suoi contenuti, il quale però si esprime in questo modo sulla figura di Gesù:
Questo “messaggero della buona novella” morì come aveva vissuto, e come aveva insegnato, non per “redimere gli uomini”, ma per mostrare come si deve vivere. Ciò che lasciò in eredità all’umanità è la pratica: il suo contegno dinanzi ai giudici, alle guardie, agli accusatori e a ogni sorta di calunnia e derisione, il suo contegno sulla croce. Non reagisce, non difende il proprio diritto, non fa un solo passo per respingere da sé il peggio, anzi, lo provoca…Prega, soffre, ama con quelli e in quelli che gli fanno del male. Le parole al ladrone sulla croce contengono l’intero Vangelo: “Costui era davvero un uomo divino, un figlio di Dio!” dice il ladrone. “Se lo credi – risponde il redentore – tu sei in paradiso, anche tu sei figlio di Dio”. Non difendersi, non andare in collera, non attribuire responsabilità…Non resistere neppure al malvagio, ma amarlo…
Alla vigilia della settimana santa, ci prepariamo ad ascoltare in raccolto silenzio il racconto della Passione del Signore nella domenica delle Palme e ci predisponiamo ad accogliere nel nostro cuore l’esempio di vita di Gesù, nell’attesa di condividere con Lui e con i nostri fratelli la gioia grande della Resurrezione.
Amando la vita rifiutando la morte, sì è posseduti dal peccato e soli.
Odiando la vita accettando la morte, si discerne il peccato da sé, in relazione vitale con il peccato, il prossimo e Dio.
Effettivamente Gesù con il suo Vangelo ci insegna “come vivere”, nel suo Vangelo , quando la nostra ragione e insufficiente a trovare risposta a scelte, decisioni, superare momenti difficili, troviamo aiuto a consultare la Parola. Essa è via, perché apre la nostra mente all’ascolto anche del cuore, se questo è dormiente anche siamo soggetti ai limiti della nostra ragione. Se Dio vive in noi, nel suo spirito troviamo il coraggio di affrontare le difficoltà che ci impediscono di superarle. Tutto questo ha un costo, certe rinunce, sacrificare l’amor proprio, Cristo ha donato tutto di se, ci ha insegnato la via a diventare per suo mezzo, figli di Dio. Amare o anche trattare con chi ci e nemico, diverso , significa vivere e far vivere. LaPasqua è veramente Ressurezione per ogni uomo grande dono