C’è qualcun altro da guardare…

«Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio»
22 Ottobre 2017

XXIX domenica del tempo ordinario: Mt 22,15-21

IL TRIBUTO (Antoon Van Dick, 1625 ca., Genova, Palazzo Rosso)

 

Se Gesù non prova soggezione nei riguardi dell’imperatore, da una parte conferma chi gli dice «Tu non guardi in faccia a nessuno». Dall’altra, lo smentisce: perché, sia pure in un’immagine e in una scritta, il Signore guarda il volto di Tiberio. E lo riconosce, dal momento che ne pronuncia il titolo di “Cesare”. Nello stesso tempo, però, Gesù fa presente l’esistenza di un valore più grande e più alto, chiamandolo per nome. E indicandolo col dito a chi – come il personaggio a destra – pare ipnotizzato dalla moneta.

Il rapporto con l’autorità non viene, dunque, eluso da Gesù. Che, anzi, invita a relazionarsi con lei, rendendo la moneta a chi l’ha emessa. E accettando d’essere cittadini di uno Stato regolato da leggi.

Ma alzare lo sguardo verso Dio significa chiamare per nome colui che ci ha messi al mondo, ci riconosce come figli – fatti a sua immagine – ed è così orgoglioso di noi da avere i nostri nomi «scritti nei cieli». Alzare lo sguardo a Dio – come ci invita a fare il pittore, che si è certamente ispirato a un quadro di Tiziano di sessant’anni prima – significa fare la sua volontà. Rispetto al tributo verso l’autorità, che spesso non conosce per nome e non guarda in faccia nessuno, il tributo che dobbiamo al Padre è ben più caldo e impegnativo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

I commenti devono essere compresi tra i 60 e i 1000 caratteri. I commenti sono sottoposti a moderazione da parte della redazione che si riserva la facoltà di non pubblicare o rimuovere commenti che utilizzano un linguaggio offensivo, denigratorio o che sono assimilabili a SPAM.

Ho letto la privacy policy e accetto il trattamento dei miei dati personali (GDPR n. 679/2016)