Sinodo italiano: e ora… come procedere?

Dopo lo sbrilluccichìo del poetico rinvio, iniziano ad emergere le ombre di una procedura successiva tutta da costruire nella sua fondamentale trasparenza e collegialità.
14 Aprile 2025

È passata più di una settimana dalla fine della seconda assemblea sinodale delle Chiese italiane e, al di là dei facili slogan giornalistici, non si riesce ancora a capire cosa sia veramente successo: ciò, di conseguenza, impedisce di comprendere anche cosa potrebbe veramente succedere nei prossimi mesi. Le “famigerate” 50 proposizioni, su cui l’assemblea (divisa in 28 gruppi) ha lavorato nei giorni 1 e 2 aprile, non sono state assemblate e votate, a causa della quantità e qualità degli emendamenti presentati. Il 3 aprile l’assemblea ha quindi deciso, con volontà (quasi) unanime, di rinviare tale votazione ad una terza assemblea che si terrà il 25 ottobre 2025.

Il problema, però, è che tale decisione, festeggiata (o osteggiata) come una coraggiosa vittoria dello Spirito (della democrazia?), in realtà rebus sic stantibus esautora la possibilità per l’assemblea futura di intervenire, anche solo minimamente, sul testo che le verrà presentato: una sorta di “prendere o lasciare”. Tra l’altro, in tal modo, i membri dell’assemblea non hanno avuto (né avranno?) la possibilità di conoscere le proposte di emendamenti effettuate dai (28) gruppi assembleari che hanno lavorato sulle (50) Proposizioni.

Credo, dunque, che l’assemblea debba innanzitutto conoscere le future Proposizioni finali con un congruo anticipo (e non due giorni prima dell’assemblea – soprattutto se, come è avvenuto, tali giorni fossero il sabato e la domenica). Anzi, per ovvie ragioni di trasparenza (sempre valorizzate dal cammino sinodale della Chiesa italiana e universale), sarebbe opportuno per la Chiesa italiana pubblicare ufficialmente le 50 Proposizioni, dato che comunque sono state messe a disposizione della rete, in modo chiaro e trasparente da parte della rivista Adista, in modo “clandestino” nella maggioranza degli altri casi. Aggiungerei, poi, che almeno i membri dell’Assemblea e del Comitato Nazionale dovrebbero sin da ora conoscere, non solo le priorità, ma anche le proposte di emendamento presentate dai (28) gruppi assembleari: più persone conoscono tutto, minori sono le possibilità di muoversi o manipolare nell’ombra con mezze verità.

In secondo luogo, si dovrebbe in qualche modo prevedere per l’Assemblea la possibilità di proporre un’ultima limatura alle Proposizioni che verranno poi votate: se non fosse possibile aggiungendo un giorno (il 24) all’assemblea del 25 ottobre, almeno inviando alla Presidenza del Comitato Nazionale le proposte di correzione (eventualmente in quantità e tipologia limitata in base a qualche criterio ragionevole).

In ogni caso, resterebbe il problema della responsabilità della scrittura delle future Proposizioni, così come è avvenuto per le originarie 50. Nella mozione di rinvio si è stabilito che la scrittura delle future Proposizioni venga «affidata» alla Presidenza del Comitato Nazionale, questa volta con la precisazione che tale Presidenza dovrà avere il «supporto» del Comitato stesso e – giustamente –  dai facilitatori dei (28) gruppi assembleari, in modo da avere (almeno) una memoria dei lavori assembleari.

In tal senso, però, conterà molto la procedura che verrà stabilita, la quale necessita di tempi d’esame congrui e calendarizzati, di trasparenza nei passaggi tra organismi diversi e, soprattutto, chiarezza nei poteri attribuiti agli stessi. Simone Morandini ha fatto capire molto bene (qui) che nel rush finale di marzo si è verificato un «mancato coinvolgimento» dell’«intero» Comitato nazionale da parte della Presidenza e quindi è mancato il «tempo per valorizzar[n]e i contributi», confermando quanto aveva affermato per primo l’arcivescovo Castellucci (vicepresidente CEI e presidente del Comitato nazionale del cammino sinodale), ammettendo che le 50 Proposizioni erano state condivise al Comitato nazionale solo venerdì 28 marzo durante una «rapida riunione online». Se anche in questo esame di riparazione si procedesse in tal modo, rischieremmo di ritrovarci nel busillisis delle Proposizioni originarie.

A questo punto, in effetti, non possiamo non chiederci ancora: chi ha scritto le 50 Proposizioni? – anche perché potremmo ritrovarci tra qualche mese a porci la stessa domanda. Come ha affermato (qui nei commenti) Marco Spotorno, utilizzando una bella metafora: «è un po’ come se dovendo prepararsi per una traversata oceanica il timoniere si presentasse con una carta nautica del promontorio di Portofino, l’ammiraglio, valutando la mappa, ne approvasse la scelta e la ciurma, ufficiali compresi, si rifiutasse di partire. Il rifiuto mi sembra un bel segnale di responsabilità, ma le premesse che hanno portato a questa situazione appaiono abbastanza preoccupanti».

La questione è talmente importante e dirimente che merita una riflessione a parte…

5 risposte a “Sinodo italiano: e ora… come procedere?”

  1. Marco Spotorno ha detto:

    Grazie per la citazione 🙂
    In effetti sembra davvero arduo che la Presidenza del Comitato Sinodale, dopo aver ricevuto una sonora batosta, in così poco tempo possa rielaborare un documento concreto e riconducibile a proposizioni votabili singolarmente dalla prossima assemblea.
    Il tutto col supporto dei facilitatori dei gruppi assembleari, tutta gente motivata e in gamba, ma che portano a centodieci il numero dei partecipanti: una nuova struttura assembleare più che un organo esecutivo…
    La trasparenza e la condivisione dei testi sarebbero ingredienti graditissimi ma, temo, inconciliabili con i tempi indicati.
    Sarà una lunga estate calda per gli appassionati di certi “generi letterari”

  2. Roberto Beretta ha detto:

    Molto giusto, soprattutto il fatto di rendere tutto pubblico. Però mi chiedo perché è obbligatorio chiudere entro il 25/10: se ancora non ci fosse accordo sufficiente? Se ad esempio si decidesse di avanzare soltanto alcune proposizioni e altre no? Se ci fossero anche delle relazioni “di minoranza”? Dico questo perché, alla fine, l’importante è che vengano rispettate tutte le posizioni ed è impossibile a mio parere e in questo momento che su certi temi (donne, lgbtq, celibato preti, etc) ci possa essere unanimità nel Sinodo e soprattutto accordo tra eventuali decisioni “progressiste” del Sinodo e Cei. Il Sinodo dica a maggioranza tutto quello che si sente di dire, senza preoccuparsi né delle scadenze, né del “dover” decidere, né di quello che farà poi la Cei.

    • Marco Spotorno ha detto:

      In effetti non si capisce perché tenere una stessa scadenza per tutti i temi mettendo gli argomenti tutti sullo stesso piano a prescindere dalle complessità e dalla varietà dei temi

  3. Maria Cristina Venturi ha detto:

    Dum Romae consulitur ,Saguntum expugnatur .
    Mentre in Italia si discute all’ infinito , in Francia c’ e’ un boom di battesimi: la Conferenza episcopale francese annuncia che in Francia a Pasqua verrà battezzato un numero record di catecumeni.
    L’indagine ha riportato che circa 10.384 adulti e oltre 7.400 adolescenti saranno battezzati a Pasqua quest’anno.
    Questa e’ la primavera , questa la gioia, la nuova linfa della vita cristiana che si rinnova , non le chiacchere senza fine di vecchi barbogi .

    • adriano Bregolin ha detto:

      Sono d’accordo con Maria Cristina. E aggiungo che come in Germania chi si scalda per il Sinodo non esulta per le conversioni.
      Il papa è morto. Il Sinodo fallito non ha fatto fallire nessuna esperienza pastorale. Gli articoli letti sono sorgente di rabbia e animosita.
      E’ possibile che uno scritto progettuale sia già tutta la Chiesa?
      Cari mIei, LA LETTERA UCCIDE LO SPIRITO VIVIFICA

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