Noi battezziamo! …no grazie!

Dovremmo riconoscere che fino a che la paura presidierà le nostre idee non riusciremo a tenere insieme maggiormente azione oggettiva e intenzione soggettiva, sacerdote e laico, Cristo e Chiesa.
22 Febbraio 2022

Padre Andres Arango, della chiesa di San Gregorio, a Phoenix (USA), per 26 anni ha battezzato dicendo “Noi ti battezziamo”, invece di dire “Io ti battezzo”. Poche mesi fa la Congregazione per la dottrina della fede ha risposto, con tre motivazioni, alle due interrogazioni presentate dal vescovo di Phoenix, affermando che i sacramenti così impartiti non sono validi e che le persone debbono, perciò, ribattezzarsi.

La prima motivazione è cristologica. La congregazione afferma: “Quando uno battezza è Cristo stesso che battezza. (…) Ciò indica che il Signore è il protagonista dell’evento che si celebra. (…) Il ministro agisce in quanto segno-presenza dell’azione stessa di Cristo che si compie nel gesto rituale della Chiesa. (…) Perciò, nessuno anche se sacerdote, osi, di sua iniziativa, aggiungere, togliere o mutare alcunché in materia liturgica, perché la Chiesa non dispone dei fondamenti stessi del suo esistere: la Parola di Dio e i gesti salvifici di Cristo. (…) Risulta pertanto comprensibile come nel corso dei secoli la Chiesa abbia custodito con cura la forma celebrativa dei Sacramenti, soprattutto in quegli elementi che la Scrittura attesta”.

Tradotto: il sacramento non è proprietà della Chiesa, ma di Cristo e perciò, nella sua essenza non può essere modificato dalla Chiesa. Nel caso del battesimo, la frase “Io ti battezzo” è parte dell’essenza di questo atto, perciò immodificabile, sia da parte di un singolo, sia da parte della Chiesa intera. Anche nell’eucarestia la frase che il sacerdote pronuncia, è parte dell’essenza di questo atto: “Questo è il mio corpo/sangue offerto in sacrificio per voi”. Però, in questo caso, la Chiesa ha modificato il testo della Parola di Dio, aggiungendo un “in sacrificio” che in nessuno dei quattro passi biblici, che riportano la frase, esiste. Come mai? Perché in questo caso la Chiesa può disporre della Parola di Dio?

La seconda è sacerdotale. “Quando il ministro dice «Io ti battezzo…» non parla come un funzionario che svolge un ruolo affidatogli, ma opera ministerialmente come segno-presenza di Cristo”. Perciò, affinché il sacramento sia valido, c’è la “necessità del ministro di avere l’intenzione almeno di fare quello che fa la Chiesa. (…) Il ministro è quindi (…) un segno esteriore della sottrazione del Sacramento al nostro disporne e del suo carattere relativo alla Chiesa universale”.

Tradotto: il sacerdote agisce ripresentando davvero Cristo quando battezza, in forza del suo sacerdozio ordinato e dalla sua intenzione di fare ciò la Chiesa fa. Solo che, in caso di necessità, il battesimo è validamente conferito da chiunque, anche da un laico, (e forse anche non battezzato!) basta che “sia mosso da retta intenzione” (CIC 861), cioè che voglia fare ciò che fa la chiesa. Un laico non ha il ministero ordinato. Se lo può fare, significa che l’essenziale per il battesimo, non è l’ordinazione sacerdotale, ma l’intenzione di fare ciò che fa la Chiesa. Allora, anche se non si tratta certo di un caso eccezionale, dove sta scritto, che dire “Noi battezziamo”, significhi voler fare qualcosa di diverso da ciò che la Chiesa intende fare? Come mai il “noi” ecclesiale, non può rappresentare l’intenzione della Chiesa?

La terza è ecclesiologica. “La Chiesa, quando celebra un Sacramento, agisce come Corpo che opera inseparabilmente dal suo Capo, in quanto è Cristo-Capo che agisce nel Corpo ecclesiale da lui generato nel mistero della Pasqua. (…) Nella celebrazione dei Sacramenti, il soggetto è la Chiesa-Corpo di Cristo insieme al suo Capo, che si manifesta nella concreta assemblea radunata. Tale assemblea però agisce ministerialmente – non collegialmente – perché nessun gruppo può fare di sé stesso Chiesa, ma diviene Chiesa in virtù di una chiamata che non può sorgere dall’interno dell’assemblea stessa”.

Tradotto: Il battesimo è sempre operato da Cristo, perché il fondamento della Chiesa è Cristo. Ciò, però, avviene sempre dentro la Chiesa, non fuori da essa. Perciò il prete è contemporaneamente colui che ripresenta Cristo, ma nello stesso tempo parte di quel corpo di cui Cristo è il capo. Nel battesimo, perciò l’azione di Cristo e quella della Chiesa sono inseparabili. E allora come mai il “noi” ecclesiale non può contenere al suo interno anche l’”io” cristologico? Dal punto di vista logico, immaginare che un noi non contenga un io è un errore evidente. Come mai la congregazione non lo vede?

Mi sembra che la base di queste motivazioni non sia logica, e nemmeno sufficientemente coerente come base teo-logica. Ma che a gestire, dal fondo, il pensiero della congregazione sia la paura. Il “noi battezziamo” è visto dalla congregazione con la paura che il sacramento si riduca a qualcosa di proprietà ecclesiale e che il ruolo sacerdotale sia ridotto a un funzionario ecclesiale. Solo che così facendo si rischia di staccare il sacerdote dalla comunità ecclesiale, considerandolo “totalmente altro” dalla Chiesa nel momento in cui ripresenta Cristo, e di sminuire l’intenzione soggettiva del sacercote di voler fare ciò che fa la Chiesa.

Dovremmo riconoscere che fino a che la paura presidierà le nostre idee teologiche non riusciremo a tenere insieme maggiormente azione oggettiva e intenzione soggettiva, sacerdote e laico, Cristo e Chiesa.

6 risposte a “Noi battezziamo! …no grazie!”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Una cosa sentita da mia mamma del suo tempo, quando nella famiglia c’erano molte nascite veniva chiamata a casa la la levatrice, e se succedeva che il nato fosse in pericolo di vita, subito lo si battezzava…e certo quanta cura mettevano a non sbagliare! tanto era alto il dono di fede e l’amore ad assicurare al figlio la vita a saperlo al sicuro con Dio . Quel IO ti..b….così in pienezza di fede….E’ davvero preoccupante che oggi possa accadere “questo Noi ti.battezziamo..Inconsapevolezza, superficialità di benpensanti?. Succede anche per il “tu” in uso comune, che non è il Tu dell’affettuosità, vicinanza, ma può diventare anche di arroganza, deliberata volontà a mancare di rispetto, Si legge:”un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è più grande di chi lo ha mandato”, ; eppure succede attraverso l’uso della parola, a senso coerente positivo, o negativo o altro superando entrambi

  2. Roberto Beretta ha detto:

    Io sono d’accordo col Vaticano! Anzi, propongo di obbligare i fedeli a partecipare di nuovo a tutte le messe festive in cui hanno recitato il Padre nostro “non ci indurre in tentazione”.

  3. Gian Piero Del Bono ha detto:

    La fate facile , voglio vedervi se un domani il prete nella Confessione vi dicesse non piu’ “ Io. Ti assolvo in Nomine Patris ecc … ma Noi ti assolviamo… ( noi chi? Pluralia majestatis? Visto che laconfessione e’ fatta proprio a lui, al prete , e non a un collettivo) persino nel rito civile del matrimonio il sindaco dice” Io vi dichiaro marito e moglie … e non “Noi vi dichiariamo marito e moglie “ anche perche’ sarebbe ridicolo.
    Il problema non e’ di forma come pensano quelli che appunto si fermano all’ apparenza e alla superficie ma di sostanza. Il prete e’ una persona , un Io , non un collettivo, ne’ un assemblea . Che direbbe la fedele cristiana Marisa quando nella cerimonia del matrimonio il futuro marito alla domanda vuoi tu sposare ecc . rispondesse Si, noi vogliamo sposare ecc. Noi promettiamo di amarti ecc. ecc. “ Noi chi?
    Ma non vi rendete conto della gravita’ dell’ abuso liturgico di questo sacerdote?

  4. Salvo Coco ha detto:

    La congregazione per la dottrina della fede ha espresso in maniera emblematica la forma mentis clericalista che affligge la chiesa da parecchi secoli. Il sistema di potere basato sul sacro non si manifesta solo con abusi sessuali e spirituali, ma anche con dottrine e norme canoniche inzuppate di clericalismo. Totalmente avulse dalla laicità di Gesù.

  5. BUTTIGLIONE PIETRO ha detto:

    La paura è al centro di questa conferenza di Spataro alla Cattolica,:
    https://m.youtube.com/watch?v=HtwgOdtlIbw&feature=youtu.be

  6. Marisa Speccher ha detto:

    Guardi, Gilberto, in questa assurda storia, da cristiana “comune” che di teologia ed ecclesiologia capisce gran poco e cerca tra tanti riti e tante formule l'”essenziale” del Vangelo, sono colpita soprattutto da una cosa: possibile che una frase detta in modo diverso dal rito previsto possa davvero inficiare il gesto, l'”essenziale” del gesto intendo? la volontà di quel prete di battezzare in nome di Cristo e della Chiesa? e il desiderio/volontà di quelle migliaia di persone di essere battezzate (o far battezzare) per sentirsi abbracciate dal progetto di salvezza di Cristo? e la volontà di Cristo di accogliere quel gesto e renderlo concreto, efficace e “vero” nella vita di ciascuna di quelle persone? Mi spiace, da cristiana “comune” non capisco, continuo a non capire e sto sempre sempre più a disagio dentro questa Chiesa attaccata alle parole, mentre l’unica parola a cui dovrebbe attaccarsi (e noi tutti con lei) ha la “P” maiuscola.

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