Alcuni giorni fa ho partecipato ad un incontro formativo del mondo salesiano, che ha affrontato alla luce della Dottrina Sociale della Chiesa il tema “Orientamenti per la formazione di una matura coscienza critica e la partecipazione responsabile alla vita sociale, culturale, economica e della politica”. I contenuti proposti da uno dei relatori – il prof. Piero Quinci, Salesiano Cooperatore, già membro dell’Ufficio Diocesano Pastorale Sociale e Lavoro di Catania – sebbene con riferimenti a San Giovanni Bosco, mi sembrano molto utili e applicabili ad ogni cristiano di buona volontà e ricorrenti in tanti altri “Santi sociali”.
Don Bosco formò la sua coscienza seguendo le indicazioni della Madonna in un celebre sogno fatto a nove anni (vedi immagine di copertina) e che comprese pienamente, versando copiose lacrime, a pochi anni dalla sua morte dopo una celebrazione nella Basilica del Sacro Cuore a Roma. La Madre di Gesù gli disse “Renditi umile, forte e robusto”.
Proprio per umiltà Don Bosco non ha coltivato un criterio di giudizio sul bene e sul male basato su se stesso, sulla propria bravura, ma ha giudicato tutto alla luce del Vangelo e della Sapienza di Dio. La sua forza si è concretizzata nell’essere fermo nella speranza, fiducioso nella Provvidenza e perseverante nel fare il bene senza mai scoraggiarsi. Infine, è stato robusto come una quercia ben radicata di fronte alle avversità ecclesiali e ai contrasti sociali e civili, andando avanti con una pazienza dialogante, con proposte costruttive, con tenacia innovativa. Prima di agire, immergendosi nella preghiera, si lasciava attraversare e interpellare dalle domande che venivano dal contatto quotidiano con i problemi dei ragazzi di strada; dalle scelte culturali e dai percorsi che la società e la politica allora indicavano come soluzione ai problemi; ascoltava la voce intima della sua coscienza e trovava nel Vangelo la risposta a ciò che era vero, buono e giusto, e le iniziative da avviare per il bene dei ragazzi e della società.
E noi ci lasciamo attraversare e interrogare dalle domande a volte silenziose che provengono dalle persone che vivono in situazioni di povertà, di abbandono, di immigrazione, di ingiustizia?
E noi verifichiamo nell’intimo della nostra coscienza se le scelte, i percorsi, i giudizi, i gesti, le parole e i simboli religiosi che ci vengono esibiti nella società e nella politica sono coerenti o sono in contrasto nella sostanza con i valori del Vangelo? Proviamo a dare una risposta nella nostra coscienza? La domanda su ciò che è bene o male, la ricerca e l’impegno per la verità e la giustizia, nella società in cui viviamo, nella cultura in cui siamo immersi, è presente o no?
Sembra che una polvere finissima, impercettibile e continua, fatta di pensieri dominanti, frasi ad effetto e titoloni in prima pagina si produca ogni giorno nella nostra società, nei sistemi autoreferenziali del potere economico, politico e mediatico; sembra che si depositi attraverso i canali televisivi, la stampa, i social sulla nostra coscienza, lentamente e senza fare rumore, soffocando in noi le domande sul bene e sul male, paralizzando la ricerca della verità e della giustizia, spegnendo in noi la speranza di un cambiamento possibile e azzerando le forze per reagire fino alla rassegnazione.
Così, senza che ce ne rendiamo conto, certe idee persuasive, edulcorate con spruzzate di valori a noi cari e ripetute a ondate successive entrano quotidianamente nel respiro della nostra coscienza prive delle domande di controllo necessarie; senza che noi le confrontiamo con la Parola di Dio, con il Vangelo e con la nostra coscienza le lasciamo entrare dentro fino a farle diventare parte integrante e inconsapevole di ciò che riteniamo giusto e vero. Tutto questo è un inganno pericoloso e una trappola mortale per la nostra coscienza, per il nostro agire, per le nostre responsabilità nella vita di fede e nella vita sociale e politica.
All’inizio dell’Avvento, a maggior ragione, è bene chiedersi se davanti alla porta della nostra coscienza siamo svegli, vigilanti e critici.
Di fronte al criterio di valutazione presente nel pensiero dominante, nel potente di turno, nella convenienza sociale del momento, valutiamo ciò che è bene o male nel confronto con la Parola?
Di fronte alle avversità e ai contrasti sociali e politici restiamo fermi nella speranza radicata in Dio, senza scoraggiamenti, perché c’è sempre una possibilità di cambiamento?
Di fronte alle ingiustizie sociali e politiche manteniamo la determinazione e la tenacia nella lotta per la verità, nell’impegno per rimuovere le cause dell’ingiustizia e nel promuovere il bene comune?
Don Bosco camminò a piedi nudi in mezzo a spine dolorose e si mise a lavorare, a studiare, a scrivere, a viaggiare, a domandare aiuto, a coinvolgere laici e sacerdoti, a dialogare con le autorità, tutto pur di non perdere neanche uno di quei ragazzi, per trasformare i lupi in agnelli. Ha partecipato pienamente, responsabilmente e con efficacia alla costruzione e al bene comune della città e della società civile, sociale ed economica attraverso le sue iniziative e il suo impegno concreto, operativo, tempestivo nel “qui ed ora” del suo tempo.
La condivisione dei valori e la collaborazione con gli altri ci aiuta a continuare la lotta per il bene comune senza scoraggiarci. Questo vale nella vita quotidiana, nei campi in cui siamo presenti. Se restiamo da soli, ci scoraggiamo, ci ritiriamo, ci asteniamo, diventiamo invisibili, usati e spazzati via. Se invece cerchiamo alleanze per il bene comune, se diamo il nostro contributo in termine di presenza, di partecipazione responsabile, di proposte operative, di partecipazione alle iniziative sociali, allora diventiamo “buoni cristiani, onesti cittadini e futuri abitatori del cielo”.
Ieri nell’Istituto Salesiano “S.Giuseppe”
di Pedara, l’Ispettore Don Giovanni D’Andrea, in visita annuale, chiedeva al bel gruppo oratoriano e parrocchiale: “Che cosa Dio chiede a ciascuno di noi?”.
Di mantenerci nella sua Grazia, che e’ Amore, Luce, Forza nel nostro cammino per essere come Lui ci vuole in ogni ambito ed impegno della nostra vita.
Si, questo è un Avvento che richiede essere lucidi e forti per resistere alle insolenza nella ipotesi di chiamata alle armi, come dire andare a morire senza motivo in quanto il potere delle armi e tale che neppure si salva un uccellino in volo. Questo si paventa a leggere le news quotidiane, quasi come svegliarsi al mattino a guardare in che stagione ci troviamo giacché il clima sembra fuori regola come un orologio rotto. Cosa avere il coraggio di chiedere al Re di Pace venuto già ma che della Sua Pace in molta parte della popolazione mondiale si vive nel timore di guerra mondiale!? Le proteste sindacali risentono anche di questo timore circa il domani è il comune cittadino si domanda come sia possibile che pochi governanti abbiano il potere di ventilare tempi di guerra, senza tener conto della sacralità di ogni vita umana che pretende esistere semplicemente in pace e dignità operosa
Sono fiera di appartenere alla famiglia Salesiana
È stata la carica per andare avanti anche nelle difficoltà