Il concilio e… la natura

Un tema in grado di rivelare del Concilio una inclinazione che ce lo rende molto inattuale
26 Ottobre 2022

Come già accennato in un precedente post, vorrei inaugurare qui una serie di riflessioni su alcune tematiche trattate dal concilio e di come queste oggi abbiano bisogno di un’altra rilettura, che il concilio, a suo tempo, non ci ha offerto.

Il primo è il concetto di natura, intesa come “entità” che costituisce il mondo vitale dell’uomo e l’uomo stesso, presa soprattutto come quel qualcosa che lo precede e lo fonda al tempo stesso, con cui l’uomo non può non avere relazione. Sembra un tema marginale, se confrontato con i classici argomenti forti del concilio, ma sono convinto che, invece, sia un tema in grado di rivelarne una inclinazione che ce lo rende molto inattuale. Tre testi della Gaudium et spes sono emblematici

Al n. 33 dice: “Col suo lavoro e col suo ingegno l’uomo ha cercato sempre di sviluppare la propria vita; ma oggi, specialmente con l’aiuto della scienza e della tecnica, ha dilatato e continuamente dilata il suo dominio su quasi tutta la natura (…). Ne deriva che molti beni, che un tempo l’uomo si aspettava dalle forze superiori, oggi se li procura con la sua iniziativa e con le sue forze”. Al n. 53 dice: “Con il termine generico di «cultura» si vogliono indicare tutti quei mezzi con i quali l’uomo affina e sviluppa le molteplici capacità della sua anima e del suo corpo e procura di ridurre in suo potere il cosmo stesso con la conoscenza e il lavoro”. Al n. 67: “Il lavoro (umano) procede direttamente dalla persona, la quale imprime nella natura quasi il suo sigillo e la sottomette alla sua volontà.”

Tre testi che evidenziano chiaramente come il rapporto dell’uomo con la natura sia sotto il segno del dominio. Questa accentuazione, che pure può stare dentro alla fede, non sembra essere, però, la stessa tipica del vangelo, che invece mette l’accento maggiormente sul tema della natura come “luogo della presenza di Dio”, e richiede rispetto e interpretazione da parte dell’uomo. Il concilio, allora, si permette di usare una accentuazione diversa da quella evangelica, ma lo fa per un motivo preciso.

Come già suggeriva Romano Guardini ne “La fine della modernità”, il carattere tipico che differenzia medio evo e moderno sta proprio nella modifica del rapporto tra persona e natura. Mentre nel medio evo l’uomo, attraverso la cultura, cercava di riconoscere e accettare il proprio ruolo nella natura, nella modernità, attraverso la cultura, l’uomo cerca di affrancarsi dai vincoli della natura e poterla sfruttare a proprio vantaggio. Se è vero che il vaticano II tentava di ritrovare, dopo forse quattro secoli di tempo, un canale pastorale più capace di riconnettersi con la modernità, allora dobbiamo riconoscere che accentuando così il tema della natura, aveva trovato una buona direzione per tentare di veicolare il messaggio cristiano alla modernità.

Al di là del fatto che questo tentativo sia stato fruttuoso o meno, oggi questa impostazione non ha più alcun senso di essere mantenuta. E lo dimostra ampiamente Francesco, quando nella Laudato sii, mostra di utilizzare un concetto del rapporto uomo – natura totalmente differente.

Al n. 6. Dice: “L’autentico sviluppo umano (…) deve prestare attenzione anche al mondo naturale e tener conto della natura di ciascun essere e della sua mutua connessione in un sistema ordinato”. Al n. 11. “Se noi ci accostiamo alla natura e all’ambiente senza questa apertura allo stupore e alla meraviglia, (…) i nostri atteggiamenti saranno quelli del dominatore, del consumatore o del mero sfruttatore delle risorse naturali”. AL n. 68: “Questa responsabilità di fronte ad una terra che è di Dio, implica che l’essere umano, dotato di intelligenza, rispetti le leggi della natura e i delicati equilibri tra gli esseri di questo mondo”.

Come si vede bene, qui il rapporto uomo – natura è sotto il segno del rispetto, non del dominio. Esattamente il contrario di quanto sottolineato nei testi del concilio. Difficile negare, perciò che se si vuole recepire un testo come Laudato sii, sia necessario andare oltre il concilio, su questo tema.

Ecco perché oggi si richiede un cambio etico e antropologico per poter usare, ancora oggi, il concetto di natura. Se, infatti, essa è percepita ancora come un oggetto dominabile, da comprendere e sfruttare, anche la cosiddetta legge morale naturale ricade in questa interpretazione. In realtà le indicazioni etiche sono ricavabili dalla natura sempre e solo attraverso una cultura, ma una volta compiuto questo esercizio, esse vengono investite di un carattere universale e non negoziabile, proprio perché si deve mantenere il controllo sulla natura. Perciò, poi, la loro applicazione diviene quasi come un “dogma naturale”.

Se, invece, la natura è percepita con stupore e meraviglia, come dato che parla del trascendente, restando sul lato del mistero e del valore non del tutto “dominabile”, ciò rende anche la cosiddetta legge morale naturale come parte di quel mistero e perciò non compiutamente conoscibile. La sua applicazione sarà quindi non più un dogma ineluttabile, ma una indicazione possibile, che potrebbe avere una sua verità, ma che, proprio perché tale verità ci sorpassa e non la dominiamo, non ne possediamo la certezza.

La stessa differenza che Francesco indica quando dice: “Per la tradizione giudeo-cristiana, dire “creazione” è più che dire natura, perché ha a che vedere con un progetto dell’amore di Dio, dove ogni creatura ha un valore e un significato. La natura viene spesso intesa come un sistema che si analizza, si comprende e si gestisce, ma la creazione può essere compresa solo come un dono che scaturisce dalla mano aperta del Padre di tutti”. (L.S n. 76)

 

6 risposte a “Il concilio e… la natura”

  1. Francesca Vittoria Vicentini ha detto:

    Cittadini manifestano idee contrarie alla installazione della nave rigassificatrice nel porto di Piombino che garantirà al più presto miliardi di metri cubi di gas, necessario a sostituire quello prov.dalla Russia. Contrari i pescatori locali che temono l’impatto sulla flora e fauna marina. Emblematico il caso perché per risolvere una necessità del Paese si scontra con il danno alla comunità locale di rinunciare a una vitale risorsa naturale. Ormai non si può più non notare dal caldo anomalo in pieno autunno che qualcosa non va, la natura ha perso i suoi ritmi naturali, da una altura si nota un orizzonte offuscato da nebbia che copre il piano abitato, smog lo si definisce e quando pioverà anche da ignoranti, sarà una pioggia inquinata, una salute dipendente da difendere convaccini. Non si ha il coraggio di ammettere che a nome di libertà tanto di danno è umano e ambientale sta ricadendo pesante sulla già provata comunità. Sembra nessuno provi pena e dispiacere per questo

  2. Francesca Vittoria Vicentini ha detto:

    C’è stata incoscienza il non considerare che la Creazione così come in origine l’uomo l’ha trovata era così perché nata dall’amore del suo creatore. L’uomo scoprendone bellezza e utilità a sua volta si è fatto creatore, peccato che da umano sia andato oltre dimostrandosi per quello che anche e, predone, ambizioso animato non solo da buoni sentimenti abbia dilapidato per così dire le peculiarità; di tante varietà di mele poche oggi si differenziano per gusto, ha creato fiori ma senza profumo, sta abbattendo foreste necessarie a mantenere l’ossigeno dell’aria, dei mari ne fa pozzanghere vie di trasporto e pozzi estrattivi riducendo animali e pesci alla ricerca di zone dove sopravvivere. creatore e signore dominando facendone dei suoi simili servi, carne da macello, in nome di “libertà”., idolo di se stesso, da senza cuore non ha rispettato le leggi insite per suoi fini. La guerra non trova giustificazione si rivela essere suicidio di persone e cose, della vita

  3. Pietro Buttiglione ha detto:

    È possibile che l’ antropocene vedrà la ns estinzione, probabile il ridimensionamento.. ma una cosa è sicura:la Terra, il Bios non finirà..

  4. Anna Bortolan ha detto:

    Quanto descritto corrisponde alla realtà. L’essere umano esercita nei confronti della natura un ruolo di dominio e il fatto stesso che il pianeta sia ormai quasi ridotto al ruolo di pattumiera è la riprova di ciò. Vedo però un rinnovato interesse per le tematiche ecologiste anche negli ambienti cattolici. Ormai lo abbiamo capito: o ci preoccupiamo anche di salvare il pianeta oppure noi non esisteremo più. La sopravvivenza del genere umano dipende, come anche nelle specie animali, dalla sopravvivenza del suo habitat.

  5. Gian Piero del Bono ha detto:

    Il Concilio Vaticano II era ancora nell’ alveo della grande tradizione biblica e la la maggior parte dei vescovi partecipanti ancora credeva nelle parole bibliche : crescete e moltiplicatevi e popolate la terra e assoggettatela e dominate tutti gli animali che si muovono sulla terra ( Genesi 1,23) . Oggi invece siamo in un ambito neo-pagano in cui la Natura e’ diventata una Dea ,Gea la Madre Terra, a cui l’ uomo deve sacrifici e reverenza, e anzi e’ l’ uomo che deve togliersi di mezzo per non disturbare gli animali .
    Fra i vescovi del Vaticano II ,ancora cristiani ,e oggi,neopaganesimo imperante, c’ e’ un abisso. L’ abisso dell’ apostasia della gerarchia cattolica convertita a ideologie che col cristianesimo non hanno nulla a che fare

  6. Paola Meneghello ha detto:

    Concordo, credo davvero che dobbiamo riappropriarci del giusto rapporto con la natura.
    Anche i nuovi diritti, nascono forse da uno scollamento tra uomo e natura: quando si afferma che il genere non lega al corpo fisico, e lo si afferma categoricamente, e il soggettivo, diventa oggettivo, ha ragione il Papa a parlare di ideologia, ora comincio a capire;
    Quando però la medicina, pretende di dominare la morte con tecniche che costruiscono una vita a cavallo della morte, non a caso si invoca il diritto naturale di morire, e un cattolico deve tenerne conto, esattamente come chi in nome della libertà pretende di creare vita con il seme di uno sconosciuto o con pratiche come la maternità surrogata, che di naturale non hanno nulla..
    Se sono gay, e mi amo, e sono amato, rispetto la mia natura, so di non poter generare … amiamoci, e accettiamo con fiducia la Vita così com’è, che ha bisogno di noi, perché tutti, così come siamo, aiutiamo a comporre il disegno divino.

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